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Sur mes lèvres,
Francia, 2001
di Jacques Audiard, con Vincent Cassel, Emmanuelle Devos
Amo la sensazione di soddisfazione, quello stupido sorriso che rimane
impresso sul volto quando esci dal cinema dopo aver visto un bel film,
magari uno di quelli che non ti eri precipitato a vedere il giorno stesso
della sua uscita. E Sulle mie labbra quel sorriso stupido me
lo ha lasciato per parecchio tempo... un Vincent Cassel che, come sempre,
lascia sbalorditi, una bravissima Emmanuelle Devos che giustamente si
è meritata il César per questa interpretazione, riprese
imprevedibili, capaci di cambiare a ogni istante e la pura fisicità.
Carla (Emmanuelle Devos) è una donna quasi totalmente sorda,
lavora in un ufficio odioso, dove subisce le angherie continue dei suoi
colleghi ed è sola, mangia da sola, vive da sola, beve da sola.
Ma un giorno ha la fortuna di poter assumere un assistente. Lo vuole
scegliere, ordinare su misura... in fondo, perché no? Ci si può
recare in un'agenzia matrimoniale per "ordinare" un compagno,
e allora perché non fare lo stesso in un ufficio di collocamento?
Poi arriva lui, Paul (un Vincent Cassel decisamente abbrutito), ex galeotto
dalle maniere non proprio cortesi... E così scopriamo che la
scialba Carla, la segretaria che nessuno degna di uno sguardo, osserva
tutti i minimi particolari, è una perfetta regista incapace di
accontentarsi delle briciole. Il primo particolare che stupisce è
apprendere come tutto, per Carla, passi attraverso il suono, le parole.
Ci saremmo aspettati probabilmente una predilezione per le immagini,
eppure Carla al lavoro risponde al telefono, vive la sera le storie
inventate a partire dai racconti "esotici" della sua migliore
amica. Il mondo è suono e basta togliere gli apparecchi acustici
per dimostrare la lontananza da un mondo che non si ama. Dall'idea iniziale
di donna incapace di vivere una propria vita, intenta a vivere immersa
in quella degli altri, ci rendiamo conto, pian piano, che Carla vuole
a tutti i costi appropriarsi della propria esistenza, ma secondo le
proprie regole, senza cedere mai agli stereotipi sull'amore o sul lavoro.
Così tutti i suoi sforzi sono nel tentare di cambiare l'uomo
che ha di fronte e nel fargli accettare le proprie regole. Il velo di
assurdità che sembra aleggiare intorno a queste due figure, due
emarginati da un mondo che, solo per convenzione, viene ritenuto "normale",
continua nella seconda parte del film, che abbandona i toni del melodramma
per abbracciare quelli del noir. Un noir decisamente moderno, che alterna
inquadrature distanti e fisse a inquadrature di una vicinanza a volte
claustrofobica. Il ritmo serrato della nuova deriva del racconto, l'organizzazione
del colpo, il nuovo impiego in una discoteca, il pedinamento visivo
del nemico da una terrazza, si alterna costantemente ai respiri dei
primi piani o delle inquadrature su particolari del corpo. I corpi sono
braccati in una fisicità amplificata che, verso il finale della
pellicola, diviene quasi insostenibile e l'abbraccio finale arriva come
una liberazione. Sulle mie labbra è un film interessante,
sensuale, per niente prevedibile e Audiard un regista che dimostra si
saper giocare fluidamente con i due mostri del genere, il melodramma
e il noir, mescolandoli, allontanandoli, celandoli.
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