|
|
Sex and the city
id., Usa, 2008
di Michael Patrick King, con Chris Noth, Cynthia Nixon,
Jennifer Hudson, Kim Cattrall, Kristin Davis, Sarah Jessica
Parker
Label and love... and nothing else
recensione di Stefania Leo
|
|
|
|
|
Il sogno di ogni tv series-addicted:
145 minuti del proprio telefilm preferito. È questo ciò
che vivrete, se varcherete la soglia delle oltre 500 sale che dal 30
maggio 2008 ospiteranno Sex and the city. 145 minuti
equivalgono quasi a quattro puntate della fortunata serie tv trasmessa
per la prima volta nel 1998, prodotta dalla HBO, coinvolta anche nel
lungometraggio appena uscito.
Quattro anni fa le quattro, terribili ragazze di New York chiudevano
la serie, coronando i rispettivi sogni di label and love,
ossia di griffe e grande amore, le due cose che ogni donna
sogna di trovare nella Grande Mela. Miranda (Cynthia Nixon) e Charlotte
(Kristin Davis) felicemente sposate, la focosa Samantha (Kim Cattrall)
al di là della costa, a lavorare per rendere famoso il suo bellissimo
fidanzato e attore televisivo, e Carrie (Sarah Jessica Parker) finalmente
fidanzata con il suo Mr. Big (Chris Noth). È proprio da questo
punto che ripartono le avventure delle quattro amiche: Carrie e Mr.
Big decidono di sposarsi e, trattandosi di una ragazza Sex and
the City, vorrete mica che il matrimonio sia una cosetta semplice
e indolore?
Da appassionata di serie tv non aggiungo altro, evitando ogni possibile
spoiler. Si tratta di una trama che non annoia, fermo restando
la vostra innata, viscerale e inestinguibile passione per i telefilm.
Lo storico regista della serie, il pluripremiato Michael Patrick King,
unisce quattro ore di avventure, scarpe Manolo Blahnik, abiti di tutte
le griffe, acconciature di ogni sorta, senza mirare al capolavoro,
ma tenendo fede alla lezione televisiva. Le quattro attrici (la Parker
è anche produttrice del film) si ritrovano nei panni dei personaggi
che le hanno rese famose in tutto il mondo, con qualche ruga in più
e con la consapevolezza che forse le vite delle ragazze stanno cambiando.
Infatti, nel film il sesso è molto meno presente rispetto alla
serie (anche se non è risparmiata uninquadratura maliziosa
di un pene semieretto in ombra). Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte
sono meno scatenate, più impegnate con crisi coniugali, disastri
amorosi e insoddisfazioni personali che, alle soglie dei 50, erodono
più dei radicali liberi.
Ma Sex and the city non è stato girato per dare
lezioni di vita (a parte quella di imparare a correre con tacchi vertiginosi
sul pavè ghiacciato). Questo film è, come ha
ben detto una giornalista dellagenzia Reuters, un sogno
di marketing. Ogni singola griffe, ninnolo glamour,
paia di scarpe, estrosità modaiola sono incluse e raccontate
nel lungometraggio più atteso dellanno. I partner commerciali
non si contano: Mercedes Benz, Campari e Skyy Vodka (che hanno creato
ben quattro cocktail con i nomi delle protagoniste), Cosabella (che
ha lanciato una linea di lingerie dedicata al film) e altri
ancora. La merce e la sua rappresentazione: come nelle Esposizioni Universali,
ma con laggiunta della magia della riproducibilità tecnica.
Il desiderio è creato attraverso la visione e non attraverso
la prossimità: limmaginazione applicata al desiderio di
possedere la cabina armadio stracolma di Carrie, agisce esattamente
come, più di 100 anni fa, agiva la maestosità e la quantità
delle merci esposte e vicine. Laggiunta dellelemento stilistico,
peculiare della serie tv e ben radicato nella mente dei fan, rende lesperienza
cinematografica di Sex and the city un trip
lisergico nel territorio del possesso griffato.
Imperdibile per le fan, godibile per chi ama le commedie romantiche,
imprescindibile per i fashion victim.
|