Agata e la tempesta
Silvio… e la tempesta?
di Adiano ercolani

 
  Italia, 2004
di Silvio Soldini, con Licia Maglietta, Emilio Solfrizzi, Giuseppe Battiston, Claudio Santamaria Marina Massironi.


Andare a vedere un film di Silvio Soldini, almeno negli ultimi anni, è diventato ormai un puro divertimento cinefilo: la curiosità di correre a scoprire come uno dei più interessanti autori italiani contemporanei scelga ogni volta di cambiare completamente tono e registro narrativo rispetto al suo lavoro precedente è ormai irresistibile. Dopo la soave e stralunata leggerezza di Pane e tulipani era infatti arrivata la spossante letterarietà del pur apprezzabile (e apprezzato) Brucio nel vento. Adesso, il regista di Un’anima divisa in due – forse ancora oggi il suo film migliore – sceglie di esplorare di nuovo la strada della commedia brillante, affidandosi a una storia dai delicati risvolti surreali e ad un cast di attori, più o meno conosciuti, davvero affiatato, su cui spicca la sempre più bella ed ariosa Licia Maglietta. Agata e la tempesta si presenta fin dalle prime battute come un’opera gentile, allegra, capace di far scaturire nello spettatore un senso di benessere senza dover ricorrere alla risata comandata e all’effetto comico troppo esplicito. Nella prima mezz’ora è uno spasso seguire tutti e nessuno attraverso imprese importanti o di poco conto, come possono essere la vendita di un libro, dei vestiti sgargianti, oppure la costruzione di velodromi. I personaggi sono caratterizzati con dovizia di particolari e con una precisa, coerente superficialità, che li dota di una bonaria ed apprezzabile leggerezza: piccoli, sornioni, stupidotti esseri umani di provincia, questo gruppo di persone si aggira senza meta e senza storia per una serie di situazioni e paesaggi improbabili, ma assolutamente vitali ed allegri.
Soldini costruisce la pellicola attraverso tocchi di sapiente nonsense, aiutato da una sceneggiatura capace di suscitare distensione e sorrisi in più di un’occasione. Inoltre il regista opta, nel dirigere, per la via della semplicità, della non invasione da parte del mezzo-cinema, e si limita a seguire questi ‘Godot’ senza meta nel loro girovagare inconcludente. Il problema, tuttavia, è che dopo un po’ la leggerezza del tono e soprattutto la fragilità della storia arrivano ad essere troppo conclamate, ed il senso di spensieratezza che la pellicola ci ha offerto nella sua prima parte diventa forse ridondanza verso il lieve.
Agata e la tempesta perde perciò di fluidità e di presa sullo spettatore, arrivando dunque ad un finale che sembra proprio essere stato appiccicato lì per puro caso. La mancanza di eventi ‘forti’, di situazioni logicamente comiche o drammatiche porta ad un brusco appiattimento, ed il tentativo forzato di cambiare registro narrativo nell’ultimo quarto d’ora nuoce soltanto al risultato finale. Peccato, perché sotto moltissimi punti di vista il film è pienamente riuscito, soprattutto quando si lascia seguire nella sua lucida incoerenza. Confidiamo in Soldini per una prova altrettanto convincente per quanto riguarda il tono delle sue commedie, sempre originale. Vorremmo però vederlo all’opera su una sceneggiatura più densa e precisa, in grado di costruire una storia oltre che sensazioni ed atmosfera.