La gente è disposta
a pagare per vedere qualsiasi cosa, purché si muova abbastanza
velocemente, scriveva Kate Koja in un romanzo horror qualche
anno fa. È un incipit un po cattivo per questa recensione,
ammettiamolo, però ci sta bene. E ammettiamo anche che nessuno
due anni fa avrebbe sentito lurgenza di vedere un film tratto
dagli Autorobot della Hasbro. Poi però è venuto fuori
che cera Michael Bay alla regia, e Spielberg in produzione. Allora
mi sono detto che se cera qualcuno che poteva tirarne fuori qualcosa
di divertente erano proprio Mister Azione e Mister Fantasia messi insieme,
ed avevo ragione. Perché questi Autobots e questi Decepticons
in azione spaccano davvero. La grande e mai invecchiata (questa è
la riprova) Industrial Light & Magic ha fatto veramente un gran
lavoro, ed è un piacere riempirsi gli occhi di questi robottoni
alti come palazzi che si trasformano e si pestano come luva e
poi si ritrasformano ancora. Il tutto a velocità da brivido.
Il modello di Optimus Prime, il capo dei buoni (che nella serie di cartoni
animati italiana si chiamava Commander, lo dico per i filologi) consta
da solo di 10108 parti meccaniche diverse, che si muovono tutte. Una
tale sensazione di velocità nelle evoluzioni di combattimento
acrobatico laveva raggiunta solo Raimi con Spider-man,
ma lì lingegneria era di tipo diverso, meno complessa:
questo no, ancora non lavevamo visto. Uno dei sogni segreti di
ogni adulto che è stato bambino ai tempi di Goldrake (e poi Gundam,
e poi Evangelion) era quello di vedere i robottoni in live action cinematografica,
e qualcuno lo ha esaudito, alla fine, superando anche le aspettative.
Questo è il grande merito dei Transformers, gli va riconosciuto. Ma non fateli fermare, neppure rallentare, o vi troverete ad esser costretti a seguire una storia che nei punti peggiori sembra pensata per un pubblico che dagli anni 80 va ancora a letto portandosi il suo Gundam in plastica e metallo pressofuso. Un collo di bottiglia terribile è in agguato a metà film, e le tre diverse trame lo attraversano come un tritacarne: una praticamente muore (il pugno di soldati in medio oriente), le altre due ne escono sfilacciate, si avvitano su se stesse, e devono attendere che i Transformers ritornino a correre per ritrovare il turgore auspicato, lasciando la scena, doverosamente, allo scontro finale. Ma si sa, questo è un mondo imperfetto: altrimenti in regia ci sarebbe stato il vecchio Spielberg quando era ancora un Peter Pan, e magari in veste di produttore esecutivo quella volpe di Michael Bay. Quando uscirà il DVD - sicuramente con un extra di tre ore contenente i diari di lavorazione - lo comprerò di corsa. Correrò a casa e mi rivedrò le evoluzioni che allora erano affidate solo alla bravura di disegnatori, e ora il signor Spielberg e il signor Bay hanno realizzato proprio come le rivedevo nella mia mente di bambino. Velocizzerò i punti in cui si parla (tutti, soprattutto i robottoni stessi!) e manderò in ralenti i momenti in cui per dirla con Elvis lazione mangia la scena alla conversazione. Lo farò ripetutamente e, a costo di sembrare un po tonto, velocemente. Velocemente è la parola chiave. Kate Koja ha ragione. |