Il cinema e il Porno - Phototrivia

Letters to the Triple X
a cura di Stefano Finesi

 
  ^ In occasione dell'uscita del film Wonderland, incentrato su un periodo buio della storia del "re del porno" John Holmes, ecco una piccola galleria fotografica dedicata al rapporto fra il cinema mainstream e quello pornografico.


Il pornografo
Inserts, Usa 1975, di John Byrum
Molto più ficcante il titolo originale per uno dei primi film mainstream ad affrontare l’argomento, retrodatandolo in una Hollywood anni ’30, dove il regista caduto in disgrazia Richard Dreyfuss sbarca il lunario girando porno. Ritratto caustico dell’industria del cinema che fu (fu?), questo “degenerate film with dignity”, come recita la tagline originale, ha scontato divieti su divieti in tutto il mondo ed è ancora tabù per la televisione.


Hardcore

id, Usa 1978, di Paul Schrader
Dio, quella è mia figlia!”: frase di lancio epocale per la vicenda del morigerato imprenditore George C. Scott che insegue le tracce della figlia scomparsa, finendola per trovare irretita (ma consapevole, che liberazione…) nel giro del porno. Schrader, cresciuto in una famiglia ultracalvinista, ha visto il suo primo film a 17 anni e questo dà spessore alla pellicola. Imperdibilmente seventies George C. Scott con parrucca, occhiale scuro e maglietta attillata, mentre fa i provini fingendosi produttore


Un lupo mannaro americano a Londra

An American Werewolf in London, Usa 1981, di John Landis
Un cult assoluto la sequenza finale: prima dell’ultima, tragica trasformazione in lupo mannaro, David parla con l’amico morto (e in decomposizione) dentro un cinema porno, mentre i corpi degli attori si affannano l’uno sull’altro e sull’improbabile set si susseguono gag nonsense di puro stile landisiano. Nell’epopea di corpi mutanti e squassati, la dolce sicurezza bidimensionale del corpo dei pornoattori


Videodrome
id, Canada 1983, di David Cronenberg
James Woods-Max Renn inghiottito (stavolta quasi letteralmente) da Videodrome, emittente tv clandestina di hardcore violento fino allo snuff. Inevitabile approdo al porno da parte di un regista che dell’esplorazione della carne, della sua vulnerabilità e delle sue infinite feritoie, ha fatto il fulcro del suo cinema. “Gloria e vita alla nuova carne!


Omicidio a luci rosse
Body Double, Usa 1984, di Brian De Palma
Ennesima ma godibilissima variazione depalmiana sul tema del doppio e del cinema, con Melanie Griffith pornostar (tra i titoli, Holly does Hollywood) che sdoppia il suo corpo fingendosi la bella vicina di casa del protagonista voyeur e coinvolgendolo in un omicidio. I due recitano anche insieme in un porno, con una già classica “Relax” dei Frankie goes to Hollywood come sottofondo. Leggenda vuole che la Griffith abbia eseguito lo strip alla perfezione rifiutando qualsiasi controfigura professionista del ramo.


Larry Flynt – Oltre lo scandalo

The People vs Larry Flynt, Usa 1996, di Milos Forman
Il porno come bandiera di libertà, realizzazione estrema del sogno americano. La sfida di Forman funziona, in questa pirotecnica biografia dell’uomo che inventò "Hustler" e creò un impero dal nulla e che, per un divertito contrappasso, appare nel film nella parte del giudice agli infiniti processi che dovette affrontare. In Italia fu boicottata la locandina con Woody Harrelson crocifisso su un pube femminile, pure calzato in un costume con la bandiera americana.


Boogie Nights
id, Usa 1997, di Paul Thomas Anderson)
Cult istantaneo e inarrivabile ritratto dell’industria del porno nella San Fernando Valley degli anni settanta: filologia millimetrica, melodramma e ironia, Burt Reynolds un’icona e Heather Graham sui pattini mai così sensuale. Il monologo finale di Dirk Diggler, che sfodera allo specchio i suoi trenta centimetri, ha tutto l’impianto e la massa fisica di quello di La Motta-De Niro in Toro Scatenato.


8mm
id, Usa 1999, di Joel Schumacher
Nicolas Cage è un private eye che tenta di far luce su un presunto snuff-movie con una ragazzina, affrontando la discesa agli inferi del porno. A fargli da guida è un giovane Joaquim Phoenix, commesso di un sexy shop che nasconde Truman Capote dentro una rivista porno per non sfigurare a lavoro e che regala la meravigliosa definizione del produttore Dino Velvet: “He’s a producer-slash-director-slash-weirdo. He’s like the Jim Jarmusch of S&M (leggi sado-maso)”


Guardami
Italia 1999, di Davide Ferrario
Vita e opere di una pornoattrice, molto vagamente ispirata a Moana Pozzi, tra dettagli laidi e ansie di redenzione. Totalmente sconclusionato. La povera Cavallotti ha passato praticamente il resto della vita a convincere la gente ai talk show che aver fatto un pompino sul set non intacca il suo status professionale.