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Ascoltando le canzoni di Federico
Zampaglione, meglio conosciuto come i Tiromancino, vi sarebbe
mai venuto in mente che il cantante covasse in sé la cattiveria
necessaria per scrivere e dirigere una black comedy? No? E infatti,
laspetto da simpatico tenerone ne riflette con buona probabilità
la vera indole e il suo debutto nella regia soffre di due piccole pecche
per una pellicola del genere: non è cattiva e fa ridere poco.
Vittorio è un giovane assicuratore con un forte desiderio di
rivalsa verso un mondo che è stato crudele con lui in gioventù.
Con i soldi fatti con piccole truffe, può finalmente acquistare
per sé e per la bella moglie Marina una villetta in un centro
residenziale molto borghese. Ma il suo sogno di vita da benestante,
che troverebbe completa realizzazione con il concretizzarsi del suo
progetto di negozio di elettronica online, si trova ben presto a cozzare
contro la convivenza forzata con una coppia di vicini di casa.
Il rumeno Slatko e la sua formosa compagna italiana Bruna hanno modi
spicci e rumorosi, vivono nel totale disprezzo dei canoni estetici e
comportamentali dei civili modi borghesi ed ostentano una sessualità
vissuta in maniera aperta e carnale. La diffidenza verso il vicino aumenta
fino a diventare paranoia quando la bella casa di Vittorio viene saccheggiata
e lassicuratore comincia a sospettare dello straniero,
non solo come responsabile del furto, ma anche come possibile amante
della moglie. E a corredo un balletto di amici volgari, suocere nevrotiche,
portinai pornofili e killer prezzolati.
Dopo una breve esperienza come regista dei suoi stessi videoclip, Federico
Zampaglione tenta il suo debutto cinematografico con un prodotto che,
pur essendo più riuscito di gran parte dei debutti italiani degli
ultimi anni, soffre in gran parte per colpa di una sceneggiatura goffa.
Forse il risultato sarebbe stato migliore se avesse collaborato con
uno scrittore esperto, invece che affidarsi alle mani del suo produttore
Rudolph Gentile, uomo dal multiforme ingegno che passa con sconcertante
disinvoltura dalla direzione di compagnie aeree alla distribuzione cinematografica
e ora alla sceneggiatura.
Troppi personaggi secondari, a volte presenti in una sola scena, con
caratterizzazioni ridotte al minimo e spesso ammantati nei più
qualunquisti stereotipi, non arricchiscono la vicenda, che anzi ne viene
appesantita e stenta a aumentare di ritmo e coinvolgimento avvicinandosi
verso il finale. Anche il grado di divertimento è prossimo allo
zero, mancando situazioni davvero brillanti e quando fa capolino, è
dovuto più alla bravura di qualche caratterista di contorno.
Ma è il buonismo daccatto, che pervade tutta la pellicola
ed esplode nel finale in un monologo del protagonista, ad essere assolutamente
fuori luogo per il tipo di pellicola che si vuole costruire.
A difesa del film cè che la regia di qualche scena è
visivamente interessante, grazie anche alla colorata fotografia del
bravo Catinari, ma sono sprazzi che denotano fondamentalmente la mancanza
di unidea registica di base. Se la prova degli attori di contorno
come già detto è spesso buona, con particolare menzione
per Emilio De Marchi nel ruolo di Slatko, lascia qualche dubbio quella
di Luca Lionello, che nel ruolo di protagonista ha sulle spalle il difficile
compito di sostenere i cambi di tono della pellicola, e di mantenere
la sua discesa nella paranoia nei limiti di un grottesco che non diventi
macchietta. La Gerini, per quanto ripresa con occhio amorevole dal regista-fidanzato,
non riesce a superare il livello del facile mestiere ed ottiene migliori
risultati come voce in un paio di pezzi della colonna sonora. Che è
per lo più gradevole, se non fosse per la voce di Zampaglione,
in alcune canzoni pronta a ricordarci che lui in fondo è un tenerone.
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