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Harry Potter e lordine
della Fenice
Harry Potter and the Order of the Phoenix, Usa, 2007
di David Yates, con Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert
Grint, Gary Oldman, Imelda Staunton
I maghi del Dodgeball
recensione di Adriano Ercolani
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Ma insomma, chi comanda ad Hogwarts?
No, la domanda non è di certo rivolta a conoscere il destino
dei vari personaggi usciti dalla penna di J. K. Rowling: vista la pochezza
di questo quinto episodio della saga, sinceramente dei vari maghetti
e stregoni poco o nulla ci interessa. Quello che davvero ci preme ormai
sapere è chi tesse le trame della produzione, e regola landamento
vistosamente ondivago della serie cinematografica. Già, perché
quattro registi diversi per cinque lungometraggi fanno almeno insospettire,
e provano che non sono certo loro che decidono le sorti artistiche ed
estetiche del prodotto. Il trovare poi al timone di Harry Potter
e lordine della Fenice un perfetto quanto inerme sconosciuto
decreta ufficialmente il passaggio di consegne dalla cabina di regia
a quella di piani più alti ed economicamente più influenti.
Altrimenti come si spiega il fatto che uno dei filoni più celebrati
e produttivi della storia del cinema debba costantemente cambiare timoniere
appunto, fino ad arrivare ad affidarsi al Signor Nessuno?
La Warner Bros senza dubbio non sembra stare tanto a tirarla per le
lunghe: Chris Columbus inizia a scricchiolare dopo il secondo episodio?
Grazie mille, avanti il prossimo. Alfonso Cuaron tira fuori un film
troppo oscuro e personale, che tra laltro incassa meno degli altri
(solo 789 milioni di dollari in tutto il mondo: sai quanti padri di
famiglia sbattuti per strada
)? Adios, compañero! Il passaggio
da Mike Newell a David Yates però non è sinceramente logico,
a meno che appunto il regista in questo tipo di produzioni non sia inteso
come meramente accessoriale.
Alla fine, il sospetto è che a decidere veramente come uscirà
in sala ogni pellicola sia proprio la straricca e potente autrice dei
romanzi, che però a giudicare dalla storia di Harry Potter
e lordine della Fenice dovrebbe dedicarsi ad intessere
trame almeno sufficienti, oppure richiamare in fretta e furia alla sceneggiatura
quellabile drammaturgo che risponde al nome di Steve Kloves.
Ma fatto (o fato?) sta, e ci tocca alla fin fine commentare questultima
avventura del mago più famoso dellepoca contemporanea.
Lintreccio è facile a dipanarsi. Non succede nulla.
Tra le varie conferme che il film ci regala: i tre protagonisti non
hanno imparato a recitare, e con il loro viaggio verso letà
adulta si muove in senso inversamente proporzionale la loro simpatia.
Almeno ci sono però un paio di entrate interessanti, come la
piccola streghetta svampita che gira scalza per la foresta.
Lunico momento di vero conforto è il piacere di vedere
la solita, grande schiera di attori britannici che nobilitano con la
loro sola presenza il prodotto: stavolta la palma dei più meritevoli
va assegnata a Gary Oldman ed alla new entry Imelda
Staunton, attrice dal talento ancora non pienamente sfruttato in tutta
la sua importanza: vederla battibeccare con laltra regina Maggie
Smith rappresenta un attimo di grande recitazione, anche sotto i costumi
da Halloween che le due indossano.
Per il resto è tutto veramente da buttare, sia come detto sul
piano narrativo che su quello meramente estetico: la pellicola non incide
mai a livello visivo, neppure in un finale confuso in cui sembra che
le due squadre di buoni e cattivi di sfidino ad una partitella di Dodgeball
con palle fosforescenti, invece di lottare per la propria sopravvivenza.
Unultima, desolata annotazione, che torna al discorso iniziale:
David Yates dovrebbe essere stato confermato anche per il sesto capitolo.
Ma allora cera bisogno di un vero e proprio incapace per essere
soddisfatti alla Warner? Sai quanti se ne trovano in giro che hanno
già un nome!
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