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la Musica nel cuore
August Rush, USA, 2007
di Kirsten Sheridan, con Freddie Highmore, Keri Russell,
Jonathan Rhys Meyers, Terrence Howard, Robin Williams
Tutta una questione di DNA
recensione di Stefania Leo
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Due ragazzi sincontrano ad
una festa e finiscono a letto insieme. Un fatto come tanti, raccontato
milioni di volte. Ma se il ragazzo è Louis Connelly (Jonathan
Rhys Meyers) e la ragazza Lyla Novacek, le conseguenze di questo banale
episodio cambiano, e parecchio. Louis è un bellissimo e magnetico
cantautore irlandese; Lyla, una violoncellista giovane, viziata e proiettata
verso un grande successo. Lincrocio dei loro corpi al suono di
Moondance è destinato a produrre gravi effetti. Lyla
e Louis decidono istantaneamente che sono fatti luno per laltra
e che sono destinati a stare insieme. Ma il padre della bella violoncellista
(William Sadler) non è dello stesso avviso e cerca di riportarla
alla sua realtà di grande star della musica classica, impedendole
di andare allappuntamento con Louis.
I due si perdono di vista, ma Lyla decide di portare in grembo il figlio
della colpa, pronta a cambiare radicalmente la propria vita. Un banale
incidente dauto durante una delle corse matte e disperatissime
di Lyla in giro per New York, offre al padre loccasione perfetta
di far credere a Lyla che il bambino sia morto. Ovviamente il piccolo
è solo destinato ad undici anni di sofferenze in orfanotrofio,
schiavo di due ossessioni: quella per i suoi genitori e quella per la
musica, inoculatagli sin dalla nascita dagli irresponsabili consanguinei,
sin dentro la più remota delle sue cellule corporee.
La musica è il vero deus ex machina di questo film.
Giunti al momento in cui Evan (il bravissimo Freddie Highmore) decide
di andare a cercare i suoi genitori, la Musica nel cuore
prende unaltra piega grazie allincontro tra le mani del
piccolo orfano e una chitarra. New York, Washington Square, dove tutto
è cominciato. È lì che Evan trova il Mago (Robin
Williams), un incrocio fra Billy The Kid e Bono Vox, che gli insegnerà
tutto sulla musica e lo ribattezzerà "August Rush".
Evan fa scorrere le proprie dita sulla chitarra (leredità
del padre) per poi scappare e ritrovarsi fortunosamente alla Julliard
School (il regno della madre). La Rapsodia di August Rush sarà
il filo che attirerà tutti i protagonisti in un lieto fine atteso
e desiderato.
La musica è nel cuore dei personaggi ed è la principale
chiave di attivazione della sospensione dellincredulità.
Da quando le mani del giovane Freddie Highmore cominciano a far vibrare
la chitarra, non cè dialogo trito che non si riesca a mandare
giù, non cè sguardo o inquadratura che distragga
per banalità o cattivo inserimento. Sì, perché
nonostante la magia innescata dalla storia di questo bambino che cambia
il suo destino grazie al proprio talento, Kirsten Sheridan gira un film
compromesso da dialoghi surreali, troppo sopra le righe rispetto al
tema e al dolore vero che si può ipotizzare rispetto agli argomenti
trattati. Troppi occhi lacrimanti (per chiamare altri occhi lacrimanti
oltre la quarta parete), troppi sguardi fissi e addolorati, volume della
musica troppo alto.
Per di più, la Sheridan e i suoi sceneggiatori danno una rappresentazione
a dir poco stereotipica del sogno americano e del self-made man. La
fortuna, la perseveranza, la sofferenza e la redenzione catartica sono
elementi certamente funzionali allo scioglimento della vicenda figlio
orfano cerca genitori imbranati. Tuttavia dà sempre da
pensare il modo in cui si prende un bambino, lo si dipinge come un genio
e di come questi assurga istantaneamente agli onori della gloria (carriera
risolta), scappando dalla strada (vita risolta) e ritrovando i suoi
genitori (affetti risolti). Decisamente troppo facile e molto più
vicino al genere fantastico di quanto si vorrebbe.
In fondo, la Musica nel cuore non è altro che
una bella favola e per renderla tale, è stato chiamato allappello
il talento musicale di Mark Mancina, autore tra le altre cose, della
colonna sonora di Speed, con cui ha creato il canone
musicale per gli action movies. Mancina ha avuto dalla sua linsospettato
talento di Jonathan Rhys Meyers che nel film canta per davvero le canzoni
scritte dal cantautore americano Chris Trapper. La colonna sonora contiene
alcune ballate inedite di John Legend e John Ondrasik (Five For Fighting).
Una piccola curiosità: il ruolo di Louis Connelly era stato proposto
in prima battuta al giovane cantante britannico James Morrison, che
forse memore dei disastri cinematografici di alcuni suoi colleghi, ha
preferito saggiamente declinare e non compromettere la sua ottima reputazione
di musicista.
Chi invece non sbaglia un colpo è il bravissimo Robin Williams,
sempre più a suo agio nei panni di personaggi ambigui, borderline,
cattivi ma un po buoni dentro. Interpretazione sentita e impeccabile
di Terrence Howard nel ruolo dellassistente sociale che tenterà
di aiutare Evan.
Se volete piangere senza ritegno e raziocinio, la Musica nel
cuore è il vostro film.
Di sicuro è fatto molto meglio di una telenovela argentina.
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