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Alta Fedeltà

I 5 migliori film della stagione cinematografica
2007 - 2008

Primo Piano a cura della Redazione



Adriano Ercolani

Non è un paese per vecchi
La più radicale e precisa affermazione della poetica dei Coen, che hanno fatto dell’assenza di logica / significato il loro fulcro drammatico ed in questo film l’hanno incastonata in un’opera dalla visione superba. Di gran lunga il film più bello dell’anno.

la Guerra di Charlie Wilson
La capacità sardonica di Nichols, la bravura di Hanks e la penna straordinaria di Aaron Sorkin per un piccolo gioiello che risolve positivamente un quesito annoso: si può ancora fare satira politica in America? Volendo…

Nella valle di Elah
Il più lucido atto di denuncia nei confronti di una guerra che sta minando le basi sociali più povere di una nazione quantomeno confusa. Formalmente prezioso, il miglior film di Haggis. E la scena finale è la più commovente dell’anno.

In amore niente regole
Delizioso omaggio al cinema di Capra, Lubitsch e Preston Sturges. Clooney conferma di essere il divo più intelligente dello star-system contemporaneo, in un lavoro che racconta in filigrana anche le tensioni sociali di oggi.

Lars e una ragazza tutta sua
Come una sceneggiatura di grande sensibilità può trasformare un’idea da commedia ridanciana in un’opera agrodolce che avrebbe meritato ben altra attenzione. Grande Ryan Gosling.

Sorpresa
Suxbad
Il miglior prodotto della scuderia Apatow, dove la volgarità parossistica diventa specchio deformato di una condizione esistenziale precaria, inquieta, quella degli adolescenti.

Bluff
E venne il giorno
Il primo film veramente brutto di Shyamalan sembra un telefilm, un episodio di “Ai confini della realtà” approssimativo ed affrettato. Bruttissima caduta, sopratutto di stile.


Emanuele Boccianti
In ordine quasi casuale

[REC]
in un momento in cui uno avrebbe detto che di zombi no grazie, non si sente la mancanza, arriva Balaguerò zitto zitto e ti frigge sulla sedia.

Into the wild
A caccia di un’utopia, per trovarla, a guardare bene, laddove non la si era cercata. E l’Alaska è tutta intorno a noi.

Tideland
Un film per pochissimi. Gilliam se ne frega del botteghino, e tira fuori una versione lisergica di Alice nel paese delle miserie. Are you child enough?

il Treno per il Darjeeling
Poesia policroma di un’India come estroflessione caotica e meravigliosa dell’affettività familiare. Per tutti quelli che si vogliono bene ma si spruzzano il pepe in faccia.

la Promessa dell’assassino
Cronenberg prosegue indisturbato il suo viaggio nella mutazione antropologica/morfica. Il perfetto Viggo è l’ultimo stadio di questa metamorfosi, l’uomo senza identità. La mutazione si fa, infine, esistenziale.

Pur validissimi

Non è un paese per vecchi
Gomorra
American gangster
Cloverfield
Gone baby gone

Sorpresa
Lars e una ragazza tutta sua
Genio puro, pamphlet sociale, corrosione degli archetipi affettivi comuni, grande Gosling, nuova icona dell’attore trasformista (ora che Norton si è prepensionato e Thornton è scappato alle Cayman).

Bluff
un Bacio romantico
Fuffa americanoide di un grande maestro del cinema che se perdeva il volo per gli USA era meglio. Caro Wong, nel prossimo film mi ci metti Shakira, per favore?
E venne il giorno
Per dirci di non maltrattare le piante non serviva far fare la figura del coglione a Mark Wahlberg. Occhio Shyamalan: qualcuno qui ha esaurito la pazienza.


Piero D’Ascanio
in ordine di uscita in sala
Nella valle di Elah
Haggis mutua la lezione di Mastro Clint, e licenzia il suo capolavoro. Opera devastante e lucidissima, ci lascia negli occhi tante lacrime e un finale straordinario. Rischia d’essere il film dell’anno.

la Promessa dell’assassino
Il grande autore canadese ha definitivamente scoperto la vena aurifera del classicismo. Noi ce ne rallegriamo. In questo Eastern Promises egli imprime ad un soggetto esplosivo un passo narrativo inarrestabile e terribilmente necessario. Due, tre, quattro scene da antologia. Suggerire tutto a partire da un dettaglio: guardate il momento in cui la macchina del protagonista si ferma ad un passo dalla moto della Watts, all’inizio del film. Cronenberg ormai maneggia il cinema come un samurai la spada. Capolavoro.

Into the wild
La condivisione, le persone, il senso ultimo delle cose. Non la fuga, non la ribellione. Le “terre estreme” sono già qui. Ipnotico, viscerale, profondamente selvaggio.

Gone baby gone
l ’exploit registico dell’insospettabile Ben Affleck dovrebbe a buon diritto svettare tra le Sorprese di questa stagione. Ma è un ambito che gli si rivelerebbe immediatamente stretto. Gone baby gone è uno dei grandi film dell’anno: noir spietato e taglientissimo - la storia è desunta da un Lehane d’annata -, interlocutorio nella prima parte, mozzafiato nella seconda, sempre benissimo ambientato, si avvale di una mirabile stringatezza narrativa e di caratterizzazioni di assoluta classe. Malamente distribuito, e per questo relegato in proiezioni da oratorio. Che scempio.

il Treno per il Darjeeling
L’ultimo approdo del cinema di poesia andersoniano è una sinfonia di musica e colori che lascia abbagliati, quasi storditi, inevitabilmente commossi. I Tenenbaum nell’India di Renoir. Uno di quei film che dopo si sta un gran bene.

Di certissima riuscita, e degni di figurare in cima alle più impervie Top Five
(ma non nella mia, per quest’anno)
American gangster
Non è un paese per vecchi
Cloverfield

Sorpresa
Across the universe
Emozione urlata, e (inaspettatamente) travolgente.
Lars e una ragazza tutta sua
Emozione sussurrata, e (clamorosamente) commovente.

Bluff
E venne il giorno
Più dell’ormai preventivato Argento - geniale creatore di efficacissime parodie horror -, o dell’innocuo Francis Lawrence, la stagione in via di conclusione ha registrato le sonore cadute di gente come Tim Burton, Night Shyamalan, Bob Redford. Il “razzie” lo assegneremmo tuttavia all’indiano, colpevole di aver sacrificato il suo poderoso stile sull’altare del blockbuster; laddove nella netta non riuscita di Sweeney Todd s’intravede ancora la filigrana del grande autore.

Talmente complesso da non esserne ancora venuto a capo
il Petroliere

Non visto ma ugualmente straordinario
(se l’emozione per un film sta anche nella sua attesa)
il Cavaliere oscuro


Giuliano Tomassacci

American gangster
Scott si affida alla potente sceneggiatura di Zaillian e argina, invece di tracimare; mormora anziché eccedere in acuti; organizza piuttosto che abbandonarsi all’enfasi tumescente. E gestisce una della sue migliori regie di sempre. Washington e Crowe sbaragliano.

il Divo
Un altro cinema (italiano) è possibile. Snocciolando Petri, Rosi e Fellini come codici vissuti e non alla stregua di semplici emanazioni velleitarie, l’affresco surreale di Sorrentino arriva ad ipnotizzare. Il dosaggio estremo tra audio e visivo segnala il grottesco attraversamento di nuovi confini estetici. E quel cristallo di lacrima sofferta, pendente dall’occhio di Servillo negli ultimi fotogrammi sancisce la possibilità di fare cinema anche senza inondare la platea.

Onora il padre e la madre
Anatomia di una tragedia. La parola ai giurati come sarebbe stato con i flashback al posto dei dialoghi. Il maestro Lumet, anche nel confronto con la farraginosa frammentazione temporale, non mostra il fianco. Camerawork sublime, messinscena senza alternative, sguardo impietoso. Finney, nell’ultimo segmento, ritrae il folle baratro dell’umanità.

Gomorra
Il tabù dell’irriproducibile, del non svelabile e dell’impossibile da credere diventa fantascienza sul grande schermo. Mondi alieni pedinati incessantemente. Ma il neo-melodismo in saturazione, le lampade solari e il cemento connivente delle vele non sono propaggini di musica mutante, teletrasporti o bastioni di Orione. Qualche volta la camera a mano eccede, lo stile esagera, ma ancor di più si naviga tra straniamento e nausea.

Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
Tra i migliori sequel “tardivi” mai realizzati. Spielberg costruisce un film che è tutto l’opposto delle promesse fatte e scansa le facili (troppe) aspettative. Per una volta il muro di riservatezza sul plot ha funzionato decentemente e il solo fatto di riuscire a stupire genuinamente vale il prezzo del biglietto.

Sorpresa
Cloverfield

Bluff
Non è un paese per vecchi


Stefania Leo

il Divo
Oltre il biopic, oltre la Storia: ritratto dell'eccellenza del male nella natura umana.

Gomorra
Il cinema torna a essere verità 24 volte al secondo.

In amore niente regole
la commedia romantica ha ritrovato l'ironia.

Iron man
i supereroi tornano a stupire.

Non è un paese per vecchi
lo sguardo dei fratelli Coen sull'America di Cormac McCarthy: una combinazione esplosiva.

Sorpresa
l'Anno in cui i miei genitori andarono in vacanza
Lars e una ragazza tutta sua

Bluff
un Bacio romantico


Marco Giallonardi

lo Scafandro e la farfalla
Into the wild
Giorni e nuvole
Molte emozioni convinte in mezzo ad alcuni difetti (tutto sommato trascurabili)

Cous cous
il Divo
Genialità al lavoro con qualche piccola sbavatura

Cloverfield
Grande spettacolo (a buon mercato) con piccoli mezzi

il Treno per il Darjeeling
l’Abbuffata
Il peggio del peggio spacciato per cinema d’autore

Paranoid Park
Molto compiacimento ma anche le più coraggiose sperimentazioni

Purtroppo non visti ma di sicura riuscita

In Bruges
Alexandra
gli Acchiappafilm


Luca Di Natale

1) Into the wild
Perché tutti abbiamo desiderato fuggire, almeno una volta.

2) Lars e una ragazza tutta sua
Amore di plastica, sincero e commovente.

3) Nella valle di Elah
La guerra negli occhi del padre di un soldato.

4) American gangster
Scott/Crowe come dovrebbero essere, lontani da ottime annate...

5) Cloverfield
La rinascita del monster-movie con annessa nausea da giro sulle montagne russe.

Sorpresa
Lars e una ragazza tutta sua
Perché poteva scivolare nei pressi della farsa alla Alvaro Vitali e invece...

Bluff
Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
Brutto, inutile, incoerente e con un titolo già troppo lungo. Koepp, lascia perdere...


Luca Persiani
In ordine alfabetico

American gangster
Cinema classico a narrazione forte.

Crank

Cinema di serie b come s'usava ai tempi miei.

Grindhouse - planet terror
Cinema di zombi e gente che si scioglie.

Nella valle di Elah
Cinema classico minimale ma fico.

Shine a light
Cinema di vecchie rockstar in fiamme.

Sorpresa
the Kingdom
Cinema di guerra controverso e intenso.

Bluff
Cloverfield
Cinema di marketing non corrisposto.
Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
Cinema legnoso, palloso, troppo parlato.
Non è un paese per vecchi
Cinema di intellettuali snob sadici.
la Promessa dell’assassino
Cinema di corpo ma senza scheletro.
il Treno per il Darjeeling
Cinema di Vuitton e iPod.