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Per Kubrick è il film della
libertà trovata. Trasferitosi in Inghilterra per poter girare
lontano dagli Studios, gira uno dei suoi film forse più sopravvalutati,
che però ne dimostra ancora una volta la straordinaria capacità
visiva. A non convincere del tutto è proprio il testo, adattato
dallo stesso Nabokov sul suo grande romanzo: non a caso da allora in
poi il cineasta sarà anche co-autore di tutti gli script dei
suoi lungometraggi.
La poesia per immagini del cinema di Kubrick in questo caso si tramuta
in prosa, potente nei sottotesti - soprattutto quelli erotici - ma tutto
sommato slabbrata nella narrazione, ibrida appunto tra racconto e suggestione.
Difficile poi contenere il genio creativo di Peter Seller, istrione
che ne il Dottor Stranamore
troverà ben altra collocazione ed equilibrio nel gestire il registro
grottesco
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