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Roberto Succo,
Francia, 2000 di Cedric Kahn, con Stefano Cassetti, Isild Le Besco Il pupillo della critica francese Kahn si cimenta in un film difficile: narrare la storia (tratta dal romanzo di Pascale Froment) del serial killer Roberto Succo senza cadere nei manierismi del thriller americano (stile Hannibal) e senza trasformare il pluriomicida di Mestre in un eroe. Kahn sceglie la strada dell'antiretorica e punta su una democratica struttura a inserti dove seguiamo alternativamente il punto di vista di Succo, quello della sua ragazza (Lea) e quello della géndarmerie. Ma il cinema è anche retorica e la scelta semidocumentaristica di Kahn confonde lo spettatore, smarrito dagli andirivieni del killer, dal suo continuo cambio d'auto, dai troppi silenzi (un po' di maniera anch'essi) nella storia d'amore con Lea, dall'impersonalità degli agenti francesi. Non c'è pathos perché non c'è sguardo, non c'è un catalizzatore di emozioni: tutti i personaggi sono come schegge impazzite che vivono a sussulti nel magmatico mondo di celluloide. Il regista non riesce ad essere poi fermo nelle sue scelte stilistiche: a volte costruisce inquadrature che sembrano prese tali e quali da un telegiornale, a volte segue con piglio iperrealista i suoi personaggi rimanendo incollato alla loro nuca, a volte cede al volto espressivo di Stefano Cassetti (Succo) regalandogli la scena. Forse gli unici momenti indimenticabili del film ce li regala proprio Cassetti, con i suoi sguardi gelidi e innocenti allo stesso tempo, con la infantile parlata veneta, con i suoi dialoghi surreali sul destino ed il marxismo. Il resto è sfilacciato, confuso e indeciso: non sappiamo nulla di più su Succo di quello che potrebbe raccontarci un giornale, non entriamo nella vicenda ma la osserviamo scorrere veloce senza poterci aggrappare a nulla. Succo muore in silenzio, con un sacchetto di plastica in testa, senza mostrarsi per l'ultima volta: quel Succo che Kahn non ci ha fatto conoscere se ne va senza volto, senza emozioni, senza che lo abbiamo incontrato davvero nel mondo dei fantasmi di celluloide; al massimo lo abbiamo visto, ma la differenza è enorme. Link esterni Sito ufficiale www.robertosucco.com/ |