|
Andrew è un affermato scrittore
la cui moglie ha una storia con un attore disoccupato, Milo Tindle.
I due sono nella difficile posizione di negoziare i termini del divorzio
che la donna vorrebbe e che Andrew non sembra disposto a concedere,
motivo per cui Milo va nella lussuosa villa di Andrew per discutere
con lui ed indurlo a ragionare. Quello che Milo non sa è che
Andrew si rivela essere un individuo dal bizzarro senso dellumorismo...
Andrew è un affermato scrittore dai modi piuttosto manipolatori
e dalla parlantina pungente, lincontro con un attore spiantato,
giovane e carino che ha rubato il cuore di sua moglie lo mette nella
difficile situazione di dover negoziare uno spazio nella vita dei due.
La sua scoperta superiorità intellettuale gli serve poco a contrastare
il fascino primordiale del rivale, ma la grandissima scaltrezza ne agevola
la possibilità di soverchiarlo in cattiveria e riprendersi il
gusto finale dellumiliazione. Il tutto con una tale esibizione
di buone maniere ed educazione da lasciar interdetti, per vedere meglio
il contrasto bisogna arrivare allingresso in campo dellispettore,
che riesce nel difficile compito di passeggiare nel negozio di cristalleria
con la famosa grazia dellelefante. Le buone maniere di Andrew
e la sua incredibile scaltrezza sono il punto di incontro tra il famoso
autocontrollo inglese e il cattivo gusto di chi ruba la moglie ad un
altro, e nellintento di spazzare sotto il tappeto lintera
faccenda i due sono complici più di quello che appare ad uno
sguardo superficiale. La schermaglia è evidente fin dal primo
confronto e Andrew è assai in vantaggio dal punto di vista della
cattiveria, Milo è un principiante pare quasi che il colpo di
apertura, rubare la moglie allanziano rivale, sia stato fortuito
altrimenti come spiegare lingenuità con la quale si lascia
imbrogliare da lui? I successivi passaggi costituiscono lescalation
iperbolica, che se da una parte rende leggermente anacronistico il duello
stesso in nome del cuore di una donna, dallaltra crea un substrato
alla secolare lotta tra istinto e ragione. Il tutto recitato nella cornice
freddissima di un villino ipertecnologico, nel palese tentativo di aggiornare
il plot anacronistico, certo ma mai così attuale come quando
Andrew ammicca con signorilità alla palese scortesia del giovane
rivale, e gli fa notare di essere uno su un milione.
Branagh riesce nella solita alchimia di trovare unangolazione
nuova attraverso cui guardare lavori del passato, neanche tanto avvincenti
in sé, ma di sicura efficacia dal punto di vista della riuscita
recitazione. Del resto Branagh è di certo un regista assai puntuale
nelle sue trasposizioni o adattamenti, ed ha il dono di rendere plausibile
quasi ogni aggiornamento, persino di classici del teatro shakespeariano.
In questa regia tralascia quasi del tutto il lavoro originale per concentrarsi
su alcuni particolari che rendono laggiornamento della trama piuttosto
riuscito, anche se la scelta di Law per la parte di Milo invalida in
parte la raffinatezza della messa in scena. Le scelte di regia, tra
cui quella riuscitissima di inquadrare i due protagonisti a distanza
ravvicinata per sottolineare una nascente attrazione di natura sessuale/cerebrale
tra i due, rendono divertente ed attualissima la schermaglia, che si
svolge tutta tra le impassibili espressioni di Caine che sole suggeriscono
il passaggio delle mille emozioni nascoste nelle pieghe dello svolgimento,
e i broncetti di Law, che nella prima parte sono assi più convincenti,
ma che da un certo punto in poi, diventano leggermente ridondanti. La
recitazione di Caine resta sempre impeccabile, anche verso la fine quando
il dolore prende il sopravvento sul gioco stesso, mentre Jude Law resta
credibile e persino bravo fino a metà del gioco, ma dopo un po
scivola nella autocelebrazione delle proprie scoperte capacità
di non scomparire al cospetto di un mito come Caine, scomparendo appunto
in quello stesso momento.
Certo è che se Caine negli anni è costantemente migliorato,
e può certo essere convincente nella parte che fu di Sir Laurence
Olivier, Law per quanto si sforzi è al momento assai lontano
del Caine di trentacinque anni fa, che appunto riuscì nel difficile
compito di non scomparire al cospetto del grandissimo Olivier, impresa
che Law tenta a più riprese, senza mai riuscire davvero a compierla.
|