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The Family Stone, Usa, 2005
di Tomas Bezucha, con Sarah Jessica Parker, Delmot Mulroney, Diane Keaton.
L'incipit di "Anna Karenina" divide le famiglie in felici
ed infelici, lasciando intendere che solo le seconde abbiano storie
da raccontare. La Neve nel cuore, di Tomas Bezucha,
prova invece a portare sullo schermo una famiglia riuscita bene. Eccentrica,
disordinata, ma felice. Sono gli Stone del titolo inglese (le versioni
italiane - per quanto ridicole - non fanno ormai più notizia),
la cui sfida, per questo Natale, è accogliere la nuova fidanzata
del figlio maggiore Everett, che è bello, affermato e da sistemare.
La fortunata è Meredith, una newyorkese ben vestita, di successo
e snob interpretata da Sarah Jessica Parker. Quando questo spin
off di "Sex and the City" arriva nell'accogliente casa
del New England, scopre che gli Stone sono anche peggio di quello
che temeva: compiaciuti della loro liberal-eccentricità e morbosamente
gelosi della propria (presunta) specificità. Questi ed altri
motivi li rendono tutt'altro che pronti ad accoglierla a braccia aperte.
Inoltre, dettaglio non trascurabile, sono davvero tanti.
Il suo amato fidanzato ha, nell'ordine, una madre carismatica e morbidamente
tirannica, un papà docile docile, un fratello non udente
e gay con fidanzato al seguito, un altro documentarista e fricchettone
di stanza a San Francisco, e due sorelle, una incinta e silenziosa,
e l'altra aggressiva, vagamente grunge, nonchè fan dei Dinosaur
jr. L'impatto è ovviamente durissimo, ai danni di Meredith
viene perpetrato ogni genere di boicottaggio emotivo, al punto da
spingerla a lasciare casa Stone, prendere una stanza in albergo e
convocare al fronte la sorella per avere man forte. A questo punto
il film si lancia in improbabili rimescolamenti al limite della situation
comedy, passando attraverso un'inspiegabile deriva slapstick, che
fiaccamente porta allo psicodramma rivelatore e ad un'improbabile
quanto prevedibile riconciliazione finale.
Le premesse erano interessanti. Un regista, Tomas Bezucha, reduce da un valido esordio, Big Eden, la cui storia d'amore omosessuale nel Montana era stata acclamata e premiata in quasi tutti i Festival Gay & Lesbian degli Stati Uniti. Un cast di buon livello, nel quale, alla fine, spiccheranno soprattutto le interpretazioni di Luke Wilson, non più solo fratello di Owen, e Rachel McAdams, non più cheerleader stronza di Mean Girls et similia. Infine, un'accoglienza americana al film complessivamente positiva, suggellata dalla candidatura ai Golden Globe proprio di Sarah Jessica Parker. Dunque, era legittimo attendersi che La Neve nel cuore fosse foriero di una storia solida, divertente quando c'è da far ridere, toccante quando c'è da commuovere, capace di distillare qualche verità sulle famiglie, sui legami, sugli affetti.. Film così, quando sono riusciti, sono dei piccoli congegni perfetti, nei quali i dialoghi, i tempi, le interpretazioni sono funzionali a creare quell'impatto emotivo che è la ragione per cui li si va a vedere.
Purtroppo, la Neve nel cuore non è un film
riuscito. Certo, il regista, che ha fatto un'infinità
di spot e anche il manager per Ralph Lauren, sfrutta mirabilmente
la propria competenza in fatto di moda per caratterizzare in maniera
perfetta i personaggi grazie all'abbigliamento, allo stile, alle scarpe
e alle sciarpe, ma fallisce quando mira a raggiungerne il cuore,
oltre che il guardaroba. Perdendo così la partita più
importante per chi vuole raccontare la storia di una famiglia: la
creazione di personaggi credibili. Tutti i membri della famiglia Stone,
e le due ospiti Meredith e la sorella Julie, hanno il torto di riuscire
ad uscire dalla monodimensionalità che li affligge solo con
scelte illogiche. Per fare qualche esempio, Meredith, donna istruita
e cittadina di una della comunità più tolleranti al
mondo, ha il serio problema di farsi benvolere dalla famiglia del
fidanzato, che comprende un omosessuale felice e innamorato. Dunque,
è legittimo chiedersi perché la sera della vigilia di
Natale, nella prima vera occasione che ha di farsi conoscere dagli
Stone, si lanci in un'argomentazione omofoba così rudimentale
da essere degna di un latifondista della Virginia? Oppure, perché
al buon Everett sia sufficiente un'ora a parlare di totem e arte tribale
con la futura cognata, per decidere che la donna che ha appena presentato
ai suoi genitori non fa per lei e che tutti i problemi della sua esistenza
sono da ricondurre al fatto di aver sbagliato sorella? I problemi
di scrittura dei personaggi sono poi aggravati dalla scialba interpretazione
dei due attori protagonisti, il bolso e attonito Delmot Mulroney e
l'irritante Sarah Jessica Parker, nella sua personale versione di
"Sex and The New England".
I momenti divertenti, presentati dalla stampa americana come esilaranti, latitano, e per strappare qualche risata il regista deve fare ricorso a cadute dagli autobus, dolci natalizi recapitati direttamente in faccia, doppi sensi sessuali, scivolose rincorse e rovinose capitolazioni casalinghe. L'autenticità del sentire rimane invece quasi sempre fuori campo, lasciando il terreno ad una prevedibilità dei tempi così infallibile da neutralizzare qualsiasi slancio di autenticità. Insomma, la freccia cade lontana dal suo bersaglio. Non abbastanza divertente per essere una commedia brillante, non abbastanza vero per essere un dramma familiare agrodolce, e uscito troppo tardi per sfruttare almeno l'innevata sintonia con l'atmosfera natalizia, il film di Bezucha rimane a metà di qualsiasi guado, come una possibilità inespressa, per un film che sarà difficile ricordare, tra qualche anno. |