Marzo 2004
a
cura di Stefano Finesi
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giovedì
25 marzo
Incontrollabili, spropositate, inquietanti: le voci che si rincorrono
su La passione di Cristo
di Gibson crescono a dismisura. La più esilarante è
probabilmente quella del tabloid The Sun, che rivela come
sia in cantiere un sequel del film: La Resurrezione!
Gibson dichiara invece di avere l’intenzione (viste anche
le polemiche non ancora sedate sul presunto antisemitismo del film)
di girare un film sulle origini della festa ebraica dello Hanukkah:
in entrambi i casi, è stato aperto un filone insospettabilmente
redditizio, considerando che, oltre gli incassi milionari in sala
de La passione di Cristo, il merchandising legato alla colonna sonora
e a un libro fotografico furoreggia in America… In Europa
si levano intanto voci pesanti: Marin Karmitz, proprietario del
circuito francese di sale MK2 e presidente della federazione dei
distributori d’oltralpe, proclama che non proietterà
il film nelle sue sale, essendo a suo avviso nientemeno che “propaganda
fascista”. Quali siano esattamente i motivi di tale presa
di posizione non ci è dato sapere, resta il fatto che un
altro mattone a sostegno dell’enorme successo commerciale
del film è stato piazzato. |
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martedì
23 marzo
Jack Valenti, boss della MPAA, la Motion Pictures Association of
America, va in pensione. L’annuncio, dato durante un convegno
con i proprietari delle sale cinematografiche, mette fine a una
“dittatura” incredibilmente longeva, che lo vedeva presidente
e capo dell’esecutivo dell’associazione nientemeno che
dal 1966, quando per assumere l’incarico abbandonò
l’allora presidente Lyndon Johnson, di cui era il braccio
destro. Dipinto spesso come una specie di padrino senza scrupoli
alla testa delle sette sorelle di Hollywood (Disney, Warner Brothers,
Universal, Sony-Columbia, 20th Century Fox, Paramount e MGM), simbolo
vivente dell’intreccio tra politica e spettacolo, lascia il
posto senza grandi clamori: “Guardo a questo traguardo
con emozioni contrastanti, perché quando si fa una cosa per
così tanto tempo, ci si affeziona ed è difficile lasciare.
D’altronde, preferisco andare via prima che mi invitino a
farlo”. |
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lunedì
22 marzo
Il governo spagnolo uscente intende citare in giudizio Pedro Almodòvar,
a causa di alcune dichiarazioni a caldo rilasciate all’indomani
della vittoria del partito socialista. Il regista ha infatti accusato
il governo Aznar di aver tentato un “colpo di stato”
cercando di rimandare le elezioni incipienti dopo gli attentati
al metrò, senza calcolare le menzogne rese al paese sulla
pista basca. Il Partito Popolare affila le armi anche in previsione
delle polemiche che si trascinerà dietro La Mala
Educaciòn, il nuovo film di Almodòvar che
chiama in causa la chiesa cattolica per una storia di pedofilia
e violenza.
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domenica
21 marzo
Nato come esperimento di nicchia in un piccolo club newyorkese,
ad opera dell’attrice mancata Anastasia Fite, potrebbe diventare
il nuovo, orribile tormentone di una generazione: il Movieoke
è la versione cinematografica del karaoke e invece di stonare
puntualmente sulle canzoni, gli avventori dovranno cimentarsi nel
recitare le scene cult dei loro film preferiti. Una società
californiana ha già messo a punto il software per commercializzare
il prodotto in versione domestica e risollevare le serate morte
di milioni di persone (ahiloro…). Anche perché, a quanto
sembra, il primo cinederivato del karaoke, il Pornaoke,
comportava il doppiaggio da parte dei malcapitati di turno dei film
porno. Venderlo alle famiglie era un po’ più complicato. |
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venerdì
19 marzo
Un omaggio doveroso a una delle più deliranti invenzioni
cinematografiche: l’odorama. Nell’ambito di un convegno
internazionale sul cinema presso l’Università di Udine
sono stati infatti proiettati due film accompagnati da tesserine
gratta e annusa, da utilizzare nei momenti topici del film: le pellicole
in questione sono l’inedito francese Cent sans sens
e il glorioso antesignano dell’odorama, Polyester
(1981) di John Waters, con Divine nei panni di una dolce casalinga
sposata con un narcotrafficante e con due figli ladri e tossicomani.
Odori d’origine controllata. |
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giovedì
18 marzo
L’Anica chiede la sospensione dello spot di Alice, l’Adsl
Telecom, protagonista Valentino Rossi. Pietra dello scandalo, le
immagini di una sala cinematografica deserta e sporca, praticamente
in disuso, che secondo l’Associazione fornirebbe un’immagine
denigratoria dell’esercizio italiano. Ma non finisce qui.
Secondo un ardito esercizio di ermeneutica, lo spot, promuovendo
una linea internet superveloce, conterrebbe anche “l’incitamento,
preciso ed inequivocabile, rivolto ai giovani, ad abbandonare il
consumo di cinema in sala e a porre sostitutivamente in essere un
comportamento illecito, volto a realizzare la finalità di
usufruire di film e di musica senza alcun rispetto per i diritti
e gli interessi dei titolari, cioè imprese ed autori”.
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martedì
16 marzo
Dopo l’annuncio delle candidature ai Nastri d’argento,
arrivano pure i David di Donatello: la sorpresa, vista la recentissima
uscita del film nelle sale, è l’incetta di nomination
di Che ne sarà di noi
di Veronesi, che batte i più nobili colleghi Castellitto,
Giordana, Bellocchio, Soldini, Garrone, Salvatores. Per fortuna
l’interessato ironizza (“Dodici nomination! Come
Titanic!”), anche perché
i problemi rimangono, come sempre, quelli legati alla gestione del
premio in sé, vista la gag meravigliosa dei 45 giurati che
non sono riusciti a votare durante l’ultimo giorno utile,
essendo stato occupato per 5 ore il fax del notaio che raccoglie
le schede… Dopo la polemica dell’anno scorso sull’allargamento
della giuria alla bellezza di 689 membri, probabilmente si è
realizzata una piccola, naturale scrematura |
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domenica
14 marzo
Un contropiede inaspettato, una nemesi cinematografica spiazzante:
il giovane Mike Wilson, 28 anni, sta girando un documentario intitolato
Michael Moore odia l’America, volto a smontare il crescente
consenso intorno al regista di Bowling
a Columbine, passato dallo status di guerrilla director a divo
ricchissimo e vezzeggiato. Il perverso contrappasso vuole che Wilson
usi la stessa tecnica usata da Moore in Roger & Me,
quando cercava invano intervistare il presidente della General Motors:
proprio Moore infatti sembrerebbe diventato snob e inavvicinabile,
circondato di ben 8 guardie del corpo e restio a concedere dichiarazioni
sul fatto che, come si dice abbia scoperto il New Yorker, non venga
affatto da una famiglia di proletari… Per chi vuole: www.michaelmoorehatesamerica.com
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venerdì
12 marzo
Approvato il decreto Urbani sul cinema dal Consiglio dei Ministri,
dopo la sfuriata del titolare dei Beni Culturali che la settimana
scorsa abbandonò la seduta avendo visto depennato il provvedimento
dall’ordine del giorno. Con i fondi provenienti dal Lotto
e dalla Finanziaria (ma non dai Gratta e Vinci), al cinema dovrebbe
spettare una fetta complessiva di 80 milioni di euro annuali, una
delle cui voci di spesa più importanti sarà rappresentata
dalla lotta alla pirateria. Oltre alla polemica legata alla questione
dei film in attesa del finanziamento ottenuto negli anni precedenti
e rimasti a bocca asciutta, anche il tema della linea dura contro
la pirateria suscita qualche perplessità, essendo punibile
con pene amministrative fino a 1.500 euro anche chi solamente scarica
dalla rete materiale protetto da copyright, malgrado una recente
direttiva europea dichiari proprio non perseguibile il downloading
domestico. |
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mercoledì
10 marzo Off-screen
sta già preparando una colletta, ma c’è da scommettere
che non riuscirà a raggiungere una cifra minimamente adeguata:
Beatrice Welles, figlia di Orson, è stata autorizzata dal
giudice di Los Angeles Dean Pregerson a vendere l’Oscar vinto
dal padre per la sceneggiatura di Quarto potere,
malgrado l’Academy si fosse opposta ricordandole che il regista
aveva promesso di restituirla alla cifra simbolica di un dollaro,
il giorno che se ne fosse stufato… Il cimelio che Orson avrebbe
restituito, a quanto sembra, sarebbe stato però una copia,
poiché aveva smarrito l’originale, ritrovato invece
dalla figlia e pronto adesso per andare all’asta al miglior
offerente. Chissà se con i soldi che salteranno fuori da
tutto questo bailamme, Welles un tempo avrebbe potuto girare almeno
un film in santa pace… |
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martedì
9 marzo È morta a 94 anni Frances Dee,
una delle ultime dive superstiti della Hollywood degli anni trenta
e quaranta. Tra i suoi titoli più celebri, Piccole
donne, Anime sul mare, Una tragedia
americana; tra i suoi partner sul set, giganti come Gary
Cooper, Bette Davis, Frederic March, Maurice Chevalier. Frances
vanta anche un altro notevole record, almeno per Hollywood: 57 anni
di fedele matrimonio con il collega Joel McRea. |
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venerdì
5 marzo
Marco Muller è il nuovo direttore della Mostra del Cinema
di Venezia, prescelto dal presidente della Biennale Croff a quanto
pare senza neanche farlo votare dal consiglio: ormai, comunque,
il nome di Muller era quasi sicuro da tempo, così come era
scontato il siluramento di de Hadeln, che, malgrado le scottanti
rivelazioni adombrate al Corriere della Sera, se ne va senza sbattere
la porta. Ex direttore di Locarno, produttore con un certo occhio
e un certo coraggio (No Man’s
Land, Moloch, Diciassette anni),
Muller riceve un mandato di ben quattro anni con verifica dopo la
prima edizione, promettendo di accettarlo solo a condizione di promuovere
il più possibile quel cinema indipendente che gli è
sempre stato a cuore.
Ecco la sua dichiarazione ufficiale: "Vorrei innanzi tutto
ringraziare il Presidente Croff e il CdA della Biennale per la fiducia
accordatami. E’ il più prestigioso tra gli incarichi
ai quali possa aspirare un “fabbricante di festival”
italiano. Certo, da tempo ero passato, anima e corpo, alla “fabbricazione
di film”, avevo scelto di smettere di fare il mestiere che
mi aveva impegnato per più di vent’anni. Prima di poter
accettare la sfida che mi proponeva la Biennale ho dovuto dunque
fare un esame di coscienza.
Si trattava di tornare a fare, ai livelli massimi, quello che avevo
già fatto? Oppure, per un produttore cinematografico con
un’esperienza finalmente tutta “dall’interno del
cinema”, questa sfida assumeva un carattere davvero nuovo?
La mia risposta è che vorrei misurarmi con questi obiettivi
ambiziosi: riuscire a realizzare una Mostra sempre più rispondente
alle esigenze di chi i film li fa, li diffonde e li va a vedere.
Con questo obiettivo vorrei anche rendere permanenti, a Venezia,
alcune attività del Settore Cinema.
Mi auguro che la 61a Mostra possa corrispondere a un festival agile,
inventato in un clima di dialogo e confronto costanti con l’industria
e la cultura del cinema. In Italia e fuori”.
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giovedì
4 marzo
Non si conclude l’epopea Disney e l’ultimo colpo di
scena è la destituzione a sorpresa di Michael Eisner, il
boss spietato che stava trasformando il volto della major a colpi
di marketing senza scrupoli: gli azionisti gli hanno infatti tolto
i voti piazzando come chairman l’ex-senatore George Mitchell
e relegando Eisner a capo dell’esecutivo. Alcuni commentatori
notano che l’amicizia tra i due non dovrebbe cambiare più
di tanto le cose, ma sembra palpabile un po’ di disagio nella
“Mouse House” davanti a strategie di mercato volte ad
alterarne la natura di multinazionale (quello sì) ma al servizio
dei bambini. Mentre dunque si fa di nuovo sotto la Comcast, rilanciando
per l’acquisto della Disney l’offerta di 50 miliardi
di dollari, già rifiutata precedentemente, il New York Times
riporta l’illuminante commento a proposito di un azionista:
“Disney is more than a company. It is part of Americana…
It’s a sacred institution”. Via i mercanti dal
tempio… |
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martedì
2 marzo
Detto sinceramente, eravamo tentati di abbandonare la saga, ormai
di misura tolkeniana, della Biennale di Venezia, per quella che
potremmo definire sopraggiunta nausea. Arriva però una gustosa
intervista di De Hadeln rilasciata al Corriere della Sera, in cui
il direttore in carica della Mostra del cinema (almeno fino al 7
aprile, termine del mini-mandato trimestrale) rivela come gli siano
stati offerti 20.000 euro dai legali della Biennale “in
cambio del silenzio sulle due mostre del 2002 e del 2003. Con il
divieto di rilasciare interviste sia in Italia che all'estero fino
al 30 settembre, pena un versamento di 20.000 euro o anche di più”.
De Hadeln dichiara ovviamente di non aver firmato, ma neanche indica
cosa avrebbe dovuto tacere sulla gestione del festival in questi
due anni, gettando una luce sinistra su una schermaglia che finora
credevamo semplicemente ancorata alle meschinità politiche
consuete e che adesso si apre a ogni possibile supposizione fanta-complottistica.
Alla prossima, doverosa puntata. |
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lunedì
1 marzo
La sfida francese a Hollywood (finora a corrente alternata, con
brutti filmoni che hanno incassato e brutti filmoni che non hanno
incassato), si gloria di un nuovo capitolo, ad opera del consueto
Luc Besson: il regista di Nikita lancia infatti
il progetto di nuovi, sfarzosi studios cinematografici da costruire
entro il 2006 a nord di Parigi, per una spesa complessiva di 140
milioni di euro. “In Europa – sostiene –
i francesi sono i maggiori produttori di film, e sono gli unici
a non avere veri e propri studios, comparabili a quelli americani
o almeno a Cinecittà in Italia o a Pinewood in Gran Bretagna”.
Detto fatto, Besson ha acquistato una vecchia centrale elettrica
degli anni trenta e il terreno circostante, per un totale di 50.000
metri quadrati, dove saranno edificati 10 set, tre ristoranti, una
sala da 1000 posti e troveranno asilo quei produttori che mediamente
portano un film francese su tre a girare all’estero, possibilmente
in paesi dell’est dove la manodopera costa la metà.
Insomma, nuovi brutti filmoni all’orizzonte, ma tutti Made
in France. |
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lunedì
1 marzo
Dopo cinque anni di bruschi cali di audience, di lutti, guerre e
austerity di vario genere, la cerimonia degli Oscar torna agli spensierati
splendori di un tempo (sarà il cambio della data?), riconquistando
un 22% di share sulla scorsa edizione e agganciando al teleschermo
una media di 43,5 milioni di telespettatori, con punte di ben 73
milioni. Vai allo speciale
e ai premi. |
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lunedì
1 marzo
Annunciate le candidature ai Nastri d’Argento, che saranno
assegnati il 19 giugno (ma non è un po’ tardino?) durante
il Taormina Film Festival: a guidare la classifica, con 8 nomination
ciascuno, Buongiorno notte,
La meglio gioventù
e Caterina va in città,
seguiti a ruota con 7 da Cantando
dietro i paraventi. Tralasciando le considerazioni fatte ogni
anno sullo scarso impatto sul mercato che mantengono tali premiazioni
nostrane (i film sono ormai quasi tutti fuori dalle sale…),
e quindi le puntuali domande sul loro senso reale, visto che non
funzionano neanche come luccicanti autocelebrazioni, ci soffermiamo
sulle candidature per il miglior film straniero, tristemente allineate
alle scelte peggiori dei festival internazionali: continuare a incensare
Le invasioni barbariche, Lost
in Translation e Goodbye
Lenin, che coprono metà della rosa, rivela una mancanza
di coraggio e originalità che già di per sé
la dice lunga su tutto il resto. |
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