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^ Giovanissima, in un posato
che sembra nascondere i tratti fisici che la renderanno celebre, come
gli zigomi pronunciati, le lentiggini, il corpo ossuto e spigoloso.
Per la figlia di una suffragetta del Connecticut appare più adeguato
il look maschile, che ne esalta la bellezza androgina e la sottile ironia.
Manca ancora qualche anno allarrivo de Il diavolo è
femmina (Sylvia Scarlett, 1935), interpretato in gran parte
in abiti da uomo
Cristopher Strong (id, 1933) di Dorothy Arzner. Già
emancipata aviatrice nel suo secondo film, ma forse non è proprio
il suo genere.
Piccole donne (Little Women, 1933) di George Cukor. Trampolino
di lancio per linterprete della sorella anticonformista Jo, primo
di una lunga galleria di ritratti di donne forti e volitive. Dirige
Cukor, inaugurando un sodalizio leggendario che porterà ad alcune
delle migliori commedie della Hollywood classica.
Maria di Scozia (Mary of Scotland, 1936) di John Ford. Algida
e rigorosa in un Ford dannata sulla tragedia di Maria Stuarda.
Susanna
(Bringing Up Baby, 1938), di Howard Hawks. Insieme a Cary Grant dopo
Il diavolo è femmina e prima di Incantesimo
e Scandalo a Filadelfia: i due fanno scintille, Hawks
non è da meno, per una delle più effervescenti screwball
comedy di sempre. Il baby del titolo è il leopardo
che Susanna porta con disinvoltura al guinzaglio.
Incantesimo (Holiday, 1938) di George Cukor (già interpretato
a teatro). Una parte perfettamente congeniale quella della figlia ribelle
di una ingessata famiglia alto-borghese: soffierà il fidanzato
alla sorella antipatica facendo la felicità di entrambi. I duetti
con Grant, in nome di una funambolica ribellione alletichetta,
sono da antologia.
Scandalo a Filadelfia (The Philadelphia Story, 1940) di George
Cukor. Una divertita foto di lancio per quello che molti considerano
lesito più alto della commedia sofisticata: Katharine,
in una parte scritta su misura per lei, si districa tra tre uomini,
per tornare infine, dopo una serie vertiginosa di equivoci, dal marito
abbandonato. Premio della critica newyorkese come miglior attrice dellanno.
Con George Cukor, mentore e regista prediletto, sul set di Scandalo
a Filadelfia.
La donna del giorno (The Woman of the Year, 1942) di George
Stevens. Il set galeotto che fece nascere lamore tra Katharine
e Spencer Tracy, una storia lontana dai riflettori (lui era sposato)
che pure durerà parecchi anni e parecchi film.. La costola
di Adamo (Adams Rib, 1949) di George Cukor. Ancora in
coppia con Tracy per una commedia protofemminista che fece epoca: i
due, sposati ed entrambi avvocati, cominciano a combattere in tribunale
e finiscono per farlo anche in casa. Linevitabile happy end è
siglato da lui che grida Vive la difference! e
tira le tende del letto. La regina
dAfrica (The African Queen, 1951) di John Huston. Lacera
e sofferente vicino a Bogart (che vinse lunico Oscar della sua
carriera) in una grande prova dattori perfettamente orchestrata
da Huston. Improvvisamente lestate
scorsa (Suddenly, Last Summer, 1959), di Joseph L. Mankiewicz.
Con il passare degli anni, la Nostra si dimostra perfetta anche per
le morbose atmosfere di Tennesse Williams, in compagnia di altri due
mostri sacri come Monty Clift ed Elizabeth Taylor. Indovina chi viene
a cena? (Guess Whos Coming to Dinner, 1967) di Stanley
Kramer. Film chiave, anche se decisamente edulcorato, per la questione
razziale, con unanziana coppia liberal scioccata dallipotesi
di un genero nero. Tracy morirà due settimane dopo le riprese,
Katharine vincerà uno dei suoi 4 Oscar (puntualmente non ritirati,
accampando sempre scuse diverse) Torna El Grinta
(Rooster Cogburn, 1975), di Stuart Millar
Due leggende al tramonto, non senza una buona dose di autoironia e una
mai sopita, contagiosa energia.
Lo sguardo spiritato e malinconico, straordinariamente dolce.
Unincrollabile determinazione e una malcelata ironia: cè
tutta Katharine. |