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Id., Francia /
Usa, 2002 di Michel Gondry, con Patricia Arquette, Rhys Ifans, Tim Robbins, Miranda Otto, Mary Kay Place, Robert Forster, Rosie Perez Lo sceneggiatore Charlie Kaufman sembra essere il cantore eletto della nuova generazione di registi di videoclip che passano al cinema. Dopo l' Essere John Malkovich che ha segnato l'esordio di Spike Jonze (video di riferimento: Sabotage dei Beastie Boys) al lungometraggio, è il turno di Michel Gondry, genio europeo della videomusica che ha plasmato immagini per Björk, Daft Punk, Beck, Massive Attack, Rolling Stones, Radiohead, Chemical Brothers e altri. A contatto con il lungo, Gondry sembra lievemente spaesato: da una lato serve nel migliore dei modi la bislacca penna di Kaufman, con una direzione degli attori attenta e sempre in bilico fra grottesco e melò. Da un altro è un po' meno preciso proprio in quello che dovrebbe essere il campo da lui meglio padroneggiato: le immagini. Azzecca con piena efficacia gli ambienti surreal-demenziali del laboratorio in cui il problematicissimo dottor Nathan Bronfman (Tim Robbins) esegue i suoi demenziali esperimenti, con successo devastante e bislacco, ma imprime alla giungla della donna irsuta Lila Jute (Patricia Arquette) delle sospette atmosfere kitch con l'inserto di retroproiezioni esplicite che sembrano uscite direttamente dai video per Björk, e che non hanno una giustificazione narrativa immediata. Possono trovare una logica all'interno di un ragionamento un po' troppo intelletuale che ne coglie la metafora di finzione che la "civilizzazione" impone a tutto, e che è uno dei temi del film. Human Behaviour era uno dei clip di Gondry per Björk, e anche lì una natura un po' sinistra, incarnata in un gigantesco orso di pezza, era la finta risposta ad una ricerca di equilibrio e contatto con una smarrita purezza interiore, che, azzarda chiaramente il film, in realtà non esiste o si è persa irreparabilmente. Quest'assunto di fondo è proprio una di quelle trappole (da cui si esce senza mai concedersi alla metafora e abbandonandosi completamente alla commedia) degli elaboratissimi e furbi script di Kaufman, che partono da temi filosofici giganteschi per creare commedie insolite e spietatamente alla ricerca di soluzioni narrative non conformiste. "Nell'interesse della civilizzazione... conformatevi", dice la tagline originale del film, e sullo schermo vediamo deragliati personaggi battersi senza scampo contro le regole dell'educazione del mondo occidentale, non riuscendo mai a ritrovare una capacità lineare e soddisfacente di scelta, neanche rivolgendosi all'istinto. Anche le scelte di Gondry sembrano, beffardamente, oscillare in questa indecisione, ma le sbavature sono alla fine meno importanti e più perdonabili di quanto sembri: trainato dalla personale carica dell'uomo scimmia Puff (Rhys Ifans) Human Nature genera divertimento liminare in bilico su atmosfere ibride, che si avvicinano soprattutto alle visioni di Jean-Pierre Jeunette e Wes Anderson, spaziando dai più puri tormentoni triviali come l'eccitazione sessuale di Puff, alla tragicomica goffaggine di Bronfman che insegna letteralmente il bon-ton ai topi per mezzo di scariche elettriche, alla calcolata bidimensionalità dei genitori del dottore, figurine ritagliate in improbabili ambienti camp che fanno a gara candidamente per essere il più diseducativi possibile. Kaufman e Gondry sono spietati con tutti i personaggi (nenche troppo sottile la satira al femminismo "primordiale" della pelosa Lila, la figura forse più sfortunata e patetica di tutte), e ne fanno esempi tragici per una lezione antiumanista costellata di nevrosi e incomprensioni irrecuperabili, soprattutto sessuali. Questi elementi non possono generare alcuna riflessione positiva, in una sfiducia totale verso il cambiamento all'interno della nostra società, cambiamento visto come elemento inevitabile ma comunque degenerativo. Kaufman fa un passo avanti nella ridefinizione del concetto di humor nero, che si fa foneticamente e inesorabilmente sempre più vicino a human nature, la natura umana che è un' innata, apocalittica e irrecuperabile commedia, esilarante e incomprensibile, di cui non ci resta sportivamente che ridere. |