Gennaio 2004
a
cura di Stefano Finesi
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giovedì
29 gennaio
Proclamato per domani lo sciopero nazionale delle troupes e dei
generici del settore cineaudiovisivo, prima risposta operativa al
decreto Urbani sul riassetto dei finanziamenti al cinema italiano.
“La legge Urbani – si legge tra le altre cose
– licenziata in quasi totale clandestinità venerdì
scorso dalla commissione ministeriale, sta creando una situazione
di motivato allarme e di panico nel mondo della produzione cinematografica,
in quanto, per regime transitorio, le società che hanno ottenuto
l’Interesse Culturale Nazionale per progetti filmici con le
vecchie regole, rischiano ora di vedersi tagliare a posteriori il
finanziamento pubblico a causa dell’introduzione delle nuove
regole. (…) Le osservazioni e gli emendamenti proposti
dal sindacato a tutela dell’occupazione e della qualità,
non hanno trovato posto nel testo definitivo del provvedimento.
Pertanto la legge permetterà di finanziare prodotti riconosciuti
nazionali realizzati all’estero o in coproduzione estera,
senza alcun vincolo ad utilizzare personale italiano”.
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mercoledì
28 gennaio
Il pesciolino Nemo va in tribunale, accusato di nascondere la sua
vera identità: quella di Pierrot The Clown Fish. Questo il
nome del protagonista di un libro illustrato per bambini del disegnatore
francese Franck Le Calvez, che ha citato la Disney per aver copiato
la sua creazione, risalente al 1995. Nel plagio sarebbero coinvolti
anche altri personaggi, come il gambero spazzino e il pesce chirurgo,
che popolavano le poche (2.000) copie del libro che l’artista
aveva finanziato personalmente e che aveva poi visto tolte dagli
scaffali perché nelle librerie circolava il paradossale timore
di una causa da parte della stessa Disney. La casa americana nega
tutto, mentre il tribunale di Parigi prevede di pronunciarsi sull’accaduto
a partire dalla settimana prossima |
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martedì
27 gennaio
Non arriva a coinvolgere la Cia, ma il disegno complottistico contro
il cinema italiano tratteggiato da Pupi Avati è degno del
miglior spy thriller. Il presidente di Cinecittà Holding,
dopo l’esclusione dalla rosa delle nomination all’Oscar
di Io non ho paura di Salvatores,
punta il dito: “Il problema in America è che ci
sono distribuzioni che comprano i film non per promuoverli davvero
ma per toglierli di mezzo, perché magari puntano di più
su altri. Insomma fanno come certe società di calcio che
acquistano giocatori per poi tenerli in panchina e così evitano
che vadano a rafforzare altre squadre. Quest’anno per esempio
credo sia successo con il film Le invasioni barbariche:
è quello il cavallo su cui si punta”. Vero è
che proprio la Miramax, la major Usa più attenta alla produzione
internazionale, distribuisce entrambi i film in questione; ma da
qui a considerare il cinema nostrano come fuoriclasse planetario
vigliaccamente inchiodato alla panchina ce ne passa…
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martedì
27 gennaio
Riportiamo senza ulteriori commenti gli stralci di un’invettiva
contro la fiction Luisa Sanfelice, dei fratelli
Taviani, lanciata sulle pagine de La Padania dall’onorevole
leghista Federico Bricolo, vicepresidente del gruppo alla Camera:
“Vergognosa ricostruzione, falsa, un filone giacobino
fatto per incensare la rivoluzione francese. (…) Attacchi
incredibili e infamanti alla Chiesa e alla gloriosa epopea della
riconquista di un regno guidata dall’armata cristiana del
Cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria”. Bricolo, disgustato
dal “duo filocomunista”, auspica invece una
serie “sulla grande epopea delle insorgenze controrivoluzionarie,
su tutti coloro che rifiutarono al prezzo della vita l’imposizione
della rivoluzione francese e dei suoi abietti principi”. |
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domenica
25 gennaio
Oscar e Golden Globe. Vai all’articolo
in Primo Piano.
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venerdì
23 gennaio
Nell’inesausta battaglia di Hollywood contro la pirateria,
salta fuori una rivelazione shock: una delle talpe (involontaria?)
era nella stessa Academy Awards. A quanto riferisce Variety, infatti,
L’Fbi, dopo aver scoperto su Internet l’ennesima copia
pirata de L’ultimo samurai,
ne ha identificato un codice che la legava a un membro della giuria
degli Oscar. Fatta irruzione a casa di un certo Russell Sprague,
spacciatore on line della pellicola, e trovati centinaia di film
pirata oltre che apparecchiature di riproduzione video, i federali
sono venuti a sapere come a spedirgli il materiale top secret fosse
stato l’amico attore Carmine Caridi, 69enne membro dell’Academy
da vent’anni. Caridi si è giustificato degli oltre
60 titoli in lizza per gli Oscar mandati all’amico sostenendo
di non averlo fatto per soldi ma appunto solo per amicizia: l’Academy
lo ha comunque sospeso come giurato, mentre Sprague rischia il carcere.
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giovedì
22 gennaio
La credevamo l’ultimo baluardo contro l’inarrestabile
invasione del digitale, la multinazionale che avrebbe lottato con
unghie e denti per difendere un mercato che qualcuno dà già
per essere in via d’estinzione, senza prevedere che anche
la Kodak stessa avrebbe finito per dare la pellicola in via d’estinzione.
Nel giro di tre anni, con il licenziamento stimato di circa 15.000
persone, l’azienda americana dovrebbe gettarsi a capofitto
nel campo della fotografia digitale, rinunciando a riempire di rullini,
come ha fatto per decenni, le macchine di milioni di persone: va
da sé che questo è il primo passo verso la smobilitazione
della produzione del negativo per il cinema, anch’esso sempre
più caparbiamente proiettato (e la parola si carica di una
grottesca ironia…) verso il miraggio digitale. Come già
accaduto per la Disney, che ha chiuso il suo stabilimento di animazione
tradizionale, la scelta della Kodak è stata premiatissima
in borsa. È il mercato bellezza… |
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mercoledì
21 gennaio
Taxidermia dell’ungherese Gyorgy Palfi, Me
And You And Everyone We Know dell’americana Miranda
July e House Of Sand della brasiliana Andrucha
Waddington sono i vincitori dell’edizione 2004 del Sundance
Film Festival. È il festival in sé, tuttavia, a registrare
la vittoria più significativa, visto che, a differenza degli
anni passati, quando le majors si avvicinavano cautamente a questo
lussuoso supermarket del cinema indipendente, stavolta fin dai primi
giorni la compravendita dei film è stata forsennata: tra
gli altri, Miramax e Fox hanno acquistato i diritti di distribuzione
di Garden State, esordio alla regia di Zach Braff,
protagonista della serie televisiva Scrubs; la Focus Features
(ora nelle sale italiane con 21 grammi) ha pagato d’altra
parte 4 milioni di dollari per The
Motorcycle Diaries di Walter Salles, mentre sempre la Fox ne
ha sborsati 3 per i diritti di Napoleon Dynamite
di Jared Hess. |
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lunedì
19 gennaio
Ormai quasi un film nel film, a metà tra psicodramma e affresco
sociale, lo strascico di polemiche che continua a tirarsi dietro
Mel Gibson e il suo The Passion
of the Christ. “Spero di sbagliarmi, ma il peggio
sta per arrivare”, ha sentenziato apocalittico il regista
durante un incontro con 4500 pastori evangelici cristiani in Florida,
glissando peraltro sulla smentita arrivata dal Vaticano riguardo
una frase attribuita al Papa dopo la proiezione privata del film,
quel “Racconta quel che è stato” che
ha fatto il giro dei giornali di tutto il mondo. I problemi riguardano,
probabilmente, soprattutto le accuse di antisemitismo, rinfocolate
di recente anche dal rabbino di Chicago David Sandmel, che ha sottolineato
come “nella pellicola gli ebrei sono rappresentati in
modo molto problematico. Il loro ruolo nel processo e nell'esecuzione
di Gesù è esagerato”. Il film, e questa
è una discreta conquista per Gibson, verrà comunque
distribuito in America in ben 2000 sale, anche se con il divieto
ai minori di 17 anni non accompagnati
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domenica
18 gennaio
Mentre continua la feroce campagna delle case di produzione contro
la pirateria on line e il selvaggio file sharing che permette ai
film di approdare nei computer prima che in sala, la AOL (America
On Line), già fusa con la Warner Bros, lancia una super offerta
per scaricare legalmente pellicole appena fuori dal circuito: con
solo 99 centesimi si potranno infatti tenere per 30 giorni nel proprio
Pc film come Alla ricerca
di Nemo, La maledizione
della prima luna, Hulk, Matrix
Reloaded. I film si potranno comunque vedere solo una volta
e l’offerta, realizzata in collaborazione con la videoteca
on line MovieLink, dura appena 5 settimane. |
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venerdì
16 gennaio
Il consiglio dei ministri approva il decreto legge che riforma il
settore cinematografico, soprattutto riguardo la questione delicata
dei finanziamenti pubblici ai film italiani. La novità maggiore
consiste nell’introduzione del cosiddetto reference system,
grazie al quale l’intervento statale sarà deciso non
tanto in base alla sceneggiatura presentata alla commissione cinema,
come avvenuto finora, quanto piuttosto valutando l’affidabilità
imprenditoriale della società di produzione che presenta
il progetto. Ad arginare ulteriormente i consueti finanziamenti
a pioggia sarà il fatto che lo stato parteciperà in
misura non superiore al 50% del budget complessivo del film, mentre
con la legge precedente poteva arrivare fino all’80%: per
colmare il “buco” viene tuttavia introdotta la possibilità
del product placement, ossia il collocamento di marchi
pubblicitari all’interno del film con conseguenti introiti
pubblicitari. Insomma: sulla carta, una legge imperfetta ma capace
di dare un sano scossone al tragico stato attuale dell’industria
italiana del cinema, modello prendi i soldi e scappa. In pratica
(ci stiamo ormai abituando?), una legge fatta da un governo presieduto
dal proprietario della più importante casa di produzione
e distribuzione italiana (nonché del più potente circuito
di sale nazionale), che del reference system potrebbe diventare
automaticamente il primo beneficiario. |
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giovedì
15 gennaio
L’estenuante soap-opera veneziana e il suo complicato ménage
a trois Bernabè-de Hadeln-Urbani volge ormai all’epilogo,
compiendo il passo definitivo nell’agognata trasformazione
del più importante festival italiano di cinema in una sorta
di circo equestre. Tra litigate, sgarbi, mezze dimissioni, antipatie
taciute e dichiarate, riforme ministeriali uscite e rientrate, Bernabè
lascia infine la poltrona di presidente della Biennale al veneziano
Davide Groff, manager con Fiat e Bnl nel curriculum, e porta ovviamente
con sé il malcapitato de Hadeln. Quest’ultimo, incauta
scelta super partes che, in due dignitosissimi anni, si è
rivelata forse troppo super partes, avrà altri tre mesi per
continuare il lavoro avviato per l’edizione della mostra del
cinema del 2004, cedendo quindi il testimone a un nuovo direttore,
probabilmente Marco Muller o Giancarlo Giannini. “Questi
giochi, politici e di corridoio, – si sfoga de Hadeln
– già poco decifrabili in Italia, fuori risultano
del tutto incomprensibili. Sfido chiunque a spiegare a un produttore
americano o a qualsiasi altro addetto ai lavori straniero, cosa
sta accadendo a Venezia. L’industria del cinema, la stampa
estera, ci ridono dietro. O quanto meno allargano le braccia: i
soliti italiani”. |
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giovedì
15 gennaio
Ai blocchi di partenza il Sundance Film Festival, la più
celebre vetrina americana di cinema (ex?) indipendente. Pur svolgendo
ancora l’importante funzione di permettere una distribuzione
internazionale a film a cui sarebbe altrimenti preclusa, la kermesse
ideata da Robert Redford nel cuore ultraecologico dello Utah sforna
con regolarità sempre maggiore nomi e titoli ormai già
etichettabili come “prodotti da Sundance”, in cui la
dose di ruffianeria radical chic supera ampiamente la presunta indipendenza.
Tra i film di questa edizione, comunque, spiccano The
Motorcycle Diaries, del brasiliano Walter Salles, sui viaggi
del “Che” prima della rivoluzione, How to Get
the Ass Outta Your Ass! di Mario Van Peebles, Trauma
di Marc Evans, con Mena Suvari e Colin Firth, Calendar Girl
con lo stesso Redford. Per gli italiani rispunta Gabriele Muccino
(e già questo la dice lunga…), che dopo aver presentato
L’ultimo bacio nella
scorsa edizione bissa con Ricordati
di me, ma saranno anche proiettati i due veneziani The
Dreamers di Bertolucci e Ballo a tre passi
di Salvatore Mereu, vincitore della Settimana della Critica.
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mercoledì
14 gennaio
Un record insospettabile quello della Universal e del suo Seabiscuit:
il Dvd del film raggiunge il primato del più venduto della
storia con 5 milioni e mezzo di copie andate a ruba sugli scaffali,
in gran parte nella prima settimana di uscita. Sommandosi agli introiti
del vecchio Vhs, l’edizione Dvd portato nelle casse della
major la bellezza di 135 milioni di dollari, contro i 120 incassati
in sala, confermando il progressivo sbilanciamento del mercato cinematografico
verso il consumo domestico. Anche in Italia peraltro, a quanto annuncia
Davide Rossi, direttore generale e presidente designato di Univideo,
il digitale ha incrementato notevolmente il volume d’affari
dell’home video, il quale ha raggiunto, solo nel 2003, la
cifra complessiva di 697 milioni di euro tra Vhs e Dvd, per un acquisto
di quest’ultimi di ben 20 milioni di unità
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lunedì
12 gennaio
Qualche piccolo segno premonitore Michael Eisner, chairman della
Disney, lo aveva dato nell’ottobre scorso spedendo i suoi
disegnatori, allibiti, a lezioni di computer graphic: ora arriva
la notizia della decisione di chiudere lo storico stabilimento di
Orlando, dove la Disney ancora utilizzava i metodi di animazione
tradizionale, quelli con cui ultimamente hanno visto la luce Mulan
o Lilo & Stitch, uno dei
maggiori successi della scuderia negli ultimi anni. Tutto punta
ovviamente all’adeguamento completo alle tecnologie digitali
e alla partnership sempre più stretta con la Pixar di Steve
Jobs, con la conseguenza di scommettere tutto sul centro di produzione
di Burbank, dove ormai gli algoritmi hanno preso il posto dei pennelli.
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mercoledì
7 gennaio
Muore a Stoccolma a 75 anni Ingrid Thulin, la grandissima attrice
svedese celebre in tutto il mondo soprattutto per aver dato il volto
ad alcuni dei più bei personaggi femminili del cinema di
Ingmar Bergman. Nata a Sollefteaa, una cittadina ai confini della
Lapponia, si forma sul palcoscenico dove esordisce molto giovane,
finendo per essere notata dal regista scandinavo che le offre una
parte da protagonista ne Il posto delle fragole:
inizierà una collaborazione straordinaria e lunga quasi vent’anni,
che annovera titoli del calibro di Sussurri e grida,
Il silenzio, Luci d’inverno.
La sua fama la porta a lavorare nel frattempo anche all’estero,
da Hollywood (I quattro cavalieri dell’Apocalisse
di Minnelli, 1962) alla Francia (La guerra è finita
di Resnais), finendo per farla stabilire a lungo in Italia, dove
vive per lunghi periodi acquistando una casa vicino Roma. Gira con
Visconti, Montaldo, Brass, Ferreri, confermando una versatilità
che ha pochi uguali e un talento capace di vivificare ogni copione.
Una perdita immensa. |
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sabato
3 gennaio
Nessuno potrebbe credere di veder censurate le scazzottate di Bud
Spencer e Terence Hill, ma per gli acquirenti natalizi (parecchi)
dei Dvd de Lo chiamavano Trinità e …Continuavano
a chiamarlo Trinità, editi da Medusa Video, l’effetto
è stato quello di una doccia fredda. Non di censura si tratta,
però, ma di un altrettanto inquietante scivolone produttivo
che ha portato alla scomparsa di alcune scene: “Colpa
nostra, sono amareggiata”, ammette Sandra Zingarelli,
figlia del regista Italo, detentore dei diritti della pellicola.
“Avevamo diverse versioni dei film, realizzate per i diversi
mercati in diverse lingue. Abbiamo dovuto realizzare una versione
specifica per ogni mercato, e siccome i costi per questo tipo di
operazioni non sono bassi, abbiamo deciso di restaurare la versione
inglese”. Uno spaghetti western, insomma, con meno spaghetti
del previsto. |
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