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id., Usa, 2007
dii Lee Tamahori, con Nicolas Cage, Jesica Biel, Julianne Moore

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recensione di Anna Maria Pelella



In principio fu Blade Runner che immortalò per sempre il nome di Philip K. Dick nell’Olimpo dei più grandi scrittori di fantascienza di sempre. Poi fu la volta di Atto di forza che, anche se abbastanza fedele, non rende comunque la ricchezza del lavoro da cui è tratto, e perde moltissimo nella rappresentazione dozzinale e poco ispirata. È poi il turno di Screamers - Urla dallo spazio, trasposizione fedele da "Second Variety", e Impostor, con un grande Gary Sinise che inspiegabilmente passa inosservato. Minority Report meglio sarebbe stato non girarlo affatto, non fosse altro per l’incredibile stravolgimento del messaggio originale, secondo cui la possibilità di cambiare il futuro esiste sempre, per cui il rapporto di minoranza va preso comunque in considerazione come eventualità percorribile. Invece per Spielberg il rapporto in questione è una casualità rara e quindi è giustificabile un governo che punisce in anticipo i crimini (vi ricorda nulla?). Tacerò sull’incredibile trasformazione del protagonista del racconto che, da uomo di mezza età diviene la versione futurista di un agente speciale, con tanto di faccia glamour e monoespressione di Tom Cruise. Per finire, almeno per il momento, abbiamo Paycheck, di John Woo, che ovviamente predilige le scene di inseguimenti e si sofferma poco sul tema principale (che in origine era il ricordo e la rimozione del passato), e il riuscitissimo A Scanner Darkly che, grazie alla fedeltà al romanzo e all’innovazione della messa in scena, rimane uno degli adattamenti migliori dell’opera dello scrittore americano.
Questo Next si inserisce a pieno titolo nei film tratti da lavori di Dick, intanto perché ne cita la fonte (il romanzo breve "The Golden Man"), cosa che non tutti hanno fatto in passato, e poi perché tiene comunque presente la tematica di base, cioè l’inconoscibilità reale del futuro.
Il protagonista, Cris Johnson, è un prestigiatore che si guadagna da vivere imbrogliando un po’ il prossimo, dal momento che ha il dono di vedere due minuti nel futuro. Ma quando la sua abilità viene scoperta da un agente federale, questi lo arruolerà contro la sua volontà nella guerra al terrorismo.
La storia è semplice e i personaggi hanno un ruolo tutto sommato lineare, ma qualcosa non funziona nella messa in scena. Cris ha una triste espressione da cane bastonato, quella che Nicolas Cage scambia assai frequentemente per sofferta intepretazione, cosa che già da sola rende difficile l’empatia col personaggio. Poi c’è l’agente speciale Ferris (Julianne Moore), che deve essere una reincarnazione dell’agente speciale Starling (in Hannibal la Moore ha effettivamente interpretato il personaggio che fu di Jodie Foster ne il Silenzio degli innocenti): ha lo stesso look e la stessa espressione, sempre a metà tra il disgusto e l’indignazione. Infine abbiamo la bambolotta di turno, Jessica Biel, che - poveretta - ha la solita parte di vittima del fascino del protagonista: si trova coinvolta nelle beghe dei cattivi che la useranno come esca per mettere le mani sullo strabiliante talento del nostro eroe. Il quale non si spettina neanche quando va avanti e indietro nei prossimi due minuti per circa un’ora.
La regia scompare del tutto nello scopiazzamento di effetti e inquadrature dei precedenti mille film tratti da Dick e nell’insulso ripetere le scene, tentativo fallito di avvincere lo spettatore. Che invece approfitta delle ripetizioni per schiacciare un pisolino.
Oltretutto, se è vero che, come disse appunto Dick mezzo secolo fa, è impossibile prevedere il futuro perché nel momento in cui lo vedi esso muta, non si capisce come mai all’ennesimo tentativo di cambiare il destino del mondo e degli sfortunati eroi dei cinque minuti che ci provano, si debba subire l’ennesima variazione di poco interesse sul tema del mondo crudele e dei buoni che si sacrificano per cambiarlo.
Il potenziale eversivo dell’intera opera dello scrittore di fantascienza più copiato della storia viene qui usato ancora una volta come pretesto per lamenti di ogni genere sulla cattiveria dei terroristi. Francamente non ne possiamo proprio più.
E se è vero che il destino è quel che è, allora forse dovremmo smettere di fidarci degli sceneggiatori di Hollywood, ormai completamente asserviti al gusto dell’appiattimento di qualsiasi idea originale - col solo fine di trovare nuove idee per la propaganda filogovernativa che da anni affligge tutto il pensiero americano - e per una volta fidarci invece di ciò che sentiamo.
Insomma: se tu potessi davvero vedere i prossimi due minuti, risparmieresti i tuoi soldi e andresti a vedere un altro film.