CinquePerDue
5 frammenti di discorso amoroso non frammentari
di Claudia Russo


Venezia 61 - 2004
  5x2, Francia, 2004
di Francois Ozon, con Valeria Bruni Tedeschi, Stèphane Freiss.


Abbiamo sentito dire che CinquePerDue è un film presuntuoso. Bene, ci siamo detti, lo è anche il suo regista.
Abbiamo sentito dire che è un film “francese”. E anche questa è una certezza.
Ciò che non abbiamo sentito dire perché non sempre si ha voglia di ammetterlo, è che si tratta di un film di voluta finzione su un tema involontariamente reale.
CinquePerDue è un’analisi lucida e disincantata sul rapporto di coppia e sulle dinamiche che lo regolano e lo corrodono dall’interno.
Sono i frammenti della parabola amorosa di Marion (Valeria Bruni Tedeschi) e Gilles (Stèphane Freiss) raccontati a ritroso da uno dei migliori cineasti del cinema contemporaneo.
Presupposto fondamentale è l’idea secondo cui ogni storia d’amore, per quanto intensa, passionale, importante possa essere, ha in sé il germe del fallimento e della fine. Inevitabilmente, fatalmente.
Così Ozòn inizia dalla fine, dal quinto dei cinque fondamentali momenti scelti per l’affresco che dipinge con la sensibilità e l’eleganza di sempre.
Inizia con una violenza disperata e cieca, carica d’amore e rimpianto (del marito che stupra la moglie dopo la sentenza di divorzio) misto a umana consapevolezza (della moglie che sopporta lo strazio conoscendone fin troppo bene le cause profonde).
Il corpo muscoloso di Stèphane Freiss, attore che Ozòn forse con questo ruolo vuole rilanciare come fece nel 2001 con la sua musa ispiratrice Charlotte Rampling, protagonista dell’indimenticabile Sotto la sabbia, si muove violento su quello impotente di Valeria Bruni Tedeschi.
Una scena di sesso che tocca nel profondo e un corpo, quello dell’attrice italiana, che sembra un dipinto di Ingres.
L’attrice italiana, siamo felici di notarlo, è sensuale e femminile come un film francese di questa lega esige e il suo volto allungato ed espressivo, uscendo fuori dai suoi comuni cliché, si rivela per la prima volta straordinariamente sensuale. Valeria, che ha ultimamente diretto in Italia la commedia al vetriolo È più facile per un cammello, sta attraversando un periodo di crescita artistica notevole e lo sguardo del cineasta francese non ha fatto che agevolarne il percorso.
Da parte sua Ozòn si rivela per ciò che è: un maestro di sensibilità e un osservatore implacabile e sincero.
CinquePerDue non ha in sé la profondità sconvolta e sconvolgente del citato Sotto la Sabbia né l’eversiva e corrosiva regia del teatrale Gocce d’acqua su pietre roventi (tratto da un testo che Fassbinder scrisse a diciannove anni), ma colpisce al basso ventre e fa male, come sempre.
Il secondo episodio è quello della vita coniugale e il regista ne approfitta per parlare di fedeltà e tradimento. Il fatto che ci sia una coppia omosessuale non cambia la natura del discorso ma ne avvalora la tesi di partenza: l’idea di un rapporto completamente libero e aperto alle avventure è un’utopia. Né la coppia gay né i genitori di Marion sembrano aver trovato un equilibrio. Ogni relazione non è altro che un accumularsi di momenti e situazioni, felicità e amarezza.
Non c’è giudizio di valore né fastidiosa indagine psicanalitica da parte del regista: è la vita quella che ci viene raccontata. E’ la vita con le sfumature bohémien del suo accattivante modo di fare cinema, con la sua innata predisposizione al dettaglio e al particolare.
Un percorso a ritroso scandito da una colonna sonora made in Italy in cui "Una lacrima sul viso" di Bobby Solo precede "Ho capito che ti amo" interpretata da Wilma Goich e la struggente "Mi sono innamorata di te" di Luigi Tenco.
Un film poetico e doloroso allo stesso tempo.