|
Una strampalata coppia di New York
in trasferta a Parigi: Marion, fotografa parigina e donna emancipata,
Jack architetto della Grande Mela con lossessione per la privacy
e la proprietà privata. Lei ritrova nella città natia
la sua bizzarra famiglia, la sua caratteristica e polverosa casetta
e la sua collezione di ex fidanzati. Lui, paranoico e ipocondriaco,
si ritrova alle prese con una lingua ostile e una mentalità fin
troppo aperta per i suoi gusti
I due giungono a Parigi carichi
di belle speranze ma le rosee aspettative saranno presto disilluse e
il loro rapporto messo duramente alla prova da una serie interminabile
di fraintendimenti e discussioni. Dal titolo e dalla presenza di Julie
Delpy, nella duplice veste di protagonista e regista, ci si poteva aspettare
una variazione melensa su tema e luogo (da Vienna a Parigi) delle due
pellicole di Richard Linklater, Prima dellalba
e Prima del tramonto, entrambi interpretati
dalla stessa Delpy. Le tre opere, oltre tutto, hanno curiosamente in
comune il passaggio alla Berlinale (senza dimenticare che nel primo
capitolo viennese figurava anche Adam Goldberg, pupillo di Linklater,
qui nel ruolo di protagonista). E invece questo esordio dietro la macchina
da presa dellattrice francese sorprende piacevolmente. Pur non
essendo, ovviamente, allaltezza di Linklater, Julie Delpy firma
un piccolo film low budget divertente e per niente romanticheggiante
e sdolcinato, anzi. Girato quasi interamente con la macchina a mano
e sostenuto da un montaggio a tratti accelerato e frenetico, 2
giorni a Parigi è una commedia tutta giocata nel confronto
fra cultura europea e cultura americana. Ciò basta, di questi
tempi, per farla diventare unopera politica. Attraverso la messa
a nudo di stereotipi e luoghi comuni vengono allegramente presi per
i fondelli tutti i vizi privati e le pubbliche virtù di vecchio
e nuovo continente, in una prospettiva ancora più significativa
dopo lavvento in Francia del governo di Sarkozy. La neoborghesia
sarkoziana è del resto uno dei bersagli polemici della regista,
insieme ai liberal americani, anticonformisti e democratici fino a quando
non si mette in discussione la proprietà privata e la propria
donna! Ma al di là delle implicazioni politiche, 2 giorni
a Parigi è anche (e forse soprattutto) unesilarante
fenomenologia delle nevrosi che strutturano le dinamiche relazionali
di tipo amoroso. In questa descrizione, ai dialoghi argutamente logorroici
e isterici fanno piena corrispondenza le immagini, strabordanti, in
eccesso, che si susseguono sostenute da altrettanta logorrea e isteria.
In questo Julie Delpy - regista trova, se non proprio loriginalità,
comunque uno stile personale, con tanto di citazioni e omaggi, a partire
da Ultimo tango a Parigi, rimesso in scena,
in una sequenza, da Jack e Marion. E ambisce a una vera e propria dimensione
autoriale, dal momento in cui firma anche la sceneggiatura, il montaggio
e le musiche. Forse meno brava come attrice protagonista (anche se,
ad onor di cronaca, non aiutata dal doppiaggio italiano che la fa sembrare
la sorella dellispettore Clouseau), lattrice francese, tuttavia,
riesce ad azzeccare, in fase di scrittura, quasi tutti i personaggi
che, seppur si fermano allo stato di macchiette, riescono a strappare
non poche intelligenti risate allo spettatore. I miei precedenti
progetti non hanno trovato un finanziamento perché il budget
si aggirava intorno ai cinque milioni. Un mio amico mi ha suggerito
di considerare un progetto a basso budget per la mia opera prima
ha dichiarato Julie Delpy. Evidentemente ha dei buoni amici, saggi consiglieri.
|