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“Amore… Motore!”: questa
è la frase con cui Federico Moccia chiude il libro "Diario
di un sogno", memorie raccolte durante lo shooting del film Scusa
ma ti chiamo amore. Dopo il successo di Tre metri
sopra il cielo e Ho voglia di te, il 25
gennaio sarà in tutte le sale l’ultima opera, questa volta cinematografica,
di Federico Moccia, che si è prodotto nella sceneggiatura e nella
regia di un film già destinato a raccogliere i consensi di tutti
i giovani conquistati dal romanzo. Ciò che magari sfuggirà
ai più, fermamente ancorati ai granitici pregiudizi nei confronti
dell’opera mocciana, è che forse lo scrittore romano è
più talentuoso come regista che come romanziere.
La storia è sempre la stessa: belle ragazze patinate, “parioline”,
libere e disinibite al centro della scena. Tra loro, il cigno: in questo
caso, Niki (Michela Quattrociocche). Dall’altra parte: uomini problematici,
al bivio con le loro vite e le loro certezze, i primi capelli bianchi,
l’abitudine e la routine. Fra loro Alex (Raoul Bova), diminutivo di
Alessandro, che fa troppo vecchio. Niki va a sbattere con il motorino
contro la macchina di Alex. Si rialza e, ridendo, entra nella vita di
questo giovane pubblicitario in crisi per la recente rottura con una
ex di rara antipatia (Veronika Logan). La storia d’amore fiorisce e
i due abbattono le differenze fra i rispettivi mondi a colpi di cene,
feste e visite ai genitori in incognito.
Risate, lacrime e scenari mozzafiato: indubbiamente Federico Moccia
sa quali sono i tasti da toccare con il suo pubblico. Dopo un milione
di copie vendute, dopo il successo arrivato dopo anni di vagabondaggi
nelle scuole con il fascio di fotocopie di Tre metri sopra
il cielo sotto il braccio, Scusa ma ti chiamo amore
arriva nelle sale per concretizzare i volti di Niki, Alex, le O.n.d.e.
(acronimo di Olly, Niki, Diletta ed Erica) e gli amici. Tutto l’universo
giovanilistico creato dallo scrittore romano prende forma sullo schermo
che riesce, paradossalmente, ad occultare almeno in parte la scandalosa
povertà di contenuti del film, del quale nemmeno le frasi da
Baci Perugina riescono a colmare il vuoto tematico. Tuttavia Moccia
apporta a questo film l’esperienza, l’umorismo e la tecnica accumulata
in altre esperienze cinematografiche come Classe mista III
A e College. Diverte, corteggia
l’occhio dello spettatore, riesce a parlare la lingua del grande schermo
anche con eleganza, anche se l’uso della fotografia ricorda da vicino
il sogno pubblicitario del Mulino Bianco. Del resto sono proprio i personaggi
di Moccia che “vogliono la favola” (come, vent’anni prima, diceva la
Vivian di Julia Roberts in Pretty Woman) e
questo è proprio il codice iconico del “C’era una volta”.
Raoul Bova, molto più bello ora che ai tempi di Primo
amore, rivela un’incredibile capacità camaleontica,
vestendo i panni di un pubblicitario dopo la dura intepretazione di
Milano-Palermo: il ritorno. Ha dichiarato che quest’esperienza
è stata “liberatoria”. Esordio cinematografico di Michela Quattrociocche,
che sarà dura immaginare in altri ruoli, oltre quello di Niki.
Alcuni nomi di qualità solo quelli Riccardo Rossi, Luca Ward
e Cecilia Dazzi.
Uno dei temi affrontati da Scusa ma ti chiamo amore
è la crisi valoriale dei quasi quarantenni. Alex si trova davanti
una ragazzina fresca e solare, che ride davanti a tutte le difficoltà:
dopo una vita grigia, con divano grigio e ragazza grigia sull’orlo dell’isteria,
Niki è la classica boccata d’aria fresca. Come resisterle? Alex
opta per la fuga dalla realtà nelle braccia di Niki e ritrova
il sorriso, l’immaginazione, l’amore incantato.
Niki parla del sistema, di abbattere il sistema, di stare fuori dal
sistema, ma forse il sistema non sa nemmeno cosa sia. Sogna l’amore
nel faro bianco, per riprendersi dalla batosta dell’abbandono le sue
inseparabili amiche la vanno a prendere sotto casa con una limousine
e la portano nel backstage degli Zero Assoluto: sfruttano il sistema
per vivere e divertirsi. E giocano alle regole del sistema, invariabilmente.
Rompere cinque macchine in una notte è un modo di appartenere
al sistema. Comprare jeans Fornarina è più che un modo
di appartenere al sistema. Il non contemplare mai una realtà
diversa da quella di Ponte Milvio è il modo di appartenere
al sistema.
Se si avvicina Scusa ma ti chiamo amore al filone della
commedia romantica Dirty Dancing, Pretty Woman
o Save the Last Dance, il nuovo film di Federico Moccia
potrebbe rappresentare un mattone per lo scintillante castello in cui
rifugiarsi con il principe azzurro. Ma in un momento storico in cui
sembra che le nuove generazioni non siano capaci di costruire miti,
ma solo di consumarli, confidiamo che presto la storia della giovane
Onda Niki e del fascinoso Alex diverrà un patinato e bellissimo
ricordo di pochi secondi. Altrimenti lo Stato sociale si troverà
a varare piani di welfare per procurare limousine bianche per cuori
spezzati.
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