Febbraio 2004
a
cura di Stefano Finesi
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giovedì
26 febbraio
Sul Daily Variety, bibbia giornaliera degli addetti ai lavori hollywoodiani,
la Dreamworks tira un colpo basso alla Zellweger: con un’inserzione
a pagamento, si invitano infatti i membri dell’Academy a non
votare per l’attrice, dando la preferenza alla concorrente
iraniana Shohreh Aghdashloo, candidata come non protagonista per
La casa di sabbia e nebbia. La pagina è
una sorta di collage di diversi articoli che danno più o
meno scontata la vittoria della Bridget Jones dello schermo, malgrado
un criterio di puro merito dovrebbe favorire la Aghdashloo: dopo
il coro di critiche per la mossa scorretta, anche Jeffrey Katzenberg,
patron della Dreamworks, ha fatto retromarcia e si è scusato.
In fondo, far finta di credere che l’assegnazione degli Oscar
sia una questione di merito è una mossa di marketing troppo
spudorata..
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mercoledì
25 febbraio
Ha debuttato oggi, mercoledì delle ceneri, The
Passion of the Christ, accumulando, per un totale di tremila
copie, la clamorosa cifra di 20 milioni di dollari di incasso. Che
la polemica martellante infine pagasse non si avevano dubbi, che
fosse sincera o meno non si può dire, tanto più che
anche noi abbiamo offerto la nostra piccola grancassa. Nel rush
finale si è comunque sfiorato il grottesco: il proprietario
di una sala minacciato di morte, una donna del Kansas, raccontano
i tg, letteralmente deceduta per un infarto durante l’anteprima
mattutina. I soldi comunque restano: gli esperti, soppesando il
primo giorno, stimano un incasso in sala di almeno 100 milioni di
dollari. Il ritorno del re
avrà raggiunto il miliardo, ma di certo non è girato
in aramaico…
Uscita in Italia: 7 aprile, mercoledì della settimana santa.
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lunedì
23 febbraio
All’Anica, nel pomeriggio, maxi-vertice annunciato tra le
categorie professionali dell’industria cinematografica e i
rappresentanti di Cinecittà Holding e ministero, Alessandro
Usai e Gaetano Blandini, a cui Urbani ha affidato la stesura della
nuova legge spauracchio. La questione, di proporzioni tragiche,
è la seguente: anche prima che le nuove, contestate disposizioni
entrino in vigore, ben 70 film che negli anni passati hanno avuto
il via libera al finanziamento non hanno ancora visto una lira.
Molti sono già in lavorazione (Piccioni, Martone, Infascelli),
altri sono addirittura in uscita (Agata
e la tempesta, di Soldini), ma nel frattempo si stima che il
buco accumulato dalle scelte negli anni delle varie commissioni
cinema si aggiri intorno ai 200 milioni di euro… Dopo una
serie di ictus già devastanti, la paralisi del cinema italiano
è ormai imminente. |
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venerdì
20 febbraio
La nomina di Davide Croff a presidente della Biennale al posto di
Bernabè, nomina costata una serie infinita di polemiche,
è stata paradossalmente bocciata dalla commissione cultura
del Senato, malgrado l’indicazione sul nome del manager veneziano
arrivi proprio dal ministro Urbani. Il parere della commissione,
che si è espressa con 6 voti contrari, 5 favorevoli e 4 astenuti,
non ha comunque il valore di un veto, poiché spetta al Consiglio
dei Ministri la ratifica o meno della nomina. Nel marasma della
laguna, viene d’altra parte sempre più accreditato
il nome di Giannini alla direzione della Mostra del Cinema, coadiuvato
dal più esperto Marco Muller, già alla guida di Locarno.
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giovedì
19 febbraio
Il regista francese Jean Rouch è morto ieri sera in un incidente
d’auto in Niger. Con lui c’erano la moglie, il cineasta
Moustapha Alhassane e l’attore Damouri Zika, entrambi nigeriani,
che sono rimasti feriti. Rouch rimane uno dei padri e delle guide
spirituali della Nouvelle Vague, il più strenuo fautore del
cinema diretto e di quella camera stylo identificata nella leggera
16mm che lo accompagnò a girare documentari in tutto il mondo.
Etnografo, ingegnere, scrittore, esploratore, per i Cahiers è
stato con Godard “il più prolifico, il meno prevedibile
e il più importante dei nostri autori”.
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sabato
14 febbraio
Il settimo Orso d’Oro tedesco in 54 anni di festival va al
regista Fatih Akin, di origine turca, con un film dedicato agli
immigrati, La sposa turca:
“Il premio ripaga così l’intero movimento
dei Gastarbeiter”, i lavoratori stranieri in Germania.
Gli altri riconoscimenti seguono più o meno un’ecumenica
spartizione fra i diversi paesi, con l’argentino El
Abrazo Partido Gran Premio della Giuria, il sadico coreano Kim
Ki-duk miglior regista per Samaria,
Charlize Theron sfigurata miglior attrice per Monster.
All’applauditissimo Ken Loach di un
Bacio appassionato arriva il premio delle Chiese (chissà
come avrà reagito…) in quanto autore di un’opera
“convincente a favore della tolleranza e della comprensione
interculturale”, mentre l’Orso d’Argento per il
Miglior Contributo Artistico va all'insieme del cast di attori del
film Om Jag Vaender Mig Om (Alle prime luci dell'alba)
dello svedese Bjoern Runge
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sabato
14 febbraio
Fiacchi gli italiani a Berlino, malgrado Mi piace lavorare
di Francesca Comencini ottenga il Premio della sezione “Panorama”
e la Banda Osiris conquisti l’Orso d'Argento per la migliore
musica del film Primo Amore.
È proprio il film di Garrone, infatti, a deludere, in quanto
unico italiano in concorso e a quanto pare difeso più o meno
solo dal giurato Salvatores: la stampa tedesca si è scatenata
in un gioco al massacro che è arrivato a coinvolgere lo stesso
direttore del festival, Dieter Kosslick, colpevole di una scelta
tanto sbracata, mentre "Die Welt" ricorda con una punta
di cattiveria come addirittura durante la proiezione del film molti
critici nel buio della sala abbiano gridato “è una
perdita di tempo!”.
Ma i guai per Garrone sembrano appena cominciati, visto che la casa
editrice Gruppo Edicon intende chiedere la sospensione delle proiezioni
per violazione del diritto d’autore, essendo il film ispirato
chiaramente al libro autobiografico “Il cacciatore di anoressiche”
di Mario Mariolini, di cui la Fandango avrebbe trattato l’acquisto
dei diritti poi rinunciandovi, ma andando comunque avanti con il
film. Mariolini, per inciso, sconta nel frattempo una condanna di
trent’anni per aggressione e omicidio. |
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giovedì
12 febbraio
Il Premio della pace della Berlinale va al film I Testimoni
(Svjedoci) del regista croato Vinko Bresan, ma era originariamente
indirizzato al bizzoso Lars von Trier: il regista danese, essendosi
visto censurare un provocatorio videomessaggio spedito per la raccolta
fondi dell’Unicef, ha deciso infatti di rifiutare il premio.
Ecco uno stralcio del paradossale discorso di (ex)accettazione:
“Il popolo del mondo è come due tribù nel
deserto, una tribù vive in un paese con un pozzo, l'altra
in un paese senza pozzo. La tribù con il pozzo vuole la pace,
l'altra non vuole la pace, vuole l'acqua! La tribù senza
pozzo forse è meno civilizzata, non ha una parola per dire
pace, ma ne ha una per dire sete che, data la situazione, è
più o meno la stessa cosa. Il Comitato per la Pace nel paese
con il pozzo, è buono, saggio, gente bella che non ha sete,
perciò ha tempo ed energia per il comitato. La gente con
il pozzo parla molto di premi per la pace da dare ad altra gente
che vive nel paese con il pozzo. Quelli del paese senza il pozzo
non parlano molto di premi per la pace....”
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mercoledì
11 febbraio
La Disney continua a occupare le pagine dei giornali d’economia
per l’incerto futuro dell’assetto di uno dei più
potenti gruppi mondiali dell’entarteinment: dopo la notizia
del divorzio dalla Pixar, arriva quella della scalata alla compagnia
tentata dal colosso della tv via cavo Comcast, che si è però
vista rifiutare un’offerta record di 54 miliardi di dollari.
Mentre voci di corridoio accreditano nuovi tentativi di scalata
da parte di Viacom (ma qualcuno chiama in causa nientemeno che Bill
Gates), lo spregiudicato boss Disney Michael Eisner, secondo i misteriosi
rituali del capitalismo, annuncia l’acquisto del glorioso
Muppet Show, Sesame Street incluso, dagli eredi
del creatore Jim Henson. I quali, peraltro, nel 2000 già
avevano venduto il pacchetto alla EM-TV tedesca per 680 milioni
di dollari, riacquistandolo tre anni dopo per 89. Cosa ci fanno
Topolino e Kermit la rana in mezzo a tutti questi squali?
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lunedì
9 febbraio
Dal 23 febbraio al 6 maggio a Roma e provincia si potrà andare
al cinema con 3 e 5 euro, o più esattamente con tre euro
il pomeriggio da lunedì a giovedì e con 5 la sera
da lunedì a giovedì e l’ultimo spettacolo della
domenica. L'iniziativa Cincincinema è frutto della collaborazione
tra Anec Lazio, Comune e Provincia di Roma:
cinquantasette sale per centocinquanta schermi a Roma e tredici
sale per quarantacinque schermi in provincia hanno aderito a questa
“campagna di promozione dell’amore per il cinema”,
come l’ha definita il sindaco Walter Veltroni, la quale andrebbe
incontro a quel 70% del pubblico che, secondo una ricerca del Dipartimento
Sociologia e Comunicazione dell’Università di Roma
La Sapienza, ritiene che il prezzo del biglietto sia un fattore
fondamentale di dissuasione. |
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sabato
7 febbraio
Con un colpo che non riuscirebbe al più scatenato genio del
marketing, il Park
Hotel Hyatt di Tokyo si ritrova ad essere uno degli alberghi
più cool e ricercati del momento. Il motivo è semplicemente
quello di aver fatto da set alle vicende di Bill Murray e Scarlett
Johansson in Lost in Translation,
il piccolo film della Coppola che guadagna consensi sempre maggiori
in tutto il mondo. Gli smaliziati albergatori giapponesi hanno già
preparato un pacchetto per in loro clienti (il nome? “Get
Lost”…), che comprende 5 giorni nella suite di Murray
o nella stanza della Johansson, colazione abbondante, lezioni di
etichetta nipponica, cocktail non-stop nel New York Bar e, ovviamente,
un massaggio Shiatzu completo. Tutto compreso: 5000 dollari.
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giovedì
5 febbraio
Una tetta (rifatta) di Janet Jackson, saltata fuori imprevedibilmente
durante lo show del Superbowl. Questa la causa delle polemiche che
hanno portato alla drastica decisione della Cbs di trasmettere i
prossimi Grammy con una differita di 5 minuti, in modo da occultare,
tagliare o ammorbidire qualsiasi evento abbia un’altrettanta,
devastante, capacità di sovversione sociale. Segue a ruota
l’Abc, che annuncia un ritardino anche per gli Oscar: la cerimonia
di premiazione più vista del mondo, da sempre andata in onda
in diretta, offrirà uno strettissimo margine di manovra di
5 secondi a quelle che, probabilmente, sono le forbici dei più
veloci censori del pianeta. |
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giovedì
5 febbraio
Ritorno a Cold Mountain
inaugura la Berlinale 2004, edizione che vede quest’anno una
presenza Usa massiccia e ramificata: Frances McDormand presidente
di giuria (che conta tra gli altri, Valeria Bruni Tedeschi, Gabriele
Salvatores e Samira Makhmalbaf); film in concorso come Monster
di Patty Jenkins, con Christina Ricci e un’irriconoscibile
Charlize Theron, Before
sunset di Richard Linklater, The
missing di Ron Howard, con Cate Blanchett e Tommy Lee Jones,
The final cut, con Robin Williams;
infine, un’ampia retrospettiva dedicata al cinema americano
della New Hollywood più ribelle e innovativo, con titoli
come Easy Rider, Gangster Story,
Il ritorno di Harry Collings
(già passato a Venezia due anni fa come evento speciale,
indimenticabile). Discreta la rappresentanza italiana, anche se
con un solo film in concorso, Primo
Amore di Garrone: gli si affiancano nelle sezioni parallele
Mi piace lavorare di Francesca Comencini (la sorella
di Cristina, già autrice di Carlo Giuliani ragazzo),
Le ultime ore del Che di Romano Scavolini, Dopo
mezzanotte di Davide Ferrario |
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martedì
3 febbraio
A quanto riferisce il New York Post, la Dreamworks ha intenzione
di vendere la divisione di animazione, soprattutto in seguito all’ennesimo
flop arrivato con Sinbad, reo di
aver incassato 26 milioni di dollari davanti a un costo complessivo
di 60. Jeffrey Katzenberg, socio fondatore della major con Spielberg
e David Geffen, era quello che aveva puntato di più nel settore,
provenendo egli stesso dalla Disney, di cui aveva risollevato le
sorti nei bui anni ottanta.
Proprio nella Disney, comunque, si consuma una lotta fratricida
tra Roy Disney e il boss attuale Michael Eisner, responsabile, tra
le altre cose, del recente e definitivo abbandono dell’animazione
tradizionale in favore del digitale, scelta andata di traverso a
Roy: l’erede di Walt starebbe preparando un dossier sul cattivo
operato di Eisner e sui suoi fallimenti commerciali (primi tra tutti
EuroDisney e la rete televisiva per famiglie Abc), ad uso degli
investitori che dovrebbero rinnovargli la fiducia |
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martedì
3 febbraio
Tra le vittime mietute dal digitale arriva la storica Ferrania,
ormai sull’orlo della bancarotta con 900 posti di lavoro a
rischio nello stabilimento ligure di Cairo Montenotte. L’azienda,
l’unica italiana ad occuparsi di pellicole (ricordate il patriottico
Ferraniacolor?), aveva tentato un’apertura alle nuove tecnologie
buttandosi nella diagnostica digitale, ma il colpo di grazia è
arrivato proprio dalla Regione Liguria, che ha assegnato un appalto
per la fornitura di materiale digitale alla concorrente Kodak, la
casa americana ugualmente decisa-costretta all’abbandono della
pellicola (vedi Diario di gennaio).
Mentre la magistratura indaga sulla regolarità dell’esito
della gara, agli operai della Ferraia non resta che manifestare
davanti l’edificio della regione. |
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lunedì
2 febbraio
Con il meritatissimo titolo di “Katharine the Great”,
è in arrivo nelle librerie americane una biografia molto
chiacchierata di Katharine
Hepburn, la quale, a quanto sembra, era grande innanzitutto
tra le lenzuola. Secondo l’autore Darwin Porter, infatti,
la lista delle prede è veramente infinita, e di altissimo
profilo: oltre ovviamente a Spencer Tracy, figurano Ernest Hemingway,
il regista John Ford, i colleghi Burt Lancaster, Robert Mitchum,
Douglas Fairbanks jr. e Robert Ryan; ma soprattutto, a conferma
della conclamata androginia dell’attrice, figurano una sfilza
di dive come Claudette Colbert Judy Garland, Greta Garbo e nientemeno
che la first lady Eleanor Roosvelt, caduta ai suoi piedi durante
gli anni bui della seconda guerra mondiale. Il diavolo è
femmina. |
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lunedì
2 febbraio
Per un simpatico gioco del destino o per una sadica nemesi storica
(a seconda dei punti di vista) Harvey Weinstein, boss della Miramax,
passa dietro la cinepresa e a produrlo saranno due suoi protetti
d’eccezione, Anthony Minghella e Martin Scorsese. Soprattutto
con quest’ultimo, il Weinstein producer ingaggiò una
lunga battaglia (vinta) per tagliare Gangs
of New York, quindi è lecito attendersi una discreta
rivincita. “Scorsese e Minghella – scherza
l’esordiente - hanno detto che quando vedranno le prime
tre ore del mio film saranno ben contenti di ridurlo a un cortometraggio
della durata di 10 minuti”. Nel frattempo, comunque,
deve ingoiare un piccolo rospo: per la prima volta dopo 12 anni,
la Miramax non conquista neanche una nomination agli Oscar nella
categoria miglior film. Sarà per questo che Harvey ha scelto
di fare il gran passo? |
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