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Una lunga dissolvenza
a nero
di Adriano Ercolani
Volendo inserire coerentemente In The Mood For Love all'interno
della filmografia di Wong Kar Wai, potremmo senza dubbio accostarlo
a quello che riteniamo il suo capolavoro, Hong Kong Express:
il principio di de-costruzione della storia in favore di un tipo di
cinema più etereo, attento a ricreare un determinato tipo di
sensazioni e di rimandi, non certo a favorire l'evoluzione della trama.
Anche questo suo ultimo lavoro dunque è una storia d'amore, seppur
mai consumato né dichiarato: ciò che rimane allora è
la potenzialità dell'amore inespresso, che Wong Kar Wai esprime
abilmente attraverso immagini calde e sensualmente colorate, movimenti
di macchina delicati, dialoghi pacati ed affettuosi: un cinema non convenzionale,
volutamente manierista, ma perfettamente coerente con la scelta dell'autore.
Quello che il cineasta vuole infatti trasmettere è l'emozione
trattenuta del sentimento amoroso, e concentrarla nell'atmosfera invece
che rinchiuderla nel rapporto tra i due protagonisti: ecco allora che
il senso di incompiutezza presente in tutto il film diventa invece struttura
portante e significato primo, anche estetico, di In The Mood For
Love; immagini calde che però non inquadrano nulla di caldo,
dialoghi affettuosi che non sfociano in vera passione - ed ecco tornare
subito in mente il magnifico duetto finale di Hong Kong Express
- attori strepitosi nell'esprimere il bisogno e la mancanza di espressione.
La cifra stilistica portante del film allora non può che essere
la dissolvenza verso il nero, che in maniera pacata ma ineluttabile
blocca il dialogo e l'immagine quando questi potrebbero diventare pregnanti,
densi di significato: lo ripetiamo, Wong Kar Wai vuole lasciare libero
il senso nell'atmosfera, non legarlo alle vicende di Chow e Lizhen.
Allo spettatore perciò non rimane che scegliere; potrebbe rifiutare
questo strano gioco di sottrazione, o meglio di spostamento; oppure,
come è successo a noi, innamorarsi del non detto, e lasciarsi
trasportare dalla bellezza di immagini in apparenza forse gratuite,
invece al contrario uniche portatrici di senso (inteso come sentimento).
E' infatti tutto quello che vediamo intorno all'uomo ed alla donna che
è pervaso dell'amore dei due, non loro stessi: un carrello, un
ralenti, ma anche un oggetto di scena, un abito, una stanza spoglia,
diventano perciò veicoli, strutture portanti dell'emozione, e
per questo è tanto più coerente (ed importante) dargli
la maggior attenzione e riprenderli con tutta l'eleganza possibile.
In questo In The Mood For Love è pienamente film riuscito
ed opera autoriale a tutto tondo.
Che dire poi di Tony Leung e Maggie Cheung? L'eleganza dei loro movimenti,
dei gesti, di due fisicitàcontrapposte, mai ostentate eppure
sempre presenti, diventa la naturale finalizzazione della macchina da
presa, che li riprende senza un attimo di tregua visiva, ed insieme
con la maggiore compassione possibile. Nei loro volti sempre uguali,
negli sguardi sempre trattenuti, nelle parole che nascondono invece
di rivelare, risuona tutta la grande capacità dei due caratteristi,
impegnati in un duetto amoroso che va oltre la fisicità, forse
anche oltre il pensiero, per spargersi semplicemente nell'aria, nelle
cose e negli ambienti che li circondano.
Il cinema contro la sensualità
di Luca Persiani
Un uomo e una donna si incontrano. Diventano amanti, si inseguono. Si
mancano e si sfiorano costantemente. Non si toccano. O meglio, noi non
li tocchiamo.
Così come nel primo episodio di Al di là delle
Nuvole di Michelangelo Antonioni, Wong Kar Wai mette in scena
l'impossibilità di descrivere efficacemente una sensualità
tanto intensa e privata. Ma se in Antonioni il tentativo era proprio
di far esplodere questa tragedia della mancanza di calore dei / tra
personaggi, il regista hongkongese vuole, al contrario, narrare l'amore,
difficile e tortuoso, ma sempre l'amore, e non la sua mancanza. Ma Lizhen
e Chow non si toccano quasi mai; quasi mai li vediamo in una situazione
privata che ne sottolinei efficacemente l'intimità; sono sempre
In The Mood For Love, dell'umore giusto per l'amore, ma mai in
love, innamorati.
La scelta programmatica e complessa è quella di narrare il sentimento
attraverso le pause della passione, dell'intimità, come nella
scena in cui Lizhen e Chow attendono a lungo che l'appartamento con
camere in affitto dove vivono si liberi per fare l'amore. Ma l'amore,
per i due protagonisti come allo spettatore, non arriva. Non arriva
nei modi convenzionali della rappresentazione, e non arriva nella lingua
della danza che utilizza Wong Kar Wai. Perché è con una
danza che il regista tenta di comunicare con lo spettatore. Non una
danza qualunque, ma quella di un oggetto, in se poco sensuale e molto
freddo: la macchina da presa. Una danza attorno a (e non con) due grandi
attori. Le fortissime scelte narrative del regista devono, in potenza,
essere espresse da un modo di ritmare il mondo dei due amanti, cioè
dal modo di riprendere e organizzare lo spazio intorno a queste due
figure umane e insieme fredde. Wong Kar Wai dimostra di aver assorbito,
eguagliato e superato con spaventosa abilità la lezione cinematografica
di uno dei suoi maestri, Jean-Luc Godard, quando frammenta una fuga
per le scale in miriadi di inquadrature, quasi tentasse di mettere in
scena un action dei sentimenti, quando si sofferma con passione sui
dettagli per caricarli di senso ed emozione. Quest'attenzione estrema
al proprio stile, questa precisissima conduzione del mezzo espressivo,
porta però fuori strada un altro, fondamentale soggetto cinematografico:
il film stesso.
La narcisistica precisione e passione di Wong Kar Wai, il suo innamoramento
per l'atto di girare (il regista ha dichiarato di aver dilatato così
a lungo la produzione del film anche perché non voleva abbandonarne
il racconto) più che per la storia che sta raccontando, producono
un accumulo di tensione linguistica tanto affascinante quanto, alla
fine, privo di emozione. La parola più banale per descrivere
In The Mood For Love è "manieristico". La sensazione
più profonda che lascia il film è l'assoluto distacco
della lingua dal racconto. Una parlata così spettacolare e carica
da andare oltre la passione, oltre il calore, e in fine contro l'emozione.
Contro la sensualità.
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