|
Elling, Norvegia,
2001 di Petter Naess, con Per Ellefsen, Sven Nordin,
Marit Pia Jacobsen, Jørgen Langhelle
Dopo 38 anni chiuso in casa, con la madre come unica compagna, e 2 anni
in un ospedale psichiatrico, Elling viene dichiarato dal governo norvegese
risocializzato ed in grado di condurre una vita normale. Perde così
per la seconda volta il suo nido, il primo era stato linterno
di un armadio, e viene catapultato nel centro di Oslo, in un bel appartamento
di cui non sa che fare, accompagnato dallunico amico che abbia
mai avuto, un omone panciuto e scombinato almeno quanto lui. Ovviamente,
i due si dimostrano assolutamente incapaci di prendere parte al mondo
reale e vivono in maniera traumatica anche le situazioni più
banali, come il fare la spesa al supermercato. Fortunatamente, un volenteroso
assistente sociale ed un vecchio scrittore si prenderanno amorevolmente
cura di loro fino a portarli a condurre una vita degna di essere chiamata
tale.
Consideriamo che il soggetto non è di certo stravagante, né
lo spunto narrativo travolgente. Aggiungiamoci pure che per la realizzazione
di questo film non sono stati sicuramente spesi centinaia di milioni
di dollari, né utilizzati innovativi effetti speciali. Il logico
risultato potrebbe essere un film appena al limite della mediocrità.
Al contrario, con questa piccola e dolce pellicola, candidata al Premio
Oscar 2002 come Miglior Film Straniero, il regista norvegese Petter
Naess ci dimostra che per realizzare un buon film può bastare,
alle volte, la sinergia di tre facili elementi, talmente facili da venir
troppo spesso dimenticati da tanto cinema oggi nelle sale: unidea
semplice, ma ben esposta, una buona sensibilità per la costruzione
del racconto per immagini ed ultima, ma di certo non per importanza,
la capacità di emozionarsi ed emozionare attraverso il racconto.
Elling è unopera genuina e divertente perché
tutta interiore e costruita tramite una narrazione fresca e lineare,
al pari della sua impostazione formale. Non viene lasciato spazio ai
luoghi comuni che tanto facilmente vengono alla mente quando si guarda
al mondo dei disagiati mentali. La storia di questi due disadattati
inseparabili, legati da unamicizia tanto profonda come solo quelle
nate in situazioni disperate sanno essere, uniti dalle difficoltà
e dalla consapevolezza della propria incapacità di affacciarsi
al mondo, ci viene presentata senza patetismi, senza giudizi morali
o sociali, con tocco leggero e sensibilità rara.
Il regista non cerca il riscatto del personaggio, non prova mai a dirci
"Sembrano solo degli svitati, in realtà sono degli animi
nobili impreparati alla vita sociale". Al contrario per tutto il
film afferma che sì, sono indubbiamente degli svitati, ma nella
loro originalità hanno gli stessi desideri di qualunque persona
considerata normale: il bisogno di dare un senso alla propria esistenza,
di circondarsi di amore e di poter sperare in un domani migliore.
Elling vuole fare il poeta, ma alla fine del film non vince il Nobel
per la letteratura, si limita ad infilare, di nascosto, i suoi versi
nelle scatole di alimentari del supermercato. Kjell Bjarne sogna lamore,
però non conquista con la sua ingenuità una donna bellissima
ed affermata, ma una disperata esattamente quanto lui e diventa il padre
felice di un figlio non suo. Non cè pietismo. Assolutamente
assente anche il finale consolatorio.
Con un tono da commedia leggera, Petter Naess sembra volerci suggerire
che nelle situazioni più disperate, gonfie di solitudine e sofferenza
individuale, lunico modo per sopravvivere ed essere comunque soddisfatti
della propria misera esistenza è lo svelarsi agli altri, abbandonandosi
alle passioni ed alla forza dei sentimenti.
Elling e Kjell Bjarne diventano così i depositari di due valori
opposti e complementari, il piacere fisico e quello intellettuale, lamore
e la poesia, uniche vie di liberazione per il corpo e la mente.
La regia si sposa perfettamente con la storia narrata, rivelandosi anchessa
agile e ben delineata. Non abbondano i movimenti di macchina, le inquadrature
sono tutte essenziali, la fotografia è sgranata e realistica.
Fuori campo, la voce di Elling ci accompagna come guida narrativa.
A raggiungere questo perfetto equilibrio di ragione e sentimento contribuiscono,
e non di certo in poca misura, le interpretazioni degne di nota dei
due protagonisti, Per Ellefsen e Sven Nordin, entrambi abilissimi nel
regalare credibilità ai loro stravaganti personaggi.
|