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Che Joel Schumacher non fosse questo
fulmine di guerra lo si era capito ormai da tempo: a pochi giorni dalluscita
in sala di un nuovo episodio dedicato alle avventure di Spider
Man, il pubblico e i fan del Cavaliere Oscuro ancora non gli perdonano
una delle versioni più ridicole e abbozzate dellintera
serie, Batman e Robin. Va anche detto però come
lo stesso sia riuscito a tirar fuori pellicole interessanti in ambiti
differenti (è il caso di Tigerland,
un Giorno di ordinaria follia e In
linea con lassassino); anche da un materiale insolito per
la sua vena (il musical) ha ricavato con il
Fantasma dellopera una versione ambiziosa e francamente discutibile.
Stessa sorte è capitata per questo thriller dalla tinte nerissime
con debiti di formazione nei confronti di gran parte della letteratura
e del cinema di genere. Basti pensare alla confezione tradotta in immagini
fin troppo suggestive affidate ad un interprete forse ancora poco maturo
per cavarsela in situazioni di questo tipo: Jim Carrey. La storia non
sarebbe neanche male, con un incipt non lontano dalle linee fiabesche
di un Lewis Carroll (qui il protagonista non rincorre un bian coniglio,
semmai un mastino con il pelo dello stesso colore) rivisitato nel paese
delle meraviglie di Richard Matheson o nel giardino segreto
di Stephen King. Di libri misteriosi con personaggi confinati con la
vita del lettore se ne conoscono a bizzeffe, ma mai come questo Number
23 dove lo stesso Carrey si troverà a vivere con un
alter ego detective (Fingerling), sassofonista, dedito a schivare continue
piogge di cadaveri. Lossessione poi per numeri e calcoli era stata
offerta con esisti ben diversi da Darren Aronofsky nel suo bel esordio
Pgreco - Il teorema del delirio, meccanismo che faceva
sprofondare il povero matematico nella pura follia alla ricerca del
volto nascosto di Dio. In questo noir gli eventi tardano ad arrivare
e il cineasta non riesce a gestire con equilibrio il curioso plot del
debuttante sceneggiatore Philips; la regia perde di vista gli attori
e (qui si) il film è in preda al vero caos. Carrey comincia a
delirare ottenendo 23 come totale da qualsiasi cosa; la Madsen (sempre
sensuale) nei panni della presunta dark lady non lo segue a dovere per
non parlare di Danny Huston, né più né meno una
goffa comparsa. Con molta probabilità il difetto più ricorrente
è quello di sovraccaricare uno schema già di per se denso
(tanto che anche il doppio colpo di scena non sortisce alcun effetto
sul sonnacchioso spettatore). Finanche il prezioso lavoro di Matthew
Libatique vira verso sfumature dallaria pesante, con i colori
accessi (rosso e nero) a dominare le intere inquadrature tra vaneggiamenti
di peccati e colpe da scontare senza fingere di fare gli eroi con il
pensiero rivolto allunione familiare. E un vero peccato
salutare lex Ace Ventura in un ruolo che ancora non aveva mai
interpretato con questi toni (anche perché una seconda possibilità
la meritano tutti) ma purtroppo in questo film i suoi isterismi matematici
fanno proprio tombola.
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