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10.000 a.c.
10.000 BC, Usa / Nuova Zelanda, 2008
di Roland Emmerich, con Steven Strait, Camilla Belle, Cliff Curtis

La ballata del tacchino assassino
recensione di Giulio Frafuso



Con l’intelligente e molto ben confezionato the Day After Tomorrow il blockbuster director tedesco Roland Emmerich si era guadagnato la nostra stima personale, dopo che nel corso degli anni era diventato per molti, noi compresi, la rappresentazione più pacchiana del cinema hollywoodiano fracassone e superficiale. Con questo suo ultimo lungometraggio il cineasta torna purtroppo a muoversi intorno ai confini “aperti” del cinema più becero che lo aveva contraddistinto in passato, non supportato questa volta neppure dalla comunque coinvolgente confezione che aveva contraddistinto Independence Day o il più squinternato Godzilla.
L’impressione sconfortante che si trae dalla visione di 10.000 A.C. è che il prodotto sia stato realizzato con approssimazione, tanto perché dopo alcuni anni di inattività Emmerich doveva tornare dietro la macchina da presa; a prescindere dalla debolezza endemica della sceneggiatura, fattore che rimane ahinoi una costante del suo cinema, anche la messa in scena appare come inadeguata per uno che ci ha almeno abituato ad essere stupiti dalla meraviglia degli effetti speciali. In questo film preistorico a sorprendere invece è anche la banalità puramente estetica di praticamente tutte le scelte, che ricalcano senza originalità molti lavori visti in passato con l’aggravante di vistose semplificazioni, come ad esempio i personaggi che si pettinano come rasta di second’ordine o l’uso eccessivamente libero del linguaggio “universale” tra le popolazioni.
Il momento più basso del film, e forse del cinema americano di anni più recenti, viene raggiunta nella scena dell’attacco dei soliti raptor di turno, i quali però all’inizio della scena si nascondono in mezzo al fogliame più alto in quanto decisamente imbarazzati di essere stati trasformati in… polli giganteschi!!! Ma come!!!
Sembra ormai passata l’epoca dei blockbuster che per attirare il grande pubblico si travestono da B-movie, come accadeva negli anni ’80. Se poi questa tendenza, come nel caso di 10.000 A.C. sembra del tutto involontaria, allora la visione di un simile spettacolo si riduce a semi-tragica attestazione di un insuccesso. Anche la politica di non investire milioni di dollari sulla star di turno e prediligere invece attori giovani (dal compenso quindi limitato…) in questo caso frana clamorosamente, perché il misconosciuto steven Strait e la leggermente più nota Camilla Belle offrono due interpretazioni al limite della decenza. In ben altra maniera era andata ad Emmerich quando scelse l’allora non affermato Jake Gyllenhaal e Emmy Rossum per the Day After Tomorrow. Evidentemente la luna nella preistoria è sorta storta…