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Italia, 2003. di Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Sonia Bergamasco, Jasmine Trinca, Fabrizio Gifuni, Adriana Asti, Maya Sansa. Finalmente un progetto ambizioso fin dalla sua ideazione, che punta ad essere un affresco epocale invece che la solita storiella due camere e cucina, propinataci da troppa parte del nostro cinema, anche quello che poi risulta valido: lo spunto di partenza, il progetto di fondo sembrano infatti non essere dissimili (anche se di differente portata) da quello che Bernardo Bertolucci fece nel 1976 con Novecento atto I e II. Finalmente il ritorno di due sceneggiatori, Stefano Rulli e Sandro Petraglia, che hanno firmato i film più belli degli ultimi venticinque anni di cinema italiano: due scrittori che sanno fondere struttura narrativa forte e profondità psicologica, che sanno costruire personaggi a tutto tondo e inserirli in ambienti, contesti, situazioni storiche e sociali ben definiti. Finalmente la voglia di raccontare una storia, e perciò di costruire un prodotto, che sia da una parte capace di parlare al grande pubblico, e confermi anche la voglia di puntare, allo stesso tempo, a un uso specifico del mezzo (in questo caso addirittura la TV!) che non si appiattisca nella solita routine di quello che al giorno doggi ci viene proposto dalla fiction nostrana: qualità estetica inesistente. Il modo in cui La meglio gioventù è stato infatti concepito non ha nulla di televisivo, o meglio non ha nulla degli standard bassissimi di quello che è oggi il prodotto televisivo medio italiano. Prezioso nelle immagini, arduo e coerente nel ritmo narrativo, il film di Giordana sembra tranquillamente infischiarsene di strizzare locchio al pubblico, e proprio per questo secondo noi ancor più lo rispetta: non vuole ingraziarselo con la facilità dellesposizione, con la semplicità della visione, con la ruffianaggine dellammiccamento. La meglio gioventù si presenta invece come un melodramma di impeccabile rigore formale, che si costruisce su una sceneggiatura equilibratissima e vigorosa, capace di restituirci sia le emozioni e i sapori dei vari momenti storici degli ultimi quarantanni, sia la forza tutta umana di personaggi vivi, familiari, contrastati. Anche se incentrato sulle vicende di due fratelli tra loro diversissimi, in realtà lopera è un affresco corale e sincero che accoglie in sé figure che finalmente non sono una metafora, un simbolo o una funzione per esprimere o spiegare qualche altra cosa, ma sono veramente persone in carne e ossa, toccanti nella loro quotidianità, dolorose in ciò che non riescono a esprimere; sotto questo punto di vista forse la miglior trovata di una grande sceneggiatura - lasse emotivo di tutta la storia sono il co-protagonista Matteo (lintenso Alessio Boni) e la moglie di suo fratello Nicola, Giulia (Sonia Bergamasco): due esseri umani difficili, sempre in lotta con se stessi e con il sistema che li circonda, antitetici nelle convinzioni ma simili nelle motivazioni inconsce, profonde, che li spingono verso una vita e delle azioni estreme. Ma non sono soltanto questi due i personaggi che ci rimarranno nella memoria: la psicolabile Giorgia ad esempio, superbamente interpretata da Jasmine Trinca, è un esempio perfetto di figura capace di esprimere tutta la propria profondità attraverso i silenzi, i gesti, gli sguardi; il rapporto conflittuale tra lei e Matteo è un legame che viene sintetizzato in uno scambio di vocaboli, in occhiate cariche di emozioni impossibili da esprimere a parole. E forse proprio il non detto, laccennato, quello che rende La meglio gioventù unopera così densa, accalorata, melodrammatica nel senso pieno e positivo del termine. Applauso convinto perciò a tutti coloro che vi hanno lavorato credendo fermamente in questo progetto, tanto valevole quanto comprensibilmente difficile da gestire. Non ci stupisce infatti che la RAI, questa RAI, abbia avuto tante difficoltà nel trovare a La meglio gioventù una programmazione adatta: i temi affrontati, la densità del racconto, la compostezza della regia, la bravura di tutti gli attori, hanno creato insieme un prodotto talmente al di sopra della qualità media di quello che oggi la TV di stato (e la concorrenza, ovviamente) passa, da non poter non imbarazzare chiunque abbia fatto fiction televisiva negli ultimi anni. Speriamo che la vetrina di Cannes e questa repentina e appropriata uscita nelle sale cinematografiche riesca a sbloccare una situazione diventata ormai ridicola: se poi, eventualmente, La meglio gioventù dovesse diventare un caso e riscuotere il successo di pubblico che merita, chi avrà più il coraggio di produrre e realizzare Carabinieri? Giordana già andrebbe ringraziato per questo film: se poi riuscisse ad aprire una breccia per un migliore futuro della fiction italiana, andrebbe addirittura santificato |