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In the mood for love
Fa yeung nin wa, Hong Kong / Francia / Tailandia, 2000
di Wong Kar Wai, con Tony Leung Chiu Wai, Maggie Cheung, Ping Lam Siu, Tung Cho 'Joe' Cheung

Doppia Visione
recensioni di Adriano Ercolani e Luca Persiani
e



Una lunga dissolvenza a nero
di Adriano Ercolani

Volendo inserire coerentemente In The Mood For Love all'interno della filmografia di Wong Kar Wai, potremmo senza dubbio accostarlo a quello che riteniamo il suo capolavoro, Hong Kong Express: il principio di de-costruzione della storia in favore di un tipo di cinema più etereo, attento a ricreare un determinato tipo di sensazioni e di rimandi, non certo a favorire l'evoluzione della trama.
Anche questo suo ultimo lavoro dunque è una storia d'amore, seppur mai consumato né dichiarato: ciò che rimane allora è la potenzialità dell'amore inespresso, che Wong Kar Wai esprime abilmente attraverso immagini calde e sensualmente colorate, movimenti di macchina delicati, dialoghi pacati ed affettuosi: un cinema non convenzionale, volutamente manierista, ma perfettamente coerente con la scelta dell'autore. Quello che il cineasta vuole infatti trasmettere è l'emozione trattenuta del sentimento amoroso, e concentrarla nell'atmosfera invece che rinchiuderla nel rapporto tra i due protagonisti: ecco allora che il senso di incompiutezza presente in tutto il film diventa invece struttura portante e significato primo, anche estetico, di In The Mood For Love; immagini calde che però non inquadrano nulla di caldo, dialoghi affettuosi che non sfociano in vera passione - ed ecco tornare subito in mente il magnifico duetto finale di Hong Kong Express - attori strepitosi nell'esprimere il bisogno e la mancanza di espressione. La cifra stilistica portante del film allora non può che essere la dissolvenza verso il nero, che in maniera pacata ma ineluttabile blocca il dialogo e l'immagine quando questi potrebbero diventare pregnanti, densi di significato: lo ripetiamo, Wong Kar Wai vuole lasciare libero il senso nell'atmosfera, non legarlo alle vicende di Chow e Lizhen. Allo spettatore perciò non rimane che scegliere; potrebbe rifiutare questo strano gioco di sottrazione, o meglio di spostamento; oppure, come è successo a noi, innamorarsi del non detto, e lasciarsi trasportare dalla bellezza di immagini in apparenza forse gratuite, invece al contrario uniche portatrici di senso (inteso come sentimento). E' infatti tutto quello che vediamo intorno all'uomo ed alla donna che è pervaso dell'amore dei due, non loro stessi: un carrello, un ralenti, ma anche un oggetto di scena, un abito, una stanza spoglia, diventano perciò veicoli, strutture portanti dell'emozione, e per questo è tanto più coerente (ed importante) dargli la maggior attenzione e riprenderli con tutta l'eleganza possibile. In questo In The Mood For Love è pienamente film riuscito ed opera autoriale a tutto tondo.
Che dire poi di Tony Leung e Maggie Cheung? L'eleganza dei loro movimenti, dei gesti, di due fisicitàcontrapposte, mai ostentate eppure sempre presenti, diventa la naturale finalizzazione della macchina da presa, che li riprende senza un attimo di tregua visiva, ed insieme con la maggiore compassione possibile. Nei loro volti sempre uguali, negli sguardi sempre trattenuti, nelle parole che nascondono invece di rivelare, risuona tutta la grande capacità dei due caratteristi, impegnati in un duetto amoroso che va oltre la fisicità, forse anche oltre il pensiero, per spargersi semplicemente nell'aria, nelle cose e negli ambienti che li circondano.


Il cinema contro la sensualità
di Luca Persiani

Un uomo e una donna si incontrano. Diventano amanti, si inseguono. Si mancano e si sfiorano costantemente. Non si toccano. O meglio, noi non li tocchiamo.
Così come nel primo episodio di Al di là delle Nuvole di Michelangelo Antonioni, Wong Kar Wai mette in scena l'impossibilità di descrivere efficacemente una sensualità tanto intensa e privata. Ma se in Antonioni il tentativo era proprio di far esplodere questa tragedia della mancanza di calore dei / tra personaggi, il regista hongkongese vuole, al contrario, narrare l'amore, difficile e tortuoso, ma sempre l'amore, e non la sua mancanza. Ma Lizhen e Chow non si toccano quasi mai; quasi mai li vediamo in una situazione privata che ne sottolinei efficacemente l'intimità; sono sempre In The Mood For Love, dell'umore giusto per l'amore, ma mai in love, innamorati.
La scelta programmatica e complessa è quella di narrare il sentimento attraverso le pause della passione, dell'intimità, come nella scena in cui Lizhen e Chow attendono a lungo che l'appartamento con camere in affitto dove vivono si liberi per fare l'amore. Ma l'amore, per i due protagonisti come allo spettatore, non arriva. Non arriva nei modi convenzionali della rappresentazione, e non arriva nella lingua della danza che utilizza Wong Kar Wai. Perché è con una danza che il regista tenta di comunicare con lo spettatore. Non una danza qualunque, ma quella di un oggetto, in se poco sensuale e molto freddo: la macchina da presa. Una danza attorno a (e non con) due grandi attori. Le fortissime scelte narrative del regista devono, in potenza, essere espresse da un modo di ritmare il mondo dei due amanti, cioè dal modo di riprendere e organizzare lo spazio intorno a queste due figure umane e insieme fredde. Wong Kar Wai dimostra di aver assorbito, eguagliato e superato con spaventosa abilità la lezione cinematografica di uno dei suoi maestri, Jean-Luc Godard, quando frammenta una fuga per le scale in miriadi di inquadrature, quasi tentasse di mettere in scena un action dei sentimenti, quando si sofferma con passione sui dettagli per caricarli di senso ed emozione. Quest'attenzione estrema al proprio stile, questa precisissima conduzione del mezzo espressivo, porta però fuori strada un altro, fondamentale soggetto cinematografico: il film stesso.
La narcisistica precisione e passione di Wong Kar Wai, il suo innamoramento per l'atto di girare (il regista ha dichiarato di aver dilatato così a lungo la produzione del film anche perché non voleva abbandonarne il racconto) più che per la storia che sta raccontando, producono un accumulo di tensione linguistica tanto affascinante quanto, alla fine, privo di emozione. La parola più banale per descrivere In The Mood For Love è "manieristico". La sensazione più profonda che lascia il film è l'assoluto distacco della lingua dal racconto. Una parlata così spettacolare e carica da andare oltre la passione, oltre il calore, e in fine contro l'emozione. Contro la sensualità.