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le Fabuleux destin
d'Amélie Poulain, Francia / Germania, 2001
di Jean-Pierre Jeunet, con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz,
Rufus, Lorella Cravotta
De Il favoloso mondo di Amélie mi piace: la piccola Amélie
che si toglie la colla essiccata dai polpastrelli o mangia le fragole
in punta di dita; la foto del nano da giardino in Cambogia; le improvvise
derive di immagini di repertorio, come quando per giustificare il ritardo
di Nino Amélie arriva a crederlo finito in Afghanistan per combattere
da mujaheddin; il primo contatto tra i due protagonisti, nel tunnel
dellorrore, e il prolungato, esitante bacio finale; Amélie
al cinema, che guarda gli spettatori che guardano il film; il suggeritore
del tombino per punire gli arroganti con una battuta; il pesce rosso
suicida; il sosia di Stalin che proclama come ognuno abbia diritto al
fallimento della propria esistenza; la tabaccaia ipocondriaca; lalbum
di fototessere di Nino, ossia la versione metropolitana della commedia
umana.
De Il favoloso mondo di Amélie non mi piace:
lincapacità di dare a una serie folgorante di microintuizioni
un respiro narrativo più ampio, che le faccia almeno resistere
a una seconda visione; la Parigi da cartolina con la fisarmonica e i
chioschetti di Montmartre; il fatto che, con tutta la sua ossessione
per i piaceri tattili e momentanei, il film stesso rimanga una fugace
esperienza epidermica, infarcito di sottotracce e personaggi secondari
assolutamente inutili (lo scrittore fallito, il giovane commesso del
fruttivendolo, la portiera con il cuore spezzato); leccesso di
effetti speciali che finisce per infiacchire, in una ingombrante sofisticazione
dellimmagine, lesplorazione continua delle possibilità
sensoriali; la scelta di Jeunet di elaborare una specie di post-moderno
per le masse, pagando però il prezzo di smorzare ogni capacità
corrosiva a favore di un romanticismo onirico un po furbetto;
la storia damore tra Nino e Amélie, ossia la storia del
semplice raggiungimento di un contatto che in realtà non si basa
su nulla e riesce quindi ad essere potentemente piacevole e consolatoria;
il conseguente sorriso ebete degli spettatori che escono dal cinema
dicendo Quanto è carino!.
Detto questo, visto che esistono più connessioni nel mio cervello
che atomi nel mondo, vi saluto e vado ad occuparmi daltro.
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