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Finalmente Silvio Soldini sembra
aver trovato un equilibrio specifico tra la sua vena più leggera
e le esigenze maggiormente autoriali legate al suo cinema. Questultimo
Giorni e nuvole appare come un compromesso decisamente
ben riuscito tra queste due tendenze, che in passato si sono rivelate
eterogenee se non addirittura opposte. Se ci si ricorda bene la precedente
filmografia del regista milanese, il passaggio dalla commedia surreale
e sospesa di Pane e tulipani alla pesantissima letterarietà
di Brucio nel vento aveva suscitato non pochi dissensi.
Nellultimo film, presentato con discreto successo alla Festa del
cinema di Roma, ci troviamo invece di fronte ad unopera che lega
la linearità e la scorrevolezza narrativa delle sue commedie
con una ricerca stilistica ed una densità tematica molto più
profonda.
Il pregio più immediato e visibile di Giorni e nuvole
sta nel grosso passo avanti fato in fase di sceneggiatura, armonica
e precisa come poche volte è capitato ai precedenti lavori dellautore.
Pur non trattandosi di un soggetto nuovissimo, il caso umano di questa
coppia di benestanti genovesi che si ritrova in piena crisi economica
in seguito al licenziamento del marito è condotta con una sequenzialità
logica abbastanza stringente, a cui si accompagnano dei personaggi verosimili
nello sviluppo emotivo e psicologico. Le scene di confronto familiare
sono organizzate con realismo e molto ben recitate: se la Buy si conferma
sapiente creatrice di mezzitoni ed Albanese è sorprendentemente
misurato (pur non rinunciando a tocchi di comicità), la sorpresa
è costituita dalla giovane Alba Rohrwacher, una figlia combattiva
ed allo stesso temo amorevole, che funge da perfetta cartina di tornasole
per il comportamento insicuro e schizzato dei genitori.
Il cinema di Silvio Soldini si muove ormai dentro i binari di una cifra
stilistica evidente e ben consolidata, che adopera la gentilezza del
tocco ed il minimalismo per raccontare le difficoltà dei nostri
tempi. Pur non raggiungendo i livelli di tensione emotiva di unAnima
divisa in due, che a nostro avviso rimane a tuttoggi
il suo lavoro più riuscito, Giorni e nuvole
è un film di notevole coerenza interna, esplicitata in una linearità
strutturale ed una sobrietà di esposizione molto alte rispetto
agli odierni standard della nostra cinematografia. Se si vuole trovare
un difetto va forse ricercato nellidea di partenza, che tratteggia
ancora una volta la parabola di un ceto sociale come quello borghese
italiano quando, per parlare di stento al limite della povertà,
sarebbe forse stato più lungimirante partire da situazioni maggiormente
precarie. Se si vuole mostrare al pubblico la storia di persone che
non sanno come arrivare alla fine del mese, perché non raccontare
di operai, muratori, camerieri o precari la cu condizione di difficoltà
rappresenta lordine del giorno, e non lalterazione del proprio
status quo? Non è forse più stimolante conoscere come
queste persone riescono a tirare avanti?
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