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the Navigators, Gb / Germania
/ Spagna, 2001 di Ken Loach, con Joe Duttine, Tom Craig, Dean Andrews, Steve Huison La flessibilità? Certo che può andar bene, ma per lavoratori altamente specializzati e con redditi elevati: quando ad un operaio che per anni ha lavorato sui binari gli togli la già scarsa sicurezza che possiede, vagli poi a parlare di flessibilità... Dopo parentesi dell'esplicito "film a tesi" di Bread and Roses, Ken Loach torna a parlare di operai, e nasconde la tesi (e l'ideologia politica) dietro storie semplici di vita e problemi quotidiani. Per questo The Navigators possiede di nuovo la forza e la compattezza dei suoi lavori più riusciti, come Riff Raff e Piovono Pietre. Il film ha talmente il sapore della verità che a tratti sembra essere un documentario, o che la macchina da presa sia capitata lì per caso. Altro grande merito della pellicola è quello di non essere mai sbilanciata verso il melodramma o il drammone alla My Name is Joe; quando perciò, tra i problemi legati alla precarietà del posto di lavoro, arrivano anche momenti più distesi, quando non addirittura comici, ecco che allora si ride per davvero, ed è sul serio riso liberatorio, non forzato. I vari personaggi, ognuno con i suoi problemi sociali e personali, sono davvero impagabili, anche la macchietta dell'uomo delle pulizie, che non riesce a dire due parole in fila senza metterci "fuck". L'autore di Terra e Libertà torna finalmente a parlare del paese e delle persone che conosce meglio: non che gli altri film siano stati poco incisivi o incoerenti, ma questo possiede la forza della semplicità e della spontaneità in una maniera così prorompente che non può non commuovere. |