Madagascar

Cattivi in cattività
di Giulio Frafuso

 
  id., USA, 2005
di Eric Darnell e Tom McGrath, voci originali di Ben Stiller, Chris Rock, Jada Pinket-Smith


Che ormai il monopolio artistico del cinema d’animazione - ma anche commerciale, visto l’esito al botteghino dei loro prodotti - sia spartito tra Pixar Animation e Dreamworks, è questione ormai piuttosto scontata. Il fatto più sorprendente è però che, nonostante l’acquisita e decisamente incontrastata leadership nel settore digitale, le due nuove major continuino a darsi guerra a colpi di opere di qualità altissima, costruite prima sulla perfetta struttura narrativa della sceneggiatura e successivamente sui prodigi delle innovazioni estetiche proposte dal computer. Dopo un lungometraggio a dir poco prodigioso come Shrek 2 adesso tocca alla Dreamworks proporci il suo nuovo nato, Madagascar, per cui si è come al solito assicurata il doppiaggio di un numero spropositato ed altisonante di star del firmamento hollywoodiano. Rispetto ai prodotti precedenti, questa volta si può riscontrare fin dalle prime immagini anche un certo tentativo di innovazione estetica, rappresentato da un progetto di stilizzazione piuttosto ben riuscito: le figure dei protagonisti sono state ideate in un senso che oseremmo chiamare anti-realistico, tendente invece ad accentuare la squadratura e la spigolosità delle figure. Il risultato che ne consegue è un’animazione che mette in mostra tutta la propria ricercatezza, nella volontà apparente di accostarsi alle tecniche più primitive e se vogliamo rudimentali della vecchia epoca di quelli che chiamavamo ingenuamente “cartoni animati”. In questo modo però Madagascar acquista appunto una stilizzazione visiva che si offre al pubblico come ulteriore “gioco” interno al prodotto, aumentandone le potenzialità di presa sullo spettatore; dopo i grandiosi risultati ottenuti dalla Pixar con Gli Incredibili nella ricerca di un effetto visivo che si avvicinasse il più possibile a quello precipuo della pellicola, la “risposta espressionista” del film di Darnell e McGrath appare come naturale proseguimento di un discorso sull’esplorazione delle possibilità che il cinema di animazione digitale è in grado di offrire.
Nonostante tali tentativi in questa direzione, Madagascar però non dimentica la grande attenzione alla solidità del testo, alla dinamicità della sceneggiatura, soprattutto al ritmo forsennato che mescola con sapienza dialoghi e gags visive; la prima parte della pellicola, ambientata in uno splendido zoo di new York, viene ideata in questo senso come sinuoso prologo alla scatenata seconda parte del film nella giungla africana, dove i quattro protagonisti si perdono per ritrovare poi le rispettive identità animali. Sapido, coloratissimo, mai appoggiato su facile retorica, Madagascar trova anche il giusto spunto per inserire al suo interno un paio di numeri musicali di assoluto divertimento, nei quali gli spettatori più cinefili ed attenti potranno ritrovare citazioni dai più disparati capolavori della recente commedia americana - non vi sveliamo i vari titoli per non rovinarvi la sorpresa ed il gusto nel provare a riconoscerli tutti.