Confesso
che questa volta mi sono lasciato sopraffare dalla tentazione
senza opporre alcuna resistenza, ed ho ceduto all’espressionismo
del bianco e nero per raccontarvi per immagini chi è
Charlotte Gainsbourg. Il motivo principale di questa scelta
è che pochissime attrici come lei si prestavano a tale
esperimento: nella storia recente del cinema francese poche
interpreti hanno infatti costruito una carriera personale
che si basasse con tale coerenza sul chiaroscuro di una figura
mai troppo definita, capace di lasciar emergere con naturalezza
sia il lato solare che quello maggiormente cupo, quasi inquietante.
Basti pensare all’interpretazione che ha reso celebre
Charlotte quando aveva ancora poco più di vent’anni,
quel Giardino di cemento tratto da McEwan
che si è rivelato come uno dei lungometraggi più
disturbanti di inizio anni ’90. Ma anche in precedenza,
come ad esempio nell’interessante il Sole anche
di notte dei Taviani aveva dato prova di saper gestire
con sicurezza un personaggio trattenuto e doloroso come la
giovane Matilda.
Evidentemente la dualità l’affascinante Gainsbourg
(in realtà nata a Londra nel 1971) deve averla nel
DNA, avendola mutuata da due genitori “complessi”,
due icone della cultura alternativa degli anni ‘70 come
l’attrice Jane Birkin ed il cantante Serge Gainsbourg.
Col passare degli anni Charlotte ha però raggiunto
una capacità attoriale in grado di aggiungere tutta
una gamma di toni alla ritrosia quasi brutale che ne aveva
contraddistinto l’inizio di carriera, o almeno quello
volto ad esplicitare il suo aspetto più drammatico.
Negli ultimi anni l’abbiamo infatti ammirata combattiva
e appassionata in 21 Grammi
di Inarritu, oppure eterea ed elegante nel bellissimo Nuovomondo
del nostro Crialese. Il punto più alto del fascino
Charlotte ce lo ha però regalato con l’Arte
del sogno di Gondry, dove ha dimostrato pienamente di
aver acquisito una maturità artistica in grado di fondersi
con armonia alla sua bellezza vagamente bohemien. Non c’è
che dire, a questa splendida donna dall’aria un po’
svagata e dalle inattese profondità emotive, la pacatezza
retrò del bianco e nero si addice proprio…