Be cool

Non così freddo…
di Giulio Frafuso

 
  id., Usa, 2005
di F. Gary Gray, con John Travolta, Uma Thurman, The Rock, Vince Vaughn, Harvey Keitel, Cedric The Entertainer


Tanto l’originale e brioso Get Shorty targato Barry Sonnenfeld ci aveva convinto con la sua sulfurea comicità e con i suoi strampalati e divertentissimi personaggi, tanto questa seconda puntata delle avventure dello strozzino/produttore Chili Palmer sa di prodotto eccessivamente confezionato per piacere e ripetere l’exploit del precedente. La formula è sempre quella che imperversa nei sequel hollywoodiani degli ultimi tempi: sfruttare gli stilemi che hanno decretato il successo del primo lungometraggio, aumentandone possibilmente l’ampiezza e la presa sul pubblico. Da Spider-man agli X-men l’idea ha ottenuto dei risultati più che soddisfacenti, mentre ad esempio in Charlie’s Angels ha dimostrato di avere il fiato un po’ corto. Anche nel caso di Be Cool l’operazione decisamente non ha funzionato, perché sulla “stilosità” e bizzarria dei personaggi non è stata poi costruita una storia in grado di collegare tutti gli spunti necessari alla riuscita del film. Tratto anche questa volta da un romanzo del grande Elmore Leonard, il film sembra sempre sul punto di trovare una propria coesione interna ed un indirizzo preciso verso cui la narrazione potrebbe dirigersi: eppure questo non avviene mai, nonostante ci siano almeno una mezza dozzina di strade intelligenti da imboccare per trovare un filo conduttore all’enorme quantità di sketch che la pellicola possiede. F. Gary Gray, che con The Italian Job aveva dato prova di saper padroneggiare con disinvoltura e leggerezza un prodotto in grado di fornire uno spettacolo intelligente, stavolta sembra limitarsi a dirigere l’enorme quantità di star facendo unicamente leva sul potenziale di glamour a disposizione. Con il risultato che i fascinosi John Travolta, Uma Thurman, Harvey Keitel ecc. si muovono un po’ vacui in un guazzabuglio cinematografico che non ha un senso ben preciso, e si perde ben presto nella noia; va da sé che anche la loro interpretazione ne risente - a prescindere anche dalla debordante fisicità della sempre più bella Uma. Unica nota di merito da attribuire sicuramente a Be Cool è la presenza di almeno un paio di figure di contorno davvero divertenti: prima tra tutte, quella della guardia del corpo interpretata da un sorprendente The Rock, spiritoso ed auto-ironico attore-gay che sopravvive facendo la guardia del corpo. Per il resto c’è davvero poco da vedere: ogni tanto qualche gag colpisce il segno, e si ride; il fatto, però, è che si ha sempre la sensazione che si tratti di piccoli colpi messi a segno, e non il frutto di una sceneggiatura precisamente orchestrata per portare a quel risultato. Più che un film, Be Cool allora si trasforma in una serie di scene magari anche gustose se prese singolarmente, ma incapaci di sommarsi per costruire un lungometraggio. Patinato, elegante, narciso e vuoto. Il senso di inutilità imperversa.