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id., Usa, 1973 di Martin Scorsese, con Harvey Keitel, Robert De Niro, Cesare Danova, Robert Carradine "Se faccio qualcosa di male io voglio pagare a modo mio, quindi faccio la mia penitenza per i miei peccati. Tutto il resto è una balla ma il dolore no, il dolore dell'inferno: il bruciore di un fiammifero acceso moltiplicato un milione di volte, infinito. Non si scherza mica con l'infinito." Charlie (Harvey Keitel) è in chiesa a pregare dopo la confessione e ad accendere un cero davanti alla statua della Pietà. Subito dopo, mentre ancora la voce fuori campo conclude il tormentato monologo, lo vediamo inoltrarsi nel bar di Tony, con la cinepresa che lo tallona a mezz'aria mentre si fa strada tra i tavoli (Scorsese amplificherà al massimo questa trovata in Quei Bravi Ragazzi, con il celebre ingresso di Henry al "Copacabana"): l'equivalenza stabilita in Mean Streets tra l'inferno e il bar è definitiva, se non fosse già bastato far vedere all'inizio, dopo la processione religiosa, un tossico bucarsi nei bagni. Il rosso opprimente, la violenza, il sesso e l'alcool, il bar di Tony è il luogo della dannazione terrena, l'anticamera dell'inferno dove giocare ad esorcizzare l'inferno stesso. E Charlie, come la maggior parte degli eroi scorsesiani (Henry in Quei Bravi Ragazzi, ma anche Leland ne L'Età dell'Innocenza) è sospeso tra l'obbedienza alle regole della "famiglia" e scelte individuali che assumono un carattere sempre più sofferto, anche se sono sentite come l'unica strada verso una possibile salvezza dell'anima: ma aiutare fino in fondo Johnny Boy e l'amante epilettica Teresa, dopo il veto della famiglia, per Charlie rimane impensabile. Il suo eroe è San Francesco, ma come lui Charlie non è capace di spogliarsi definitivamente del suo legame con il potere (la famiglia) e di compiere in nome degli altri innanzitutto il sacrificio di se stesso. La strada per l'inferno è spianata, ed è lo stesso Scorsese, nei panni del killer assoldato da Michael, a premere il grilletto. |