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Queen of the damned,
USA 2002
di Michael Rymer, con Stuart Townsend, Marguerite Moreau,
Aaliyah, Vincent Perez, Paul McGann, Lena Olin
Sottoponetevi a questo film solo se siete dei (veri!) fanatici del genere
vampiri. E preparatevi, nonostante o in virtù del suddetto fanatismo,
a relegarlo in fondo alla vostra classifica personale (suggerirei dopo
Vamp, ma prima di Fracchia contro Dracula).
Pescando con superficialità nelle "Vampire Chronicles"
di Anne Rice, Queen of the Damned riesuma (letteralmente) il
Lestat di Interview with the Vampire, ormai stanco d'oziare nel
suo loculo e giunto alla conclusione che al giorno d'oggi un vampiro
non ha alcun bisogno di nascondersi. Tornato tra i vivi, Lestat si impone
come frontman di una gruppo rock che sembra la parodia dei No Doubt,
scatenando le ire dei suoi colleghi succhiasangue... Perché no?,
direte voi.
In effetti Interview with the Vampire non è così
"intoccabile" da escludere la possibilità di un sequel
all'altezza. Ma un film che a distanza di 8 anni si assume la responsabilità
di perpetuare cinematograficamente la saga della Rice non può
ignorare totalmente il suo predecessore. Passi l'ambiziosa ma sterile
sceneggiatura, passino anche gli attori, ma Michael Rymer é quanto
di più lontano da Neil Jordan si possa immaginare. Tanto Interview
with the Vampire trascendeva il genere, imponendosi per la precisione
della ricostruzione storica e la qualità della direzione artistica
(peccato però quel finale così stonato...), quanto Queen
of the Damned si appiattisce nel prodotto di consumo basso-adolescenziale,
limitandosi a proporre atmosfere punk-gotiche alla The Crow oggi
che anche queste appaiono stantie.
La sensazione è che Jorge Saralegui (produttore) abbia deciso
di destinare metà del budget ai (peraltro) pochi effetti speciali,
imponendo al personale artistico di risparmiare su tutto il resto. Il
film si muove a fatica in ambienti angusti, numericamente limitati e
popolati quasi esclusivamente da personaggi/comparsa, e lo fa attraverso
una trama complessa che non viene quasi mai mostrata, ma raccontata
attraverso quegli insopportabili "spiegoni" ai quali anche
la TV ci ha da tempo disabituati.
Dovendo proprio dissezionare, tra le poche scene salvabili spicca la
pregevole resurrezione di Akasha/Aaliyah nel club ritrovo dei vampiri,
dove l'effetto speciale non é tanto il pur riuscito incenerimento
dei vampiri (assieme all'uso non convenzionale della stop-motion in
altre due sequenze é tra i pochi effetti non nella media di tutto
il film) quanto Aaliyah stessa e il di lei ancheggiare. Questo e pochi
altri momenti che, messi assieme, non durerebbero lo spazio di un video-clip.
Ma allora perché diluirli in due ore di cattiva televisione?
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