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Il soldato Joker ha appena ucciso
per la prima volta. Si è avverata la profezia che lo aveva accompagnato
minacciosa per tutto il film, scritta sul suo elmetto: "Born to
kill", nato per uccidere. L'elmetto era stato calato sulle teste
rasate nella terribile sequenza iniziale, teste svuotate per essere
nuovamente riempite, rieducate, programmate (come Alex subisce la cura
Ludovico, come David Bowman è rieducato dal monolito al suo destino
di superuomo). L'educazione militare azzera ciò che l'ha preceduta
e trasforma la persona in macchina bellica con lo scontato obiettivo
di sopravvivere e uccidere. Joker fa resistenza; porta addosso la spilla
con il simbolo della pace, a chi lo interroga sulla contraddizione con
la scritta dell'elmetto risponde che l'opposizione esprime il dualismo
dell'animo umano. Ma la nuova natura sovrapposta finisce per avere la
meglio: l'uccisione del cecchino, la giovane ragazza vietnamita, segna
la rinascita completa (per uccidere), il completamento della metamorfosi
in soldato-macchina che realizza il fine ultimo della programmazione.
La "Marcia di Topolino" strillata sguaiatamente nella notte,
mentre tutto intorno brucia, suona come l'inno macabro e demenziale
dell'infanzia dei soldati-macchina, agghiacciante come la filastrocca
che Hal 9000 canta prima di morire, anch'essa registrata meccanicamente
nell'infanzia della sua programmazione. Nel finale di Orizzonti
di gloria la canzone che i soldati francesi intonano insieme alla
ragazza tedesca diventava simbolo della possibilità di oltrepassare
le barriere in nome di una fratellanza universale; per i soldati americani
c'è solo lo scomposto e grottesco canto di morte di chi in guerra,
prima di tutti, ha ucciso se stesso.
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