|
Ghost world, USA,
2002 di Terry Zwigoff, con Thora Birch, Scarlett
Johansson, Steve Buscemi, Brad Renfro, Illeana Douglas Ghost
World è un film raro, difficile, che rischia di deludere,
o quantomeno disorientare, anche chi è abituato alla causticità
della commedia indie americana. Prima di tutto perché,
benché sia stato promosso come tale, Ghost World non è
proprio una commedia.
Daniel Clowes, lautore della striscia da cui il film è
stato tratto, è una sorta di Raymond Carver del fumetto. Il suo
sguardo minimalista si posa, ora empatico ora distaccato, su un mondo
iperreale in cui perfino i super eroi devono fare i conti con una quotidianità
che scoprono essere ben lontana dallolimpo Marvel che avevano
immaginato. E il caso, ad esempio, di Black Nylon, il giustiziere
mascherato sul viale del tramonto affetto da turbe psichiche, in rotta
con lex moglie e abbandonato dallanalista per un più
giovane e accessoriato collega. La stessa stordita lotta
contro i mulini a vento tocca ad Enid, la diciottenne protagonista di
Ghost World, che nonostante la maschera da Cat Woman comprata
in un sexy shop si rende conto di non poter salvare il mondo, né
sé stessa, dalla spietata macchina omologatrice del sistema.
Il problema di ricostruire lintreccio a partire da una struttura
episodica come quella del fumetto, viene vissuto Zwigoff e da Clowes,
che ha collaborato alla sceneggiatura e alla complessa parte iconografica,
come unoccasione per ridefinire la storia e fare dello script
(e del film) qualcosa di più di un riuscito adattamento.
Il filo conduttore resta lamicizia che lega Enid a Rebecca, qui
ispessito da alcune modifiche alla storia originale, come la decisione
di dividere un appartamento invece di quella, meno forte, di intraprendere
insieme il viaggio verso il college che solo Enid, forse, frequenterà.
Anche la trovata del corso di recupero, che costringe Enid a passare
lestate in città, serve a creare un contesto per i tanti
momenti liberi che le amiche passano insieme. Non solo,
ma fornisce lo spunto per un plot secondario, quello delle lezioni,
e un personaggio, linsegnante ex hippie tanto priva di talento
quanto incapace di riconoscerlo, assolutamente originali. Così
come originale, tra le altre, è la storia dellamicizia
amorosa tra Enid e Seymour, personaggio ispirato al patetico inserzionista
che nel fumetto compare solo nellepisodio del ristorante finto
anni 50. Oltre a diventare lobiettivo prima dellamicizia
e poi dellamore di Enid, Seymour rappresenta una specie di sunto
dei personaggi maschili e delle tematiche che popolano gli altri fumetti
di Clowes (vedi il discorso sulliconografia razzista abbozzato
in Ginecology, qui spunto per una riflessione sullipocrisia del
poltically correct).
Josh, che nella striscia a fumetti è il personaggio maschile
principale, oltre che al centro di un delicato triangolo che coinvolge
anche Rebecca, passa nel film discretamente in secondo piano con gli
altri abitanti di questo mondo fantasma.
Gli sforzi congiunti di Zwigoff, della Birch, dello scenografo Edward
T. McAvoy, della costumista Mary Zophres e dello stesso Clowes, hanno
dato tridimensionalità a un fumetto antieroico nella caratterizzazione
e antimitologico nella narrazione.
Digressioni, sospensioni, non-gag, quadri poetici apparentemente slegati
dalle logiche del plot, lo stesso happy end costruito come da manuale
e poi arbitrariamente negato, sono elementi poco funzionali
nella logica cinematografica statunitense, anche in quella indipendente.
Eppure, in questo caso, restituiscono lanima di ciò che
Clowes aveva già compitamente disegnato. Così, se vogliamo
entrare nel mondo di Enid e della sua amica Rebecca dobbiamo seguirle
nel loro girovagare. Dobbiamo accettarle e farci accettare. Soprattutto,
dobbiamo perdere tempo con loro, senza compromessi né
spettacolarizzazioni. Solo così avremo loccasione di partecipare
alla loro disperata quanto impossibile fuga da una realtà umana
e urbana sempre più irriconoscibile, sempre meno autentica.
Se, nel fumetto, Clowes adotta un tratto anacronistico per esprimere
la sua disillusione riguardo alla contemporaneità, nel film è
la dialettica tra costumi, scenografia musica a rappresentare il conflitto
tra il variegato immaginario che lega i personaggi e la pochezza, linsensatezza
di una società che li allontana per meglio conformarli (e controllarli).
Non siamo di fronte a semplice una parodia della nostra società,
né del suo distorto specchio mediatico. Questo film può
farci ridere solo se la risata fa parte delle nostre difese contro il
panico e la depressione. E solo se non ci aspettiamo soltanto unaltra
commedia indipendente.
|