Maggio 2002
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cura di Stefano Finesi |
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domenica
26 maggio Le Film Français, a quanto riferisce
il manifesto dalla Croisette, intervista Giorgio Gosetti, responsabile
di Italia Cinema, e Carlo Brancaleoni di Raicinema, dedicando una
piccola inchiesta alla situazione produttiva nel nostro paese. Risulta
che nel 2001 sia stata investita in Italia la cifra record (per
noi) di 200 milioni di euro, con un aumento delle coproduzioni passate
da 17 a 35 e l'esordio complessivo di 37 nuovi registi. I dati vanno
letti, però, anche alla luce di altri fatti, primo fra tutti
che a questi sforzi non è corrisposto affatto un aumento
degli incassi delle sale; inoltre, gran parte dell'aumento di investimenti
è dovuto all'intervento potenziato di RaiCinema (che copre
un quinto dei 200 milioni), con la triste conseguenza che il duopolio
televisivo Rai-Mediaset sta ormai assorbendo anche il mercato cinematografico,
con la coppia RaiCinema-Medusa. |
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mercoledì
22 maggio
Durante la lezione di cine-politica tenuta a Cannes, Nanni Moretti
si accalda sulla questione degli spot in tv, prendendosela ovviamente
con Berlusconi, ma dimenticando che la Rai fa oggi più o
meno la stessa cosa (ricordate i bei tempi in cui c'era solo un'interruzione
tra primo e secondo tempo?). L'esempio che riporta fa comunque accapponare
la pelle: parte la proiezione de La dolce vita, dopo pochi
minuti inizia la pubblicità, quindi Moretti riprende la parola
e elenca: "Peperoni Peperlizia, panettone, corso di cucina
settimanale, Gioia, riso Scotti, carta in alluminio per cibi, caffè,
carciofi sottaceto, il nuovo libro di Bruno Vespa, Pago Bancomat,
Clio bagnoschiuma, Ibm, Pampers baby, il pannolino che assorbe la
pupù, Speedy pollo, formaggio Auricchio, rassegna stampa".
Il totale delle interruzioni sul film, trasmesso nel dicembre 2001,
ammonta alla bellezza di 40 minuti e 52 secondi.
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domenica
19 maggio
Assegnata la Palma d'Oro 1939, all'interno di un favoloso concorso
parallelo che ha visto sfilare a Cannes pellicole di oltre 60 anni
fa. A vincere è Pacific Express di Cecil B. DeMille,
che sconfigge uno stuolo di nomi illustri: da Victor Fleming a Sam
Wood, da Zoltan Korda a Jacques Feyder, da Douglas Sirk (ancora
Detlef Sierck) a Mikhail Romm. |
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sabato
18 maggio
Viene proiettato a Cannes, all'interno della Settimana della Critica,
il documentario sul G8 Bella ciao, di Torelli e Giusti, prodotto
da Carlo Freccero: il film rimane ancora invisibile in Italia, a
parte qualche estratto mostrato proprio dal TG5 e malgrado l'interesse
mostrato dalla Fandango a distribuirlo sul grande schermo, forse
l'unica possibilità rimasta a disposizione. Detto per inciso:
il film è stato escluso anche da Cannes a Roma... |
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venerdì
17 maggio
Se lo dice lui, c'è da preoccuparsi. Dalla ribalta di Cannes,
George Lucas lancia la rivoluzione digitale del cinema, includendovi,
oltre la pratica più o meno consolidata di ripresa e montaggio,
anche la proiezione stessa. Insomma, messi in soffitta pellicole,
bobine e mascherini, il futuro prevedrebbe la riconversione delle
sale ai proiettori digitali (finora ce ne sono solo 100 attrezzate
al mondo, di cui 80 negli Stati Uniti), con tagli clamorosi delle
spese di stampa, di trasporto, di conservazione e di "risorse
umane" impiegate. Le majors americane, proprietarie anche della
maggior parte degli schermi, ancora storcono un po' il naso (un
proiettore digitale costa comunque 5 volte uno tradizionale) ma
hanno aderito al progetto dando vita a NewCo, un consorzio che finanzieranno
in ugual misura e che avrà il compito decisivo di fissare
degli inequivocabili standard tecnologici a cui anche i costruttori
degli apparecchi (come la Kodak, la Texas Instruments o la Technicolor)
dovranno uniformarsi. La strada indicata da Lucas difficilmente
permetterà scorciatoie, ma il problema chiave è solo
sfiorato: una proiezione digitale ha la stessa qualità e
sensibilità di una in pellicola 35mm? McCallum, socio di
Lucas, tira fuori un'agghiacciante frase ad effetto: "Le
nuove generazioni hanno già capito che troveranno una qualità
di proiezione che non ha paragone col passato". Peccato
che le nuove generazioni sono le stesse a cui viene fatto da anni
un micidiale lavaggio del cervello, al termine del quale l'etichetta
del digitale la vorranno pure su lavatrici e frullatori. |
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venerdì
17 maggio
Nella conferenza stampa de L'ora
di religione, Bellocchio da Cannes si sfoga contro il clima
di censura nato in Italia intorno al suo film, attaccando con veemenza
la stessa Rai, che lo ha coprodotto: "E' la prima volta
che il Tg1 dimentica di annunciare un film italiano invitato in
concorso al Festival. È la prima volta che la Rai in generale
trascura e minimizza. (...) Non sono stato invitato a nessun
talk-show se non sulle reti satellitari e da Lerner-Ferrara su La7.
Il film è coprodotto da RaiCinema, ma evidentemente il partito
del silenzio guidato dai vescovi si è impossessato della
nostra televisione, che dovrebbe essere liberale e laica e invece
non lo è". A questo sgarbo si unirebbe il divieto
ai 14 anni, che impedisce la proiezione del film nelle molte sale
di proprietà di enti ecclesiastici e ne penalizza il passaggio
televisivo. Risponde a Bellocchio Giancarlo Leone, di RaiCinema,
puntualizzando che la copertura del telegiornale c'è stata,
così come gli spot Rai sulla presenza del film a Cannes,
ma senza poter controbattere l'effettiva mancanza della risonanza
data dai talk-show e dalle trasmissioni di approfondimento. Due
ciliegine sulla torta: bocciato dal Comitato Episcopale Italiano
("Non è confortante pensare che questo sgangherato
pamphlet rappresenterà il cinema italiano al festival di
Cannes"), L'ora di
religione vince a Cannes un premio della Giuria Ecumenica; ma,
per motivi tuttora incomprensibili, nelle didascalie francesi della
proiezione ufficiale mancano le due bestemmie. Le vie del signore...
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domenica
12 maggio
Con una lettera al Ministero dei Beni Culturali, il capogruppo dei
Verdi del Lazio, Angelo Monelli, chiede l'applicazione della legge
Bacchelli per l'attore Franco Citti, che versa in gravi condizioni
di salute e vive con la pensione minima dell'Enpals. L'iniziativa,
pure sostenuta da diversi nomi del cinema italiano (da Bertolucci
a Laura Betti, da Calopresti a Martone), è sicuramente lodevole,
ma fa scattare inevitabile una punta di fastidio e un pizzico di
moralismo: quanti altri pensionati, anche solo dello spettacolo,
stanno nelle stesse condizioni e scontano l'indifferenza generale,
né hanno un fratello attivo tuttora come regista ma hanno
probabilmente lavorato davvero per tutta la vita? |
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venerdì
10 maggio
Dissequestrato dopo due mesi I banchieri di Dio, il film
di Giuseppe Ferrara sul caso Calvi che era incorso (v. Diario di
marzo) nella denuncia di Flavio Carboni,
uno dei faccendieri coinvolto nell'inchiesta tuttora aperta sul
crack del Banco Ambrosiano. Il tribunale civile di Roma ha stabilito
che Carboni non ha ricevuto nessun offesa dal film, condannandolo
peraltro a pagare le spese processuali. "Questa sentenza
- commenta Ferrara - rappresenta una delle rare occasioni in
cui mi sento orgoglioso di essere italiano". Il film è
quindi nuovamente uscito nelle sale: a Roma, una sola.
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