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Ben Stone è un ragazzo con
un sogno: metter su con i suoi amici un sito web che fornisca per ogni
attrice il titolo di tutti i film in cui compare nuda, precisando il
timing esatto di ogni scena. Questo dà lidea delle ambizioni,
delle aspirazioni e delle ispirazioni di Ben e della sua cricca di amici.
Alison Scott è una giornalista televisiva che ha appena avuto
una promozione e con essa loccasione della sua vita: la possibilità
di andare in televisione, di essere vista, diventare nota. Ben e Alison
si incontrano per caso una notte in discoteca, e, galeotto fu qualche
drink di troppo, finiscono a letto insieme. Finiscono così tanto
a letto che lei resta, contro ogni aspettativa e buon gusto, incinta.
Molto incinta. La diversità di queste due dimensioni umane in
collisione forzata costituisce il margine di divertimento di questa
audace commedia da più di due ore. Audace fondamentalmente per
la durata, anche se bisogna confessare che, malgrado tutto, il film
tiene senza sbriciolarsi e senza annoiare. A patto di sapere bene con
cosa si ha a che fare pagando il biglietto. Judd Apatow, reduce dal
successo di Quarantanni vergine, giustifica il
minutaggio fuori scala di Molto incinta con lobiettivo
di voler creare dei personaggi che escano fuori dai loro clichè
di partenza (lui nerd sfigato e nullafacente, lei microborghese pettinata
in ascesa verticale con tanta voglia di carriera e realizzazione) grazie
alla magia fuori programma del bimbo in arrivo, che costringe (?) i
due a conoscersi e financo ad amarsi. Ci vuole tempo, sembra volerci
spiegare il regista, per un doppio arco di trasformazione così
articolato, grazie al quale Ben si metterà una cravatta, troverà
un lavoro vero (il sito a mio giudizio era unidea favolosa, ma
si scopre che qualcun altro laveva già realizzato) e leggerà
tutti i libri sul diventare padre, e Alison imparerà che la rispettabilità
apparente non è lunica cosa che conta e che la sporcizia
si trova facilmente anche sotto unepidermide ben curata di gabardine
e pilates. Il tutto per portare lo spettatore - ormai in deliquio -
verso il Finale: i due giovani che riescono, oltre le goffe forzature
di circostanza, a diventare una famiglia. Rispetto, amore, appoggio
reciproco, maturità, insomma tutto larmamentario richiesto
dalla situazione. Cè il sospetto fondato che a riassumerlo così, un film del genere non attiri molto. Sembra un megaspot stile family-day, o qualcosa di simile. Un po lo è. Ma se funziona, per quel che funziona, il merito è tutto di questo antieroe (però ormai son tutti antieroi, e bisognerebbe coniare qualche termine un po più aggiornato) che nasce già negli anni 80, ma sembra risplendere in questo periodo di una nuova consacrazione cinematografica: il nerd. Tutto il resto della storia, più o meno, fa da spalla a Ben Stone e al suo non conforme way of life, perché è quello il fulcro, liniettore della risata, loccasione della gag. Il nerd esce di nuovo allo scoperto, forte di un costume cinematografico, quello del nuovo millennio, sempre più disposto al gioco delluncorrect, sessualmente prima di tutto, e poi in ogni altro senso. Guardate Suxbad (ancora lo zampino di Seth Rogen, il neopadre Ben Stone, ma anche lo stesso Apatow come produttore) e osservate come lì non hanno bisogno di trasfigurare in qualcosa daltro: i nerd ormai possono farcela da soli per tutto un film, perfino senza spalle a far loro da contraltare (il mondo di Suxbad è un mondo totalmente e intrinsecamente nerdizzato). Non si tratta di rivincite, come era ventanni fa: non hanno più niente da dimostrare: hanno un corredo perfettamente adatto di armi e mezzi per emergere e per conquistarsi la nostra simpatia proprio per la loro rozzezza e volgarità gratuita. Qualcuno potrebbe dire che riportano la mente ad unetà delloro della vita, persa ormai per sempre, in cui tutto era meno complicato, anche se era maledettamente difficile lo stesso. Il finale di Molto incinta è bifronte, sottilmente ambiguo: è un lieto fine che è un atto dovuto per un certo tipo di prodotti cinematografici, ma è in realtà un finale amaro, dato che mette in scena la morte di questo supereroe smascherato; se passa per un happy ending è perché qui la catarsi è data dallimmedesimazione solidale: è successo anche a Ben Stone, così come sta succedendo a noi tutti. Mal comune |