Che lamore vero superi ogni
ostacolo è una favola che spesso ci hanno raccontato. Ma in Lontano
da lei per un po, almeno per la durata del film, si può
tornare a crederlo. Il film di Sarah Polley ha portato sullo schermo
il romanzo di Alice Munro Nemico, amico, amante
edito
da Einaudi, lasciando a Julie Christie larduo compito dinterpretare
Fiona, una donna vaga e sincera, innamorata del marito e
malata di Alzheimer. Lattrice inglese ha prestato la sua leggerezza
e il suo fascino a questo personaggio, rendendolo credibile e incantevole,
tanto che questo ruolo le è valso il Golden Globe come miglior
attrice protagonista. 44 anni di matrimonio sono quelli vissuti da Grant (Gordon Pinset) e Fiona: tanti ricordi, la cieca fiducia nellaltro, larmonia ironica di due vecchietti che vivono da soli in mezzo alla neve. Allimprovviso una terribile malattia, il morbo di Alzheimer, si porta via tutto, i ricordi, la fiducia e la vita armoniosa. Se li porta a Meadowlake, una clinica specializzata nella cura della terribile malattia degenerativa, dove Fiona sceglie di farsi ricoverare. Grant deve sottostare alla ferrea regola di non vedere Fiona per i primi trenta giorni di permanenza, utili per lambientamento. Trenta giorni che saranno fatali per la memoria ormai volatile dellamata. Infatti Grant, dopo lallontanamento forzato, torna alla clinica e trova sua moglie innamorata di Aubrey (Michael Murphy), un altro paziente del centro. Grant, suo malgrado, accetta la nuova realtà e confida i suoi timori e le sue riflessioni alla caporeparto, Kristy (Kristen Thomson) che lo conforta. Fiona peggiora rapidamente dopo che Aubrey è dimesso dal centro. Grant, pur di non vederla ridotta ad un vegetale, intuendo la profonda tristezza e tormento di una moglie che conosce meglio di se stesso, compie un gesto estremo, ma colmo damore. Dopo Non è mai troppo tardi e lAmore ai tempi del colera, ecco unaltra pellicola, questa volta canadese, che parla dei sentimenti, dei tormenti e dei problemi della terza età. È come se il comune sentire abbia portato i cineasti di mezzo mondo a riflettere sui fremiti del cuore in prossimità del traguardo. È una riflessione toccante, piena di slanci creativi, soprattutto in fase di sceneggiatura, firmata dalla stessa regista: le citazioni tratte da Lettere dallIslanda di W. H. Auden commuovono, insieme agli occhi azzurri e seducenti di Julie Christie e alla tenacia di un marito speciale, capace di soffrire e di tradire la propria moglie anche nellultima stagione della sua vita. Figura emotivamente toccante è quella di Marian, moglie di Aubrey, interpretata dalla bravissima Olympia Dukakis (Senti chi parla I-II-III, la Dea dellamore). Una donna che ad un certo punto decide di essere felice, con la saggezza di una donna che ha vissuto appieno la sua vita e con la leggerezza di una ragazza che ha ancora voglia di ridere e fare lamore. Il morbo di Alzheimer è la metafora che Alice Munro usa per spiegare limportanza della memoria in un rapporto di coppia. In Lontano da lei la memoria detta gli umori, le espressioni, le azioni di Fiona e Grant gettano le basi di partenza per un momento dintrospezione che può condurre lo spettatore dentro di sé, in una rivista delle proprie memorie e delle proprie esperienze. |