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id.,
Italia, 2006
di Carlo Verdone, con Carlo Verdone, Silvio Muccino, Ana
Caterina Morariu, Agnese Nano
Partiamo subito con una precisazione: le quattro stelle che vedete qui
sopra sono probabilmente un giudizio eccessivamente positivo riguardo
questo nuovo lungometraggio diretto da Verdone, ma stanno a testimoniare
in maniera decisa il nostro sostegno ed il nostro incoraggiamento al
suo lavoro sia altrettanto ben chiaro che il buon Carlo non ha
certo bisogno del nostro consenso: i 5 milioni di euro incassati dal
film nel primo weekend di programmazione mi sembrano una più
che discreta pacca sulla spalla!
Tra i tentativi che il regista/attore/sceneggiatore/comico ha fatto
nel corso della sua carriera verso un tipo di cinema più adulto
e votato allintrospezione psicologica, il Mio miglior
nemico sembra essere quello forse più riuscito, di sicuro
il migliore degli ultimi anni. Merito di questa fortunata novità
sta soprattutto nella sceneggiatura del film, scritta dai due protagonisti
insieme al fido Pasquale Plastino ed a Silvia Ranfagni; partiamo dalle
denotazioni dei caratteri: se da sempre Verdone nei suoi lungometraggi
si è dimostrato un sapiente costruttore di personaggi piuttosto
che di storie, questa volta ha superato se stesso tratteggiando la figura
borderline di Orfeo (Muccino) con intensità ed enorme
sapienza di definizione emotiva; il ragazzo confuso ed avvilito, alle
prese con un madre maniaca depressiva e con una vita che non lo motiva,
sprizza sincerità e spinge lo spettatore ad una dovuta empatia:
merito va anche doverosamente attribuito allinterpretazione del
fratellino prodigo Silvio Muccino, attore che se anche sembra
non poter uscire da determinati schemi e stereotipi, questa volta regala
al suo ruolo una dolorosa e più che efficace partecipazione.
Il secondo grosso merito della sceneggiatura de il Mio miglior
nemico è quello di essere un meccanismo ancora non perfettamente
oliato, ma sorprendentemente puntuale nel saper chiudere
al momento giusto le varie sotto-trame costruite nella prima parte:
come ha erroneamente scritto molta critica, non mi è affatto
sembrato che il film si dividesse in due tronconi tra loro completamente
scollegati. Tuttaltro. Quanto disseminato nella sezione romana
del film viene poi ripreso, approfondito o ribaltato nel viaggio che
i due protagonisti intraprendono alla ricerca di una famiglia da ritrovare
o da ricostruire. Molto contenuto e delicato, il Mio miglior
nemico stavolta poi adopera la comicità tipica dellopera
di Verdone come puro involucro esterno per racchiudere invece una storia
che spesso e volentieri si rivela dolorosa e non conciliatoria.
Detto della sapienza della sceneggiatura, e ribadito che Verdone è
come sempre un sensibile direttore dattori - compreso ovviamente
egli stesso -, ci teniamo a segnalare linterpretazione accaldata
e drammatica della semi-sconosciuta Sara Bertelà, madre allo
sbando che in coppia con il figlio Silvio disegna con passione
un nucleo familiare tanto avvinghiato su se stesso quanto immancabilmente
fragile.
Chiudiamo con una piccola polemica nei confronti della Filmauro: questa
recensione nelle intenzioni della redazione sarebbe dovuta andare on-line
nellaggiornamento precedente, ma la politica di distribuzione
del film non ha ritenuto opportuno farne unanteprima stampa, oppure
limitarne la notizia ai più importanti organi dinformazione.
E già successo con altre pellicole di successo distribuite
negli ultimi tempi dalla Filmauro.
E certo che Off-screen non è il più rinomato e popolare
dei web-magazine di critica cinematografica, ma cerca di fare sempre
al massimo il proprio lavoro, spesso barcamenandosi attraverso non poche
difficoltà, appunto perché ancora piccolo.
Come lui, sono sicuro, si trovano in tali impedimenti molti altri siti
altrettanto volenterosi. Perché non mettere in condizione tutti
di poter fare informazione al meglio delle proprie possibilità,
qualsiasi esse siano?
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