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Con lintelligente e molto
ben confezionato the Day After Tomorrow
il blockbuster director tedesco Roland Emmerich si era guadagnato la
nostra stima personale, dopo che nel corso degli anni era diventato
per molti, noi compresi, la rappresentazione più pacchiana del
cinema hollywoodiano fracassone e superficiale. Con questo suo ultimo
lungometraggio il cineasta torna purtroppo a muoversi intorno ai confini
aperti del cinema più becero che lo aveva contraddistinto
in passato, non supportato questa volta neppure dalla comunque coinvolgente
confezione che aveva contraddistinto Independence Day
o il più squinternato Godzilla. Limpressione sconfortante che si trae dalla visione di 10.000 A.C. è che il prodotto sia stato realizzato con approssimazione, tanto perché dopo alcuni anni di inattività Emmerich doveva tornare dietro la macchina da presa; a prescindere dalla debolezza endemica della sceneggiatura, fattore che rimane ahinoi una costante del suo cinema, anche la messa in scena appare come inadeguata per uno che ci ha almeno abituato ad essere stupiti dalla meraviglia degli effetti speciali. In questo film preistorico a sorprendere invece è anche la banalità puramente estetica di praticamente tutte le scelte, che ricalcano senza originalità molti lavori visti in passato con laggravante di vistose semplificazioni, come ad esempio i personaggi che si pettinano come rasta di secondordine o luso eccessivamente libero del linguaggio universale tra le popolazioni. Il momento più basso del film, e forse del cinema americano di anni più recenti, viene raggiunta nella scena dellattacco dei soliti raptor di turno, i quali però allinizio della scena si nascondono in mezzo al fogliame più alto in quanto decisamente imbarazzati di essere stati trasformati in polli giganteschi!!! Ma come!!! Sembra ormai passata lepoca dei blockbuster che per attirare il grande pubblico si travestono da B-movie, come accadeva negli anni 80. Se poi questa tendenza, come nel caso di 10.000 A.C. sembra del tutto involontaria, allora la visione di un simile spettacolo si riduce a semi-tragica attestazione di un insuccesso. Anche la politica di non investire milioni di dollari sulla star di turno e prediligere invece attori giovani (dal compenso quindi limitato ) in questo caso frana clamorosamente, perché il misconosciuto steven Strait e la leggermente più nota Camilla Belle offrono due interpretazioni al limite della decenza. In ben altra maniera era andata ad Emmerich quando scelse lallora non affermato Jake Gyllenhaal e Emmy Rossum per the Day After Tomorrow. Evidentemente la luna nella preistoria è sorta storta |