Cinema, film, recensioni, critica. Offscreen.it


Mondo gru
Mundo grua, Argentina, 1999
di Pablo Trapero, con Luis Margani, Adriana Aizemberg, Daniel Valenzuela

Un operaio piccolo piccolo
recensione di Debora Fioretti



Un piccolo gioiello proletario per l’Argentina di Pablo Trapero, premiato a Venezia 56 nella Settimana della Critica.
Il regista Trapeo sceglie il bianco e nero per questa storia senza tempo sul lavoro e la dignità dell’uomo; Il suo Mundo Grua è popolato di piccoli uomini e piccole donne che dignitosamente cercano un po’ di felicità.
L’Argentina è sovrastata dalle gru e da enormi cantieri in movimento; sotto vive Rulo, insieme a suo figlio, ai suoi compagni di sventura e alla donna che vorrebbe amare. Ma nel mondo del lavoro non c’è spazio per lui, troppo appesantito dal grasso e dall’età, e un uomo più giovane viene impiegato al suo posto. Come accadeva a Kari Väänänen nelle Nuvole in viaggio di Aki Kaurismäki, anche Rulo viene messo da parte come uno strumento antiquato, d’intralcio alla produzione.
Il regista apre una seconda storia: Rulo parte, lascia ogni cosa e va lontano a cercare lavoro. Troverà solamente polvere, fatica e sfruttamento, non pagato, mentre il suo primo piano illuminato alternativamente dalle luci della città, chiude il film.
Premiato “per la tenerezza, lo humour e lo sguardo critico sulla realtà sociale argentina contemporanea”, Mundo Grua rivela una nazione più vicina alla Finlandia di Kaurismäki, e all’Inghilterra di Ken Loach, che alla patria del tango, anche se la musica costituisce un ingrediente fondamentale per raccontare la vita e i sogni di Rulo. Dietro un operaio appesantito e poco gradevole di aspetto, si è seppellito un giovane musicista, che ha abbandonato i suoi sogni di gloria musicali, per guadagnare l’indispensabile necessario a vivere.
Suo figlio è come lui, e forse proprio l’immagine del padre è la triste metafora di ogni misera esistenza argentina, che volge verso la fine.
Pablo Trapero avverte il cambiamento del paese e il suo occhio cinematografico immortala l’incombente presenza e l’indiscriminata presenza umana nel comandarle.
Proprio quell’Arvottomat (Senza valore) che si sentiva un Dio a sovrastare la città, per il controllo e per il lavoro della sua gru, è caduto inesorabilmente in un luogo sconosciuto, lontano da affetti e popolato da ombre. Il ritorno a casa dell’uomo è lasciato all’immaginazione dello spettatore, che non avrà sicuramente bisogno di un Mundo Grua 2 per conoscere il destino di Rulo.