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X-men 2
X2, USA, 2003
di Brian Singer, con Hugh Jackman, Ian McKellen, Patrick
Stewart, James Mardsen, Halle Berry, Alan Cumming, Famke
Janssen, Rebecca Romijn-Stamos, Anna Paquin, Brian Cox,
Bruce Davison
Il pretesto mutante
recensione di Seth Boccia
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Le precise e asciutte incursioni
melò-soap sciolte in una intensa spettacolarità action
erano il più folgorante e originale piacere di X-men,
uno dei film più importanti nel processo di ridefinizione delle
strategie di trasposizione cinematografica della narrativa a fumetti.
In X-men 2, Singer e i suoi tentano di ripetere lalchimia
con le stesse esatte intenzioni, ed una trama sostanzialmente invariata.
Peccano però stavolta di eccessiva fiducia in se stessi. Se da
una parte Singer dimostra di essere in grado di costruire complesse
e strepitose sequenze spettacolari che poco hanno ad invidiare a maestri
del genere come i Watchowski, Cameron, McTiernan e così via,
dallaltra la mistura soap-action sembra aver perso la caratteristica
che la rendeva davvero esplosiva: la necessità. Quella di personaggi
e storie, ma soprattutto quella della premessa fondamentale del film:
lessere mutanti come lessere reietti rispetto ai "normali"
umani. X-men 2 è troppo impegnato in un gioco interno
alla setta dei mutanti, in cui si scontrano poteri giganteschi
e non sembra più tanto essere in questione la parte umana
del mutante, quanto quella divina, come peraltro suggerisce
in modo un po oscuro (ma chiarissimo per chi conosce il fumetto)
lultima inquadratura del film. Wolverine, Jean Grey, Rouge e Nightcrawler
(per citare solo quelli più direttamente attivi nella storia)
sembrano pedine in un gioco tanto contorto da diventare risibile, gestito
dal folle Stryker (che vuole morti tutti i mutanti), Magneto e il professor
Xavier. Un gioco alla fine chiuso nel mondo indistinto dei mutanti,
dove si ipotizza unautodistruzione di massa pilotata dallesterno
e di eccessiva ferocia, le cui ragioni si perdono in un odio cieco,
quello di Stryker, abbastanza credibile ma non sufficientemente ben
raccontato. Troppo articolata e varia è la folla di protagonisti
per risultare efficace, tanto che alla fine il racconto chiede necessariamente,
e oltre il controllo dei realizzatori, spazio per le personalità
comunque più forti, Wolverine, Jean Gray e Magneto (perdendo
per strada, dopo un'impressionante apparizione iniziale, il neofita
Nightcrawler), con un movimento un po goffo e chiaramente poco
controllato, pagando la mancanza di coraggio nello scarnificare la storia
per metterla al loro servizio fin dallinizio, come sarebbe parso
più logico e funzionale. Il risultato è che non cè
tensione nel racconto e nei destini dei personaggi: il film sembra un
ben ritmato susseguirsi di sequenze orchestrate quasi sempre alla perfezione,
ma che non reclamano una vera attenzione sul materiale umano (o mutante
che sia) che stanno raccontando. I legami fra i personaggi si fanno
pretestuosi e stanchi, e alcuni intrecci vengono sfruttati per scene
che sembrano solo gag in cui caratterizzazioni poco centrate sfoggiando
spettacolarità visive dalla dubbia necessità (vedi la
scena di Mystica-Jean Gray con Wolverine). La pretesa, poi, di chiudere
linee narrative (vedi il passato di Wolverine) dimostrando che centrano
con il plot principale, porta ad orchestrare la narrazione poco fluidamente
ed efficacemente. Il fattore X che rendeva il primo X-men
un film mutante nella sua precisa ed efficace rielaborazione del materiale
narrativo di partenza per la trasfigurazione di questultimo in
cinema, sembra in questo seguito accontentarsi di vivere di rendita
estetica. Senza fare lo sforzo, invece sempre necessario, di riavvicinarci
credibilmente alle vite dei personaggi e alle situazioni raccontate.
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