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Italia, 2005 di Giovanni Veronesi, con Carlo Verdone, Silvio Muccino, Margherita Buy, Sergio Rubini, Luciana Littizzetto, Jasmine Trinca Devo ammettere che, in maniera un po troppo preconcetta e spocchiosa, sono andato a vedere questo nuovo film di Giovanni Veronesi pronto a stroncarlo senza pietà, dopo il clamoroso successo del film italiano più sopravvalutato dello scorso anno, Che ne sarà di noi. Ebbene, la mia violenta bocciatura non avverrà, e spiego semplicemente il perché: adesso che sono seduto a scrivere davanti al computer mi rendo perfettamente conto che Manuale damore non mi ha messo dellumore giusto per attaccarlo. Parlando in maniera più o meno riuscita della varie fasi che definiscono il rapporto di coppia, dallincontro iniziale allabbandono finale, il film propone alcune situazioni emozionanti, e si lascia guardare con una simpatia piuttosto sorprendente. Questo fattore, al momento di scriverne la recensione, non può non essere preso in considerazione. Ovvio che non si tratta di un capolavoro, che la furbizia di alcuni momenti risulta piuttosto smaccata, e che la sceneggiatura non riesce a supportare con perizia tutti gli episodi proposti - in particolare quello che vede protagonista la Littizzetto. Eppure, il film è costruito con una certa sapienza cinematografica, dovuta soprattutto ad uno script - benché forse incapace di supportare una storia coerente - molto abile nella creazione di una serie di scene decisamente divertenti, apprezzabili nel ritmo e piene di dialoghi che riescono a far recitare al meglio gli attori. Ed ecco perciò che mi sono intenerito a guardare il goffo e simpatico Silvio Muccino che tenta di conquistare la bella Jasmine Trinca (e credetemi sulla parola, riuscire a farmi parlare bene di Muccino jr. sa molto di miracolo), oppure mi sono un po emozionato a rivedere insieme Sergio Rubini e la sempre grande Margherita Buy che esplorano le difficoltà di un matrimonio in crisi. Veronesi si dimostra dunque un buon direttore dattori, e questo viene dimostrato soprattutto dallinterpretazione di un Carlo Verdone molto convincente, soprattutto nelle scene maggiormente melodrammatiche. Unaltra qualità che distingue Manuale damore rispetto alla media (bassa) di commedie italiane degli ultimi anni è luso spiritoso e non ripetitivo della voce off e dello sguardo in macchina da parte dei protagonisti: dove in altri film questi espedienti risultano dannosi se non addirittura irritanti - provate a vedere il recente Alfie per rendervene conto - qui invece risulta un piccolo e brioso vezzo, che aggiunge ritmo narrativo e contiene in sé una buona quantità di battute simpatiche. Insomma, Manuale damore non è decisamente la storiaccia che mi ero aspettato: si tratta invece di una pellicola sapientemente furba, nel senso buono del termine: ti prende infatti con una certa ruffianeria, ma poi ti coccola e ti intenerisce nella maggior parte delle situazioni che mette in scena. Con un cast di attori affiatato e capace di impreziosire il prodotto con le proprie capacità, Veronesi ha tirato fuori un film che mescola originalità e momenti più banali con un equilibrio che alla fine non ti fa uscire dalla sala innervosito per aver visto la solita sciatteria - concettuale prima che estetica - del cinema italiano. Probabilmente il film non verrà ricordato come una pietra miliare della storia della commedia romantica, ma sa stuzzicare la voglia dello spettatore di lasciarsi coccolare quando va a vedere una storia damore. Poteva andare molto peggio. |