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Il giovane pinguino saltatore Cody
Maverick, un promettente surfista alla sua prima competizione professionistica,
viene seguito da una troupe televisiva che intende documentare la sua
esperienza. Dopo aver lasciato la famiglia e la casa a Ghiacciano Terme
(!) in Antartide, parte alla volta dell’isola di Pen Gu per partecipare
alla Grande gara in onore di Big Z, ex-campione del mondo di surf per
pinguini e idolo di Cody, tragicamente scomparso durante una finale
di campionato contro l’arrogante concorrente Tank. Giunto nell’isola
Cody fa la conoscenza del promoter Reggie Belafonte, di Chicken Joe,
pollo hippy patito di surf, dell’avvenente pinguina baywatch Lani
e del malinconico surfista a riposo Freaky. Convinto che vincendo la
gara riuscirà ad ottenere l’ammirazione e il rispetto che
desidera, Cody scopre, grazie agli insegnamenti di Freaky, la sua vera
strada e capisce che il vero vincitore non è chi arriva primo.
Da anni ormai il film d'animazione si configura come il luogo di maggiori
sperimentazioni dal punto di vista non solo tecnologico ma anche linguistico
e formale. Surf's Up non smentisce questa affermazione
e compie un ulteriore piccolo passo in quella direzione. Sul versante
tecnologico, l'unione di ripresa dal vivo con l'animazione digitale
aggiunge un altro tassello sia nella storia del cinema di animazione
sia nel rapporto fra l'immagine e il suo referente reale. Innovazione
che, tra le altre cose, è esplicitamente tematizzata in una pellicola
che si diverte a mescolare (e giocare con) i linguaggi: quello televisivo
del reality e quello del cinema documentario dei filmati di repertorio.
Straordinaria tensione ironica e straniante, dunque, verso la realtà,
proprio in un cinema che, per sua stessa natura, nega la realtà,
creando l'immagine dal nulla. In questo senso
va letto, e non come una semplice strizzatina d'occhio agli attuali
gusti dei più giovani, lo stile narrativo a metà fra reality,
programma giovanilistico estivo “alla MTV” e biografia/biopic
con tanto di finti filmati in Super8. Mantenendo, così, la tradizione
di buona parte dei film di animazione degli ultimi anni, il film diretto
da Ash Brannon e Chris Buck si rivolge sia ai più piccoli, “naturali”
destinatari del genere (non del film d'animazione tout court, s'intende),
sia agli spettatori adulti e smaliziati, regalando a questi ultimi la
possibilità di una sofisticata riflessione teorica, oltre che
unendo tutti nel comune divertimento prodotto dalle avventure dei pinguini
surfisti. Personaggi azzeccatissimi: dal promoter della competizione,
traboccante di ansia divistica, esempio perfetto del tipico conduttore
televisivo, alla pinguina-bagnina, versione animata e de-eroticizzata
della Pamela Anderson di Baywatch; dal fratello del protagonista, grasso
e frustrato pinguino mammone, al “fricchettone” Chicken
Joe, in odore di cannabis; dal disilluso Freaky, che sembra preso direttamente
in prestito da Un mercoledì da leoni,
all'arrogante Tank, pinguino-bullo con linguaggio da coatto
di periferia romana (e qui gli adattatori potevano fare di meglio e
non calcare troppo sulla caratterizzazione dialettale, sinceramente,
non proprio riuscita). Per il resto, questa nuova avventura, targata
Sony, di una specie animale molto in voga di questi tempi, dopo Madagascar,
Happy Feet e La
marcia dei pinguini, è un classico elogio dell'amicizia,
una riflessione stereotipata sul valore dell'identità e della
diversità all'interno della visione del mondo di matrice disneyana.
I valori edificanti, l'intento moralistico-didattico rivolto ai piccoli
spettatori, tuttavia, non sminuiscono affatto il valore teorico ed estetico
di un gioiellino come questo.
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