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the Way of the gun, Usa, 2000 di Christopher McQuarrie, con Ryan Phillippe, Benicio Del Toro, Juliette Lewis, Taye Diggs, James Caan Tutto inizia come se si trattasse di una commedia nera, con i due protagonisti (Benicio Del Toro e Ryan Phillippe) che si azzuffano con una ragazza, le rompono il naso, e finiscono pestati da un gruppo di giovinastri. Fin qui tutto bene, senza eccessivo entusiasmo. Dopo altri dieci minuti di film ci si accorge invece che questo The Way of the Gun è opera complessa e preziosa. La sequenza del rapimento della ragazza è un gioiello di struttura narrativa, con mirabile utilizzo di tempi morti, sparatorie fuoricampo, tensione e poderosa caratterizzazione degli attori (tutti bravi,con i soliti nomi di Del Toro e Caan a spiccare). McQuarrie, che già sapevamo fine sceneggiatore, si dimostra anche intelligente regista e sapiente dosatore di suspence e tocco autoriale. Dunque il film sterza immediatamente verso una rivisitazione moderna, lucidissima e stilizzata, degli archetipi del western più "tardo" e crepuscolare, soprattutto di opere epocali come Il Mucchio Selvaggio e Butch Cassidy (verso cui lopera è piena di citazioni ed espliciti rimandi,compreso il grande finale). Ma Le Vie della Violenza è superbo film per conto suo, senza doverlo accostare ad altri; la storia, che potrebbe diventare complicata da seguire man mano che i protagonisti entrano in scena, si dipana invece con linearità e coerenza; quando poi le varie figure si vanno focalizzando, ecco che ci si presentano anche gustosissimi personaggi secondari, come quello di James Caan, gangster di ferro, oppure come il fido scagnozzo Geoffrey Lewis, che muore in auto senza battere ciglio, in una delle scene più belle del film. Altro enorme pregio della pellicola sono le stupende scene in cui si spara, che vengono talmente stilizzate dal regista da risultare come "raggelate" nella bellezza della messa in scena. Quando i criminali iniziano a fare fuoco, dopo lunghi, ineluttabili minuti di attesa, ecco che il tempo si ferma, la forma cinematografica prende il sopravvento su ciò che accade, e The Way Of the Gun di trasforma da ottimo gangster-movie in variazione personale sulle possibilità di sfruttare gli abusati stilemi del cinema dazione. Prima, bella sorpresa di quest'inizio di stagione, l'esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore de I Soliti Sospetti si rivela un virtuosistico esercizio di stile, oltre che ottimo lavoro di rivisitazione e di analisi critica di tutto un filone di cinema esploso negli ultimi anni, e cioè quello troppo facilmente definito "pulp": di fronte a pellicole come questa ogni generica definizione risulterebbe affrettata e parziale, in quanto l'opera di McQuarrie non soltanto "scavalca" il semplice genere cinematografico, ma ne ripropone i contenuti alterandoli secondo un'idea di cinema al tempo stesso classica e personale. Da vedere e gustare. |