Sin City

Bidimensionali profondità
di Antonello Sammito

 
  id., Usa, 2005
di Frank Miller e Robert Rodriguez, special guest director Quentin Tarantino, con Mickey Rourke, Clive Owen, Bruce Willis, Jessica Alba, Rosario Dawson, Benicio Del Toro


Continuando il suo viaggio di sperimentazione nelle possibilità del cinema digitale, Robert Rodriguez si allea con l’autore di fumetti Frank Miller per portare sullo schermo, in versione in carne e pixel, le opere noir di quest’ultimo in maniera quanto più vicina possibile alle pagine disegnate.
Basin City è una città molto particolare, la sua zona vecchia è sotto il controllo di combattive prostitute guidate dalla bella Gail, il resto della città è in mano alla malavita ai due fratelli Roark, un senatore e un cardinale. Tra i vicoli della città, detta appunto Sin City, si muovono anche i nostri tre antieroi: Marv, un bruto con problemi mentali alla ricerca dell’assassino di Goldie, l’unica donna che gli abbia regalato attimi d’amore, Dwight, che vuole impedire la guerra tra le sue amiche prostitute e la polizia, e John Hartigan, poliziotto onesto in odore di pensionamento, che commette il grosso errore di ridurre in fin di vita il pedofilo figlio del senatore Roark.
Cinema e fumetto sono mezzi espressivi nati quasi contemporaneamente e che hanno continuato in più di un secolo di vita ad influenzarsi vicendevolmente, a scambiarsi storie, personaggi e talvolta tecniche narrative.
Rodriguez, come Fellini e Terry Gilliam, ha un passato di autore di fumetti e questa passione, oltre all’ammirazione per l’opera di Frank Miller, lo ha portato a corteggiare per anni l’autore per concedergli la possibilità di portare sullo schermo i fumetti di Sin City. A convincere il fumettista, una piccolo corto realizzato da Rodriguez con degli amici, una dichiarazione d’intenti filmata di totale aderenza alle vignette, e la decisione del regista di abbandonare il sindacato di categoria pur di poter condividere con Miller il credito di autore del film.
Rodriguez era infatti convinto che le storie di Sin City fossero già dei film su carta e ha voluto traslarli pedissequamente sullo schermo, utilizzandoli sia come sceneggiatura che come storyboard, senza cambiarne una virgola o un punto di vista.
La cosa è stata possibile grazie alla tecnologia digitale che Rodriguez utilizza da anni, che ha permesso di sostituire ai fondali verdi su cui si sono mossi gli attori, versioni tridimensionali degli ambienti in bianco e nero creati da Miller nei fumetti.
La serie di albi era stata creata da questa icona dei comics nel 1991, dopo il grande successo dei personaggi di Devil e Batman; negli albi Miller ha miscelato una ricerca grafica che estremizzava l’uso del bianco e nero, facendo scuola in tutto il mondo, con la rivisitazione grottesca delle storie e degli elementi noir di Hammett e Chandler. Ritroviamo quindi negli albi a fumetti l’antieroe, spesso destinato a torture e sofferenze nel corso della storia, la puttana dal cuore d’oro, la dark lady, il cattivo potente ed intoccabile.
Raggruppate nella stessa pellicola, le tre storie scelte dal duo, ossia la prima omonima serie “Sin City”, “Un’abbuffata di morte” (“The Big Fat Kill”) e “Quel bastardo giallo” (“That Yellow Bastard”), pubblicate in Italia per i tipi della Magic Press, possono forse sembrare ridondanti, poiché riprendono con piccole variazioni gli stessi temi.
Così pure è possibile che qualcuno non riesca a cogliere l’ironia che attraversa tutto il lavoro e lo spirito grottesco, leggermente esasperato nel passaggio dalla carta allo schermo, presente soprattutto ne “L’abbuffata di morte”, o che mal si digeriscano i lunghi monologhi in puro stile hardboiled dei protagonisti. Ma la bellezza delle immagini, perfette riproduzioni dei disegni di Miller, e il fascino di questa città di puttane samurai e killer antropofagi, in cui gli eroi possono essere colpiti decine di volte da colpi di pistola, ma si rialzeranno sempre, riscattano qualunque tipo di remora si possa avere nei confronti del prodotto.
Anche gli attori, scelti dai due per somiglianza fisica (e di spirito nel caso di Marv/Mickey Rourke) si trasformano, si adeguano al tono delle storie, usano una recitazione giustamente non naturalistica.
Magnifici da questo punto di vista sia Rourke, che la coppia Benicio del Toro/Clive Owen che sembra a proprio agio anche in un dialogo a due, in cui uno dei personaggi è sgozzato ed ha una canna di pistola piantata in testa, sequenza diretta per il compenso di un dollaro da Quentin Tarantino.
E bellissime sono le donne, come solo possono esserlo quelle di un fumetto, perfettamente impersonificate da Rosario Dawson, Carla Gugino, Jaime King e Jessica Alba, unico vero angelo nell’inferno di Sin City.
Qualcuno potrebbe chiedersi allora: perché andare al cinema a vedere il film e non restare a casa a leggersi i fumetti? Beh, il prezzo del biglietto al cinema è inferiore a quello dei tre albi e in più non si deve fare la fatica di girare le pagine.