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Mettiamo che siate a tavola con
alcuni amici e uno di questi sia un uomo delle storie, uno che ha sempre
pronto un aneddoto in tasca da raccontare. Lascia perdere, Johnny!
è un film nato dalle storie raccontate a tavola da un uomo così,
Fausto Mesolella, musicista e produttore, tra gli altri, degli Avion
Travel. Li si immagina, Fabrizio Bentivoglio e gli altri mentre, con
un bicchiere di rosso in mano, ascoltano la storia di Faustino Ciaramella,
figlio unico di madre vedova e con un problema
di congedo militare.
Siamo a Caserta nel 1976. Faustino ha diciotto anni, indossa dei doposci
di pelo bianco ed è il chitarrista tuttofare dellorchestra
del maestro Domenico Falasco (un bravissimo Toni Servillo). Il ragazzo
vive da solo con la madre Vincenza (Lina Sastri) che lo adora. Presentati
i documenti al comando per ottenere il congedo, Faustino scopre che
ha bisogno di un contratto di lavoro per certificare la sua condizione
di unico procacciatore di reddito della famiglia Ciaramella. Più
facile a dirsi che a farsi in un mondo in cui è tutto vago, basato
sulla parola e sulla simpatia di personaggi come Raffaele Niro (Ernesto
Mahieux), impresario dalla fuga facile. Proprio Niro procura un ingaggio
a Faustino che si troverà ad essere lassistente di Augusto
Riverberi (Fabrizio Bentivoglio), musicista ed ex amante di Ornella
Vanoni.
La Piccola Orchestra di Augusto Riverberi si forma, poco
a poco. Il maestro al piano, Jerry Como (Peppe Servillo, cantante degli
Avion Travel) è il crooner (Jerry, cosa significa
crooner? chiede Faustino. Crooner significa
cantante confidenziale!). Faustino armeggia dietro le quinte
al Revox con le basi. Nel frattempo Augusto fa la conoscenza della madre
di Faustino e comincia a fidarsi sempre di più del ragazzo, che
chiama inspiegabilmente Johnny. Dopo un ingaggio per un matrimonio e
un passaggio in tv, la Piccola Orchestra fa la sua ultima
esibizione al Canto delle Sirene, dove Faustino riesce per
la prima volta a suonare la sua chitarra. Da quel momento, il destino
di Faustino, il bene, il male, la fortuna e la sfortuna si legano allo
strumento musicale e alluomo che al piano, sotto la pioggia sorride
non visto e suona incantato.
Lascia perdere, Johnny! è un film sulla musica,
sulla famiglia e sugli anni Settanta. Luso un po troppo
insistente di una voce fuori campo napoletana, avvicina lo spettatore
a Faustino, creando unempatia immediata con la dolcezza e la levità
di questa personalità fiduciosa nel futuro e nello spirito umano,
forte, arrendevole solo allaffetto e ai sogni. Lattore che
interpreta Faustino, Antimo Merolillo, è al suo esordio cinematografico
e non ha altri meriti se non quello di aver incontrato lidea che
Bentivoglio si era fatto del protagonista della storia di Mesolella.
La genuinità dei sentimenti che hanno portato a comporre la sceneggiatura
di Lascia perdere, Johnny! non è sufficiente
per scusare linconcludenza della stessa. Anche come tranche de
vie, il lungometraggio non ha poi così tanta materia da giustificare
104 minuti di film. Gli sceneggiatori Contarello e Gravino avevano già
lavorato insieme per la discussa miniserie Ma il cielo è
sempre più blu. Rino Gaetano e come già in quelloccasione,
anche in Lascia perdere, Johnny! si compiacciono di
lunghe sequenze riflessive sullo stato danimo muto e perplesso
dei protagonisti o si gingillano con svolte narrative acquatiche, come
lo sbalzo dal motoscafo del povero Faustino che tanto ricorda il tuffo
in mare-vistosamente piscina di Claudio Santamaria/Rino Gaetano. È
come dice il maestro Falasco: Quando ti senti sicuro, metti
la tua bella nota. Se non ti senti sicuro, non mettere niente.
La scena del tuffo in mare è una di quelle note messe lì,
senza davvero essere capaci di suonarla davvero bene.
Uno splendido Peppe Servillo dà voce ad alcune canzoni davvero
affascinanti, fregiando il film di Fabrizio Bentivoglio di una colonna
sonora pregevole, grazie proprio agli Avion Travel, gruppo musicale
da cui si sente adottato. Il cast impeccabile anima dei personaggi piccoli,
dalla vita minuta che reggono il peso della miseria quotidiana e della
nobiltà dellanimo, dei sogni. Ne è un esempio laltro
Servillo, il più noto Toni, che incarna il maestro/bidello che
davanti al suo corpo ormai inutile, trova solo la forza di inveire contro
la notte e il fiato che non cè più. Oppure la bravissima
Lina Sastri che presta lo sguardo dolce e intelligente a mamma Vincenza,
una donna che piace a tutti perché ti dà il
tempo di essere bello.
Lascia perdere, Johnny! porta sullo schermo immagini
di una Caserta apparentemente innocua, abitata da personaggi piccoli
e grandi, immersi in unatmosfera pervasa dai temi del crescere
con dolcezza, dellosare con coraggio, del vivere nella bellezza
(quando è possibile), purché sia nel tinello di casa.
Tutte cose già viste, per esempio, in Ovosodo
di Paolo Virzì. Il concerto bagnato, lultimo, al Canto
delle sirene sintetizza la vera essenza di questo film: laffresco
di un sogno che resiste allacqua, di ogni tipo.
Faustino e la Piccola Orchestra che restano lì a suonare, protetti
dagli ombrelli, questo piccolo film prodotto da Fandango, sottolineano
limportanza di resistere e rimanere sul palco, anche quando non
cè più nessuno per cui cantare.
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