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Alta Fedeltà

I 5 migliori film della stagione cinematografica 2006 - 2007
Primo Piano a cura della Redazione



Francesco Rosetti
In ordine puramente casuale

the Prestige
Tutte le ambiguità della riproducibilità tecnica colta nel suo atto di nascita: Illusionismo ed elettrificazione, corpi resi virtuali, almeno agli occhi del pubblico, con conseguenze terribili. L’incipit di Michel Caine fatto proprio dalla sceneggiatura e reso strumento della scrittura registica. Il paradosso della Lettera rubata di Poe al cinema. La colpevolezza del cinema risiede nel suo essere un’arte troppo plausibile.

the Departed
Rilettura di tutto l’ ultimo Scorsese: un regista che si confronta sempre più serratamente con il più difficile tra i metageneri di Hollywood: il kolossal. Epos nelle giunture del racconto. I personaggi sono ridotti a meccanismi proprio in quanto privati di umanità e inconscio e ridotti a meccanismi. Nicholson lo capisce e non fa il clone di De Niro (la nevrosi), ma direttamente il joker (il fool).

Lettere da Iwo Jima
E’ quasi scorretto separarlo dal gemello Flags of our fathers. Non si può non tenere contodella volontà di Eastwood di compiere un colossale scavalcamento di campo, cambiando per la prima volta in corsa il punto di vista riguardo alla guerra. Lettere da Iwo Jima, ovvero catturare lo sguardo altro, mantenendone alterità e affinità. Il finale è giustamente uno sguardo in macchina come assunzione di responsabilità spettatoriale

the Queen
Riflessione sottilissima sull’ufficialità dell’immagine. Frears, approfondisce da storico dell’arte l’argomento cogliendo il passaggio dallo State Portrait, cui la sovrana resta fedele,e la nuova mitologia popolare, il divismo come nuova forma del mito, cui anche Elisabetta si deve consegnare. E dietro questo le immagini di repertorio, un’ideologia dello sguardo in azione e la politica (Blair), che di questo gioco dovrebbe essere artefice e invece ne è, a sua volta, giocata

la Città proibita
Altro film sul potere, che gela e virtualizza i corpi nella perfezione minerale di vesti e armature. La città proibita diventa un luogo fantasmatico, regno di ombre e voci degno dell’Overlook hotel, dove i personaggi sono catafratti e soffocati. Nemmeno il disastro finale sembrerà poter incrinare le regole ferree del gioco del potere. Zhang Yimou evoca Ejzenstein e Kurosawa, per dare possanza tragica al wuxiapian di ambientazione storica

Sorpresa
Still life
Regia di accenni drammaturgici. La natura morta torna al suo significato anglosassone di vita sospesa, colta in un trasalimento in una sospensione. Una città morta come disagio della modernizzazione in Cina e nel mondo. La fine della struttura urbana come ripensamento della forma urbis. Finale con un filo in sospensione. Come i personaggi. Come la struttura aperta del film.

Bluff
E va bene che in Italia nessuno rifletta sull’immagine con la geniale radicalità di Tarantino o sul genere con la forza di un Nolan. Va bene che la grana dell’immagine non sia nemmeno paragonabile ad un orientale. Ma, a parte le solite lodevoli eccezioni (Sorrentino e Olmi, per chi scrive) come recensire il nulla registico che promana dalle parti nostre. Sul bluff quest’anno do un ex aequo tra vecchi maestri (Monicelli e le sue pose nel deserto), giovani leoni ultraquqarantenni, Veronesi e Manuale d’amore 2 e new entries come il Brizzi di Notte prima degli esami oggi. Ma l’elenco potrebbe continuare



Marco Giallonardi

INLAND EMPIRE
Il cinema come non lo avete mai visto, pieno di sentieri tortuosi e cunicoli impervi, moltiplicazioni e sensi da indagare. Servono anni di riflessione e sapienti aperture al compromesso per accettare la deriva filmica di Lynch. Serve coraggio e intelligenza per accettare la fine del cinema e il ritorno all’immagine pura (e piena).

gli Innocenti
Da dove non ti aspetti, da quella terra del Dogma e della sperimentazione, arriva un capolavoro, duro e puro, geometrico ed appassionante come non se ne vedevano da anni. Anche a costo di sembrare un po’ semplice, in alcune soluzioni. Ma con la certezza di riempire il cuore e il cervello.

il Piacere e l’amore
Contro le mode e contro il mercato, Ceylan riscopre il senso del cinema nel vuoto della parola e nel tempo rarefatto dei sentimenti. Uno dei pochi film d’autore, lentissimi, che sa riempire l’immagine svuotandola del movimento. Magistrale, nel saper emozionare con gli scarni, minimi mezzi che il cinema ha sempre più il dovere di riscoprire e utilizzare al meglio.

Nuovomondo
Il cinema italiano che volevamo vedere da tempo: grandi ambizioni e pochi errori, cinema d’autore e fenomenale prova da regista. Una risorsa per il futuro, se sapremo nobilitarlo nella giusta maniera ed evitare che fugga definitivamente dall’Italia (come dargli torto, d’altronde?).

Grindhouse - a prova di morte
Seppur violentato nella sua forma originale double feature, che in Europa avrebbe funzionato molto meglio che negli States, l’ultimo Tarantino spinge ancora più in là la ricerca sul significante del cinema, lasciando solo brandelli di storie e giochi autoreferenziali a dare un senso all’esistenza e alla settima arte: come dargli torto, nell’era del prendersi troppo sul serio e cercare ancora i classici filmoni di una volta (alla faccia della polemica pietosa sul cinema italiano di oggi)?

Tutti gli altri grossi titoli di cui non posso parlare perché non ho visto (e che quindi non so neanche elencare…).

Bluff
la Festa del Cinema di Roma e gli orrendi panettoni con cui ha cercato di darsi un tocco glamour, primo fra tutti il manicheo e scorretto ultimo Martin Scorsese, the Departed, latrato finale di un autore che non ha saputo adattarsi al mutare del tempo e che prova a fare il verso a se stesso riuscendo solo a dimostrare quanto a Oriente ci abbiano superato da decenni (andate a vedere Infernal Affair, e capirete di cosa sto parlando…).

Sorpresa
il cinema italiano che fatichiamo a vedere, perché contrastato da un sistema produzione / distribuzione da tritacarne e da una logica commerciale (vedi anche cattivo gusto) imperante - il riferimento è al bellissimo Apnea di Roberto Dordit, emozionante thriller anonimo resuscitato dall’oblio del baratro dei finanziamenti pubblici a fondo perduto.



Adriano Ercolani

the Prestige
L’universale tema del doppio sviscerato attraverso l’ossessione per il suo lato più oscuro ed ambiguo: apparire è essere. Nolan strabilia col suo personale discorso stilistico, elegante ma mai ricercato, e ci regala un film da capogiro.

Miami vice
Arrivato con Collateral alla massima stilizzazione della sua ricerca sull’immagine, a Mann non restava che provare a far esplodere la forma filmica. Il risultato è un film straripante certo, ma anche denso e doloroso come pochi. Il controllo dello spazio scenico nella scena iniziale nella discoteca è da antologia.

Lady in the water
M. Night Shyamalan compie una delle operazioni più coraggiose da anni a questa parte, scoprendo le carte del suo cinema favolistico in un’opera totalmente sincera. Raccontare ed ascoltare con il cuore: questa è la via verso la democrazia. Sarà anche retorico, ma è assolutamente vero. Come sempre grandioso Paul Giamatti.

il Vento che accarezza l'erba
L’impegno civile di Ken Loach continua a stupire ed insieme a commuovere. Il racconto di uomini qualunque diventa “la Storia”, dove le idee - non gli idealismi - purtroppo si affermano col proprio sangue. Il seguito ideale di Terra e libertà, ma più equilibrato tra esposizione delle tesi ed eleganza della messa in scena.

When the levees broke: a requiem in four acts
Visto a Venezia e purtroppo inedito in sala, il documentario-fiume di Spike Lee sulla devastazione di New Orleans è una geniale sperimentazione sulla narrazione dei fatti, oltre che solito e tagliente lavoro di denuncia di un sistema americano ancora troppo bianco.

Sorpresa
Requiem
Perfetta rappresentazione della castrazione sociale in tutte le sue dimensioni, dalla familiare a quella sociale. Il diavolo è nell’ottusità e nell’incomprensione che ci circonda: questo fa davvero paura.

Bluff
Dreamgirls
Se questa è la strada che il nuovo musical contemporaneo ha intrapreso, speriamo sia una strada chiusa…



Emanuele Boccianti
In ordine istintivo

Little miss sunshine
Esiste ancora un altro modo di fare commedia nel cinema anglosassone, all’incrocio tra Alexander Payne, Wes Anderson e Ben Stiller. Questo film dovrebbe stare sia nella top five sia tra le sorprese.

Lettere da Iwo Jima
Ogni film di guerra, ormai, dovrebbe porsi la domanda sulla propria legittimità ad essere. Eastwood, sul lungo termine, dimostra che si poteva ancora dire qualcosa, al cinema, della Seconda Guerra Mondiale. La macchina da presa nelle sue mani è una katana elegante e compassionevole.

the Departed
Prendetelo voi un action movie di Hong Kong, intelligente ma non raffinato, e provate a trasformarlo in una febbrile narrazione tragica sul bene e sul male. Scorsese è il gigante sulle spalle del gigante John Woo.

the Prestige
Intrisa di romanticismo steampunk, la nuova prodezza di Nolan è un racconto sull’incontro tra l’uomo del 19esimo secolo e l’uomo del ventesimo. Che diventano gli elettrodi tra i quali scocca la scossa che anima il nostro millennio.

Zodiac
Per fortuna Fincher ci ha sorpreso ancora una volta, ed è già molto per uno che ha fatto quello che ha fatto lui. E forse ha fatto anche qualcosa che bisogna far passare del tempo per capirlo fino in fondo. Se c’è un film che, appena uscito, già mostra credenziali di eccellente invecchiamento, è questo. Ne riparleremo.

Sorpresa
La Sconosciuta, magari a pari merito - magari no - con le Vite degli altri. Il primo indica una via autonoma e autoriale al tempo stesso al noir italiano; il secondo splende di una interessante luce sobria, quasi fino all’ultima scena.

Bluff
L’amico di famiglia
La dimostrazione della effimera qualità pirotecnica della forma di Sorrentino, che scompare dalla retina alla scena successiva, mancando un aggancio narrativo che possa dirsi tale.

INLAND EMPIRE
La lancinante ammissione che io sono troppo indietro rispetto a Lynch, o che lui è troppo in là rispetto a se stesso. Entrambe queste ipotesi giustificano la mia percezione del film come bluff.

Lady in the water
La morale senza la favola.

Grindhouse - a prova di morte
Tarantino? Nel ’94 lo si è salutato come un genio. Avevo ventitrè anni. Se ne avessi ventitrè adesso, farei la stessa cosa per Grindhouse. Ne ho trentasei.



Piero D’Ascanio
In ordine di preferenza

the Prestige
Il film dell’anno. Riconcilia con un’idea di cinema primordiale, fatta di magia, trucco, sbalordimento, fantasia. Almeno in superficie. “State guardando attentamente”? Perché qui si tratta invece di sofferenza, sacrificio, crudeltà, follia. Il capolavoro di un autore già grande.

Zodiac
Mai conferma fu più piacevole. Fincher ribadisce il suo magistero Noir proprio abbandonando il barocchismo registico che l’ha reso grande. Il risultato è un film coraggiosissimo, forse imperfetto - lo vedremo nel tempo - ma sicuramente memorabile. Il detective di Ruffalo passa direttamente in antologia.

i Figli degli uomini
Appassionante e ispirata parabola futuribile. Opera di potenza squisitamente visiva, indovina una scansione ritmica perfetta e emoziona fino all’ultima inquadratura. Attenzione, perché lo sfoggio registico è di primissimo livello.

Lettere da Iwo Jima
L'umanesimo che pervade il cinema del grande vecchio di Hollywood lascia senza parole. Sembra incredibile, eppure qui c'è aria di Renoir. Forse, finalmente, anche la Seconda Guerra Mondiale ha avuto la sua Grande Illusione.

Little miss sunshine
In questa splendida stagione Noir, si sentiva il bisogno di un’incursione comica di livello: ebbene, l’epopea di questi due giovani esordienti vi lascerà senza fiato dalle risate (e non solo…).

Sorpresa
la Sconosciuta
Tornatore approda nuovamente alle tinte fosche dei tempi di una Pura formalità, indovinando uno dei suoi film migliori. Senza i vezzi autoriali che rendono spesso il suo cinema insopportabile, sta dentro al genere con grande padronanza narrativa e precisa aderenza stilistica.

Bluff
Ozpetek? Muccino? Tarantino? Forse tutti e tre. Ma nulla in confronto ad INLAND EMPIRE di David Lynch, clamoroso e cocentissimo passo falso di uno dei grandi del cinema contemporaneo.



Giuliano Tomassacci


la Sconosciuta
Tutta la sintassi e la poetica del regista siciliano sono chiamate a raccolta in un thriller dell’ossessione, forte di un progetto narrativo densamente elaborato. Il riferimento a Hitchcock trova conferma nello svolgimento di sceneggiatura: delegare all’ultimo blocco l’imbastitura legale dimostra una comprensione sottile delle dinamiche care al maestro del brivido.

i Figli degli uomini
La dimostrazione che la fantascienza al cinema può ancora vivere di nobili intenzioni. Il tempo continuamente ribadito dal piano sequenza collima l’attenzione spettatoriale con l’emergenza demografica che muove il film. Non c’è spazio per indulgenze vanesie nell’effetto speciale e nello sforzo produttivo per mostrare pedantemente l’idea del futuribile. Eppure la si avverte con fragranza.

the Departed
Teoria scorsesiana pura. Anche se pericolosamente limitrofo ad una routine linguistica che odora di professionalità e non più di genio, resta indubbia la cromosomica costante di un cinema altissimo e di una concezione del mezzo totale, tecnicamente e storiograficamente. Il terzo polo nella saga dei clan di malaffare dopo Quei Bravi Ragazzi e Casino.

L’Albero della vita
Un fascino ipnotico e un portamento di regia che non lasciano indifferenti. Film concentrico, che viaggia dentro se stesso mimando l’ascesi del protagonista. Il requiem stavolta è per una favola, scritta e moltiplicata nel tempo. Peccato per le frequenti leccature. Musica (di Clint Mansell) e fotografia (di Matthew Libatique) fondamentali e di rilievo.

Anche libero va bene
Kim Rossi Stuart, al suo esordio dietro la macchina da presa, si concentra su quello che meglio conosce, la recitazione. La sua opera prima vibra spontaneamente dei fremiti umani dei protagonisti e lo spazio campo diventa teatro di guerra di sentimenti, emozioni, fratture e riconciliazioni. Lui e la Bobulova s’impegnano ed eccellono in un gioco al massacro di bravura.



Maurizio Di Lucchio

Babel
Il film che rappresenta la modernità, il modo in cui si incrociano i destini del consorzio umano. Una possibile forma visiva della teoria per cui una farfalla che sbatte le ali a un capo del mondo può provocare un uragano nell'altro. I film a tesi, di solito, sono pretenziosi e freddi. Questo gronda sangue, è necessario, apre una porta dorata sulla capacità di osservare il pianeta e “com-patirlo”.

le Vite degli altri
L'anno scorso era stato Nanni Moretti con Il caimano a stupirci sulla possibilità di catturare su pellicola gli indissolubili legami che si annodano tra la vita privata delle persone e il virale e perpetuo condizionamento che proviene da ciò che è politico. Quest'anno è toccato a questo piccolo capolavoro, che a differenza del film morettiano arriva a sondare nel profondo l'effetto più devastante del potere sulle “vite degli altri”: la solitudine.

il Vento che accarezza l'erba
L’indipendenza dell’Irlanda vista da un inglese, da uno dei “carnefici”, ma con la partecipazione di una “vittima”. Non finiremo mai di apprezzare la capacità di Ken Loach di andare a scavare nelle pieghe intime di tutti i “perdenti” del mondo e restituirci alcune delle verità più preziose.

l’Aria salata
Cinema italiano di qualità, coraggioso, fresco, capace di andare in profondità su un tema difficilissimo come l’abbandono. Un esordio importante che fa ben sperare. Paradosso vuole che sia un film che si fa amare perchè riesce magistralmente a mettere di cattivo umore.

Little miss sunshine
La perla indipendente dell’anno. Ironico, grazioso, divertente, commovente, mai scontato. Un road movie costellato da alcuni personaggi indimenticabili figli di un’umanità sin troppo malata.

Sorpresa
Breakfast on Pluto
Incredibile. Fare un film per molti versi identico a quello che ti ha portato al successo (La moglie del soldato) e riuscire di nuovo a fare breccia nel cuore di chi lo guarda. A volte Jordan riesce a disegnare dei personaggi che riescono a sintetizzare tutte le contraddizioni di un popolo e di un periodo storico. Gliene siamo grati.

Bluff
Flags of our fathers
Ogni film del vecchio Clint porta con sè un carico enorme di aspettative, è vero. Ma non basta a spiegare la battuta d’arresto di questo lavoro. Una pellicola retorica e svogliata, che fa il verso a Salvate il soldato Ryan, non ha molto da dire e stranamente procede in maniera confusionaria e disordinata.



Michele Alessandrelli

the Departed
Un nuovo Scorsese, perdita del centro, fine del protagonista assoluto, trionfo del conglomerato e della rete.

the Prestige
Mai come in questo film la “semplicità” di un destino e di una vocazione è apparsa tanto enigmatica, dolorosa e lontana dalla “facilità”.

Centochiodi
Una bella provocazione narrativa ed estetica contro il carattere autoreferenziale e sterile di tanto sapere cartaceo.

Lettere da Iwo Jima
Il titolo di un bel libro di Ivan Morris, grande yamatologo, commenta prefettamente questo magnifico film: “La nobiltà della sconfitta”.

le Vite degli altri
Il socialismo mancato e quello che si è imposto. La metamorfosi di un aguzzino della Stasi che passa per una travolgente, imprevedibile e incontenibile immedesimazione nelle vite spiate.

Sorpresa
Little miss sunshine
Cura dei dettagli, strepitose performance attoriali, gag esilaranti e indimenticabili, e soprattutto riconciliazione di una famiglia nel dolore, nella sconfitta e nell’umiliazione fanno di questo film un vero gioiello, già assurto allo status di cult.

Bluff
Grindhouse - a prova di morte
Irritante e compiaciuto, scritto senza alcun senso del comico e del tragico, esibisce chiappe e nonchalance seduttiva a più non posso. Tarantino sembra citare e copiare quelli che citano e copiano lui.



Paola Galgani

le Vite degli altri
Perché quell’aria si respira ancora a Berlino Est.

Babel
Perché la sua vena apocalittica è tangibile ovunque.

Azur e Asmar
Perché anche con l‘animazione si può fare poesia.

l’Arte del sogno
Perché ho sempre sognato un cavallo di pezza.

the Prestige
Perché anche il regista gioca tra illusione e realtà.

Sorpresa
Little miss sunshine
Perché conferma che tutto sta nelle idee (prima che nei soldi).

Bluff
Grindhouse - a prova di morte
Perché autoreferenziale e a tratti noioso.



Simona M. Frigerio

1) Red road
Lo sguardo degli altri.

2) Lettere da Iwo Jima
Le ragioni degli altri.

3) Breakfast on Pluto
Altri amori.

4) the Departed
L'altra metà dell'io.

5) Zodiac
L'altra verità



Ilario Pieri

1) the Prestige
2) INLAND EMPIRE
3) Lady in the water
4) Spider Man 3
5) Bobby

Sorpresa
l’Aria salata, Dopo il matrimonio

Bluff
la Sconosciuta, Number 23, Correndo con le forbici in mano



Stefano Finesi

il Vento che accarezza l'erba
the Departed
the Queen
le Vite degli altri
i Figli degli uomini

Sorpresa
XXY

Bluff
Quattro minuti



Luca Persiani
In ordine alfabetico

Black book
Grindhouse - a prova di morte
Miami vice
le Vite degli altri
Zodiac

Sorpresa
la Sconosciuta

Bluff
INLAND EMPIRE