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I migliori cinque film dell'anno, secondo i collaboratori di Off-screen. Adriano Ercolani 1) Apocalypse Now Redux Coppola aggiunge i tanto attesi 49 minuti, spezza il ritmo della prima versione e la rende definitivamente sottomessa al suo concetto di "autore". Totale: tutto il cinema è contenuto in questo film. 2) L'uomo che non c'era I Coen hanno ormai deciso di radicalizzare il loro discorso estetico: eleganza del bianco e nero, gioco spassoso con il genere (ancora il noir), perfetto mix tra script surreale e regia al vertice del controllo. E Thornton è strepitoso. 3) Il signore degli anelli - la compagnia dell'anello Finalmente un blockbuster in cui vengono mescolate a puntino esigenze di struttura "mainstream" e precisa poetica autoriale: Jackson velocizza il ritmo fino al limite, come nei suoi lavori più riusciti, e copre tutto di fango, sudore e sangue. Possente. 4) Alì Il film forse più imperfetto dell'ultimo Mann è comunque epopea potentissima, visivamente folgorante - le immagini, come al solito, lasciano senza fiato -, cadenzata da musiche che colpiscono al cuore. Grande esempio di "viaggio dell'eroe" contemporaneo, ideato e montato come se non fosse semplicemente la l'ennesima cine-biografia. 5) Black Hawk Down Scordatevi ogni regola predefinita sui film di guerra: Scott, dopo un breve prologo, ci propone due ore filate di battaglia senza pause e senza valori aggiunti. Forse non c'è altro tranne che la messa in scena, ma questa è così bella che è impossibile staccarsi. Esteban Lola 1) Amen perché il pudore nel raccontare le deportazioni e i campi di concentramento si coniuga, con incredibile lucidità e fiera ostinazione, alla implacabile denuncia di chi sapeva troppo e volgeva lo sguardo altrove. e, più o meno in quest'ordine e con parimerito allargato a 5 film -) La pianista perché Haneke, scegliendo il lato oscuro e tormentato dell'eros, centra per l'ennesima volta il ritratto di quella parte agiata dell'Occidente sconfitta dall'alienazione. -) La promessa perché il volto di Jack Nicholson comunica una commovente stanchezza; ma anche perchè l'incontro tra Sean Penn e la poetica di Durrenmatt permette alle illusioni di affondare in una lenta e quasi dolce agonia. -) Metropolis (di Rin Taro) perché scenari futuribili e personaggi profondamente umani si fondono meravigliosamente nella lirica visionarietà della migliore animazione giapponese. -) Nobel (di Fabio Carpi) perché da un autore appartato e troppo spesso ignorato arriva un romantico omaggio ad un'Europa sospesa tra passato e presente, vista con meraviglia dall'occhio disincantato di due insoliti viaggiatori. -) Bloody Sunday perché lo spettatore è tascinato a forza nel mattatoio irlandese, costretto ad assistere con orrore ad una repressione militare del tutto folle, ottusa, insensata. 4 film costretti ad accomodarsi in panchina: The Others, Luna Rossa, I Tennenbaum, Figli Fabio Tasso 1) L'uomo che non c'era Ennesimo capolavoro dei fratelli Coen, che rielaborano i grandi temi del noir classico raccontando l'odissea dell'"uomo senza qualità" incarnato da un ispiratissimo Billy Bob Thornton. 2) A.I. Film epocale, al di là dei meriti intrinseci, perché rappresenta lo spartiacque tra la fantascienza pre-kubrickiana e quella post-kubrickiana e si fa riflessione senza risposte sulla concezione dell'uomo-macchina e sul futuro incerto dell'umanità. 3) Il signore degli anelli - la compagnia dell'anello Il primo episodio della trilogia più costosa della storia del cinema è il vero evento della stagione. Una pellicola di cui da troppo tempo si sentiva il bisogno. 4) Il favoloso mondo di Amèlie Il sorriso di Amèlie e la statuetta del nano che gira il mondo sono un balsamo e irradiano una luce limpidissima su un'epoca sconquassata dalla violenza, che sembra aver perso irrimediabilmente le proprie coordinate. 5) L'apparenza inganna Commedia degli equivoci acuta e intelligentissima sulla difficoltà di vivere il proprio ruolo sociale e sui compromessi che bisogna accettare per convivere con i propri simili. Adriano Marenco In ordine casualmente alfabetico Bloody Sunday perché la storia è un pugno nel basso ventre. Perché l'ingiustizia è sempre vicino a noi. Perché la tragedia si comunica sulla pelle, perchè ne sentiamo la continua probabilità. Perché il potere ne ha bisogno come della mistificazione. Moulin Rouge perché la storia più classica del melò, la prostituta redenta dall'amore muore di tisi, diventa invenzione colore ironia kitsch. Perché Roxanne vissuta dall'argentino narcolessico. Perché Like a Virgin cantata da Zidler. Mulholland Drive perché una storia sul cinema, il potere delle major, il sogno di essere un'attrice diventa come un animale che ragiona e comunica di emozione e senso. Perché la vita si trasforma in sogno raccontato due volte raccontato al contrario raccontato dopo morto pieno di urla e furore che non significa nulla. O tutto. Parla con lei perché la storia è amore assoluto purifica tutto compreso il disprezzo che avremmo l'obbligo di provare. Per la scena del film muto (omaggio ad un racconto di Bukovski?) I Tenenbaum perché la storia è un pensiero, un movimento grottesco che diviene racconto naturale. Per la scena in cui alla Paltrow cade di tasca un pacchetto di sigarette. Luca Perotti 1) Mulholland Drive Perché molteplici punti di vista si susseguono e si intrecciano in una struttura circolare continua eppure frammentaria, vibrante di magia onirica. Armoniosamente sperimentale e innovativo, è come un libro scritto senza punteggiatura, traboccante di aggressività intra-extra-sensoriale. 2) L'uomo che non c'era Perché è un'elegante elegia funebre dell'uomo massa, al contempo rigorosa e bizzarra, che contiene l'incandescenza concettuale di tutto il cinema dei fratelli Coen. 3) A tempo pieno Perché affronta brutalmente la dissoluzione del soggetto contagiato dal conformismo e per il quale nemmeno la fuga è proponibile. Perché i nemici più terribili sono la predestinazione e lo status sociale. Cruciale. Essenziale. 4) A.I. Perché ha il nocciolo kubrickiano e la polpa spielberghiana. Un film gigantesco e diseguale che divora la linea di confine tra religiosità e ateismo più di ogni altra "ora degli stronzi". 5) Parla con lei Perché Almodovar ha capito che il cinema è vita e la vita è sangue, carne, amore, morte, lacrime, musica, spiritualità, colori, polvere, Dio, froci, coma, sesso, mucose, donne, uomini. E ce lo trasmette in ogni centimetro di fotogramma. Donatella Valeri 1) Parla con lei Riesce a fondere con una naturalezza unica il dramma, il lirismo, la bellezza del corpo di una donna e il grottesco più anticonvenzionale, che è il motore del mondo. 2) Apocalypse Now Redux Anche se preferisco la prima versione, il film di Coppola è uno degli esempi più riusciti di "Cinema totale": non si può esaltarne solo la sceneggiatura, la fotografia, la colonna sonora, la recitazione, ma tutto è fuso in un'opera unica. 3) Mulholland Drive Su tutto, la sequenza del play-back a teatro. 4) Chi lo sa? Per la sua levità sublime. 5) La promessa Un film di genere e sul genere che non si dimentica facilmente. Stefano Finesi 1) Mulholland Drive Il tempo e lo spazio del cinema riformulati da cima a fondo. 2) La pianista Ossia come girare un melodramma senza versare una lacrima. Qualcuno faccia un monumento a Isabelle Huppert. 3) Gocce d'acqua su pietre roventi Fassbinderiano fino al midollo, dunque sferzante e commovente al tempo stesso. 4) La promessa Dolente, sentitissimo cinema di emotività pura, capace di scavalcare indenne i tempi classici della narrazione. 5) Fantasmi da Marte La coattaggine elevata ad arte, da uno dei pochi che se lo possono ancora permettere. Luca Persiani 1) Mulholland Drive Per il sogno, la sensualità e lo spavento e, in ordine sparso: -) L'uomo che non c'era Per il noir, il nitore e il nuovo mito -) Windtalkers Per il ralenti, la redenzione e la ritualità del dramma -) Il signore degli anelli - la compagnia dell'anello Per la favola, la finzione e la finitura della visione -) A.I. Per l'ampiezza della sfida e l'amore & l'avvenire assolutamente disinibiti Carlo Benedetto 1) Mulholland Drive 2) L'uomo che non c'era 3) Gosford Park 4) Parla con lei 5) La pianista |